Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 15.46

Crema Dall’oratorio alla strada: a S.Maria della Croce, Ss.Trinità e S.Stefano

I laboratori di Farelegami ripensano l’integrazione La quinta tappa di “Farelegami” tocca la parrocchia della Ss.Trinità, S.Maria della Croce, S.Stefano e S.Angela Merici, realtà differenti per dimensione e bisogni, accomunate dalla necessità d’integrazione culturale, coesione, continuità.

| Scritto da Redazione
Crema Dall’oratorio alla strada: a S.Maria della Croce, Ss.Trinità e S.Stefano

Gli ultimi incontri hanno coinvolto i sacerdoti, i volontari del centro ascolto, della parrocchia e le diverse associazioni attive in loco. Presenti il sindaco Stefania Bonaldi, il vicesindaco e assessore al welfare Angela Beretta, gli assessori Fabio Bergamaschi e Morena Saltini, il consigliere Matteo Gramignoli, accompagnati come di consueto dal dirigente dei Servizi sociali Angelo Stanghellini, dalla coordinatrice Elena Brazzoli e dalle operatrici attive in loco. La partecipazione riscontrata conferma la risposta positiva da parte delle comunità, che anche in questo caso hanno costruito canali di collaborazione efficace sia con gli operatori sociali sia con la rete di cittadini e associazioni già attive.

SS.TRINITA’

L'oratorio è il fulcro di tutte le attività, che spesso rappresentano uno dei canali principali per entrare in contatto con le famiglie del quartiere: la parrocchia è frequentata da circa 3 mila persone, molti ragazzi e moltissime famiglie cremasche e straniere. La multiculturalità è un aspetto quasi nuovo nel quartiere centrale, emerso soprattutto nelle aule del doposcuola o sul campetto da calcio: lo confermano l'associazione Porto Palos, impegnata sul campo con un servizio di aiuto compiti gratuito, e l'U.S.Standard, associazione sportiva della parrocchia. Spesso è proprio attraverso il primo contatto con i ragazzi che si entra in contatto con bisogni e fragilità delle rispettive famiglie.

Lo confermano i volontari di Caritas, del Centro Ascolto, del Centro Aiuto alla Vita e dell’associazione Donne contro la Violenza; oltre alla mediazione culturale e sociale, serve un confronto in grado di dare la misura dei bisogni finanziari, che spesso sono il primo elemento con cui si manifesta il bisogno. L'ideale sarebbe una mappatura delle povertà, per distribuire in modo equo ed equilibrato gli aiuti e rivolgersi in modo capillare.

Un passaggio realizzabile solo partendo dai primi contatti maturati da chi lavora sul campo, che chiede una collaborazione stretta e continuativa con i servizi sociali per rendere efficaci gli sforzi messi in campo finora. Emergono i primi casi di “restituzione”, dove in seguito a una donazione economica o materiale (pacchi alimentari) i beneficiari hanno reso il favore impegnandosi in attività a favore della parrocchia.

S.MARIA DELLA CROCE, S.STEFANO E S.ANGELA

Il secondo incontro si è svolto presso la Sala del Pellegrino, nell’oratorio di S.Maria della Croce: oltre ai sacerdoti delle parrocchie di S.Maria, S.Stefano e S.Angela Merici l’incontro ha coinvolto Caritas, Auser, Consorzio Arcobaleno, l’a.s.Atalantina, il Centro Aiuto alla Vita, la cooperativa Filikà, Comunità Papa Giovanni XXIII, Anffas e Acli.

Qui il lavoro degli operatori sociali è focalizzato sulla gestione dei quartieri residenziali popolari, dove si concentra sia la necessità d’integrazione sia la maggior parte di famiglie in difficoltà. E’ già stata avviata l’attività delle Acli in collaborazione con la Polizia locale per garantire supervisione e sicurezza, basi necessarie per mettere in campo le politiche di mediazione abitativa. L’attivazione di uno sportello settimanale ha avuto ottimo riscontro, sia per intercettare problematiche sia per tracciare un identikit della comunità, numerosa  e composita.

Laboratori per tutti

Da sempre caratterizzato da grande vitalità, il quartiere è stato tra i primi a sperimentare i laboratori di comunità nell’ambito del progetto “Farelegami”, che già la scorsa estate hanno portato i primi risultati. Parola d’ordine, progettualità. Soprattutto nei confronti degli adulti, con cui è più difficile entrare in contatto. Per farlo, a Santa Maria sono stati lanciati i primi laboratori culinari, in cui le signore cremasche del quartiere si sono rimboccate le maniche – nel vero senso del termine – per insegnare alle donne  straniere le basi della cucina italiana. Dalla pasta fatta in casa ai piatti più semplici, l’idea è piaciuta e potrebbe tradursi in un corso di cucina di quartiere. I primi segnali sono positivi: il prossimo sforzo sarà garantire la continuità dei progetti sperimentati attraverso la concessione di spazi e la ricerca di nuove risorse, per investire sull’interesse e la partecipazione riscossa finora.

La strada, scuola di comunità

"Stiamo seminando ma non siamo ai tempi del raccolto – afferma don Gipponi, parroco di Santo Stefano – Prima di tutto dobbiamo affrontare il tema culturale”.

Un’osservazione che nasce dal lavoro svolto nei rispettivi quartieri della zona e nelle aree residenziali. Solo il quartiere di S.Maria della Croce conta infatti 2400 persone, di cui 250 stranieri di 31 nazioni diverse.  "Questo territorio ha il colore della multiculturalità", afferma padre Lucio Ortaz, che vede nei laboratori di quartiere l’occasione per intercettare i bisogni dei tanti adolescenti presenti, spesso senza la supervisione di un adulto. “Se siamo attenti ai loro bisogni e favoriamo il dialogo multiculturale possiamo ancora continuare a lavorare". Non si tratta più di fare attività per occupare il tempo, ma per investire sulle loro potenzialità per offrire un’esperienza positiva e costruttiva. Inserire gli adolescenti in un contesto strutturato significa permettere loro di crescere secondo le regole sociali, ma serve la giusta chiave. Il progetto ha coinvolto “educatori di strada”, ragazzi del quartiere che in collaborazione con i parroci ed i servizi sociali hanno sviluppato iniziative di vario tipo. Dal basket allo street boxing, lo sport è stato un prezioso alleato per trasmettere le buone regole della vita in comunità, catturando l’interesse dei gruppi di adolescenti che vivono il quartiere senza la guida di un adulto. Il progetto può crescere solo uscendo dal quartiere e intrecciandosi con le società sportive e realtà comunali più strutturate.

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