(CR) Pianeta Migranti. I modelli applicati dalla fortezza Europa
Modelli fuori tempo, volti a difendere la razza bianca in dispregio dei diritti umani
Primo modello: quello italiano. Il governo Meloni ha deciso di costruire tre strutture in Albania: un hotspot e 2 Cpr. Dovrebbero accogliere migliaia di migranti. È stato fatto presente da illustri giuristi che il protocollo firmato nel gennaio scorso è pieno di falle. Una su tutte: come verrà giustificato il mancato accesso al suolo italiano e la gestione extraterritoriale delle domande di asilo? Non si sa. Intanto il parlamento ha dato il via libera al finanziamento di 16,5 milioni per il primo anno di attuazione dell’accordo.
Secondo modello: quello greco. Troppo dispendioso costruire edifici per ospitare migranti e richiedenti asilo. Molto più sbrigativo ed economico gettarli in mare. Un’inchiesta della Bbc ha scoperto che la guardia costiera ellenica ha deliberatamente preso 9 migranti, gettati in mare e lasciati morire. Le coste greche sono piene di turisti e non bisogna turbarli. Certo, i cadaveri in mare provocano (sempre meno) sensi di colpa, soprattutto se a morire sono bambini. Ma l’emozione dura un soffio.
Terzo modello: quello nordafricano. È un modello facile da realizzare. L’Europa finanzia operazioni clandestine nei paesi della costa sud del Mediterraneo per “scaricare” ogni anno decine di migliaia di africani nel deserto o in aree remote, affinché non raggiungano i nostri confini. E lasciarli morire di fame e di sete. «È un sistema di sfollamento di massa gestito grazie al denaro, alle attrezzature e alle forze di sicurezza fornite dall’Ue e dai paesi europei». Lo si legge nell’inchiesta di Lighthouse Reports in collaborazione con Le Monde e The Washington Post. Bruxelles ha stanziato 160 milioni di dollari per la Tunisia, 228 per la Mauritania e 678 per il Marocco.
Quarto modello: quello britannico. O meglio quello di Rishi Sunak, ex primo ministro e cancellato dal nuovo premier Starmer. Voleva deportare i richiedenti asilo in Rwanda, paese ritenuto sicuro. E’ stato dimostrato che molti richiedenti asilo trasferiti in Rwanda sono stati rimpatriati nei loro paesi d’origine, dove potrebbero aver subito trattamenti disumani.
È un modello che piace assai. Danimarca e Repubblica Ceca stanno preparando proposte in tal senso. Ma è una soluzione che attira anche il gruppo del Ppe, il più votato alle ultime elezioni europee. Voto che ha dato un’accelerata a destra.
Il 14 maggio scorso il Consiglio Ue ha dato il definitivo sì al pacchetto di leggi dedicate alla gestione dell’immigrazione approvato il mese prima dal parlamento. Le norme introducono una selezione preventiva alla frontiera in modo da “velocizzare” le procedure d’asilo. Di fatto, saranno internati in campi chiusi e poi vagliati sulla base delle probabilità di ottenere la protezione internazionale. Una soluzione troppo sbrigativa se si vogliono garantire i diritti alle persone in fuga. Ma troppo debole per la destra populista uscita rafforzata dalle elezioni europee e che condizionerà le politiche europee dei prossimi anni.
L’orizzonte che si profila, dunque, è un’Europa “Fortezza Bastian” tutta chiusa in sé stessa e svuotata della sua importanza strategica.