Mentre l’Italia è in piena isteria da coronavirus, sembra scordarsi di quel che ci sta succedendo dal punto di vista climatico e che potrebbe avere fortissimi impatti su agricoltura, produzione di energia e turismo.
A fare il punto della situazione è il report settimanale dell’Osservatorio ANBI sullo Stato delle Risorse Idriche segnala «una leggera riduzione del deficit nelle riserve d’acqua di Puglia e Basilicata, le due regioni in maggiore sofferenza. Situazione difficile, seppur “a macchia di leopardo”, anche in Sicilia, dove mancano all’appello, rispetto ad un anno fa, circa 73 milioni di metri cubi d’acqua; la situazione più preoccupante è in provincia di Palermo, i cui grandi bacini (Poma, Garcia e Rosamarina) contengono complessivamente circa 49 milioni di metri cubi in meno rispetto al 2019, mentre in altri invasi (la diga di Lentini nel siracusano, ad esempio) si registrano maggiori quantità d’acqua rispetto a 12 mesi fa. La contingenza è aggravata dalle insolite temperature, che stanno accelerando i processi colturali».
Ma la situazione è anomala anche nei territori epicentro del coronavirus: l’ Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue (Anbi) sottolinea che c’è una «Situazione anomala anche per i grandi laghi del Nord, dove solo i bacini di Como e di Iseo sono largamente sotto media (sono rispettivamente al 24,7% ed al 27,9% della capacità di riempimento). Permane una situazione differenziata anche in Emilia-Romagna, dove all’evidente deficit idrico dei fiumi Secchia e Savio, fortemente sotto media, corrispondono quantità d’acqua record per il periodo, trattenute negli invasi picentini del Molato e di Mignano. Anche i livelli idrometrici del fiume Po sono sotto la media stagionale e le portate sono costantemente monitorate. Durante la prima seduta dell’Osservatorio sulle crisi idriche dell’Autorità Distrettuale di Bacino del fiume Po, già convocato per il prossimo 6 Marzo, verrà effettuato l’esame della situazione nei vari bacini e sottobacini del territorio per prepararsi alla gestione delle risorse idriche nei prossimi mesi. Nelle prossime settimane non si prevedono precipitazioni, se non di scarsa entità e comunque non da influenzare l’incremento della falda: potrebbero verificarsi ulteriori riduzioni dei livelli idrometrici, nell’ordine del 20%».
Sugli Appennini – dove non mancano le proposte di nuove funivie e impianti sciistici – la neve è praticamente assente e tutti i climatologi avvertono da tempo che saremmo arrivati alla situazione che stiamo vivendo, con il manto nevoso alpino che si ridurrà ulteriormente a causa dell’innalzamento delle temperature e dell’assenza di precipitazioni. «Dopo una discesa momentanea, infatti – dicono all’Anbi – nei prossimi giorni sono previsti aumenti compresi tra i 5 e gli 8 gradi centigradi».
Ma ci sono anche notizie positive: il rapporto Anbi segnala «le migliori condizioni dei fiumi piemontesi rispetto ad un anno fa, così come dei bacini della Sardegna, che segnano un incremento di 8 milioni di metri cubi d’acqua».
Secondo Francesco Vincenzi, presidente di Anbi, «Quanto registrato è un’ulteriore dimostrazione della necessità per il Paese di avviare un nuovo Piano Nazionale Invasi per adeguare il territorio a raccogliere le acque di pioggia, quando arrivano, per utilizzarle nei momenti di bisogno».
Il direttore generale di Anbi, Massimo Gargano, conclude:«La situazione va seguita con attenzione, perché si riduce il margine, che divide dall’avvio generalizzato dell’irrigazione in tutta Italia. C’è ancora tempo, perché il mutare delle condizioni meteo permetta un miglioramento del bilancio idrico; certo, permanendo le attuali condizioni, si preannuncia una stagione difficile, soprattutto in alcune regioni del Sud».
fonte anbi