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Dossier Donna n. 4 L’IMPEGNO CIVILE DELLE ARTISTE CREMASCHE | Piero Carelli

Il talento non ha genere, neppure il talento artistico. Accade ovunque, anche a Crema.

| Scritto da Redazione
Dossier Donna n. 4 L’IMPEGNO CIVILE DELLE ARTISTE CREMASCHE | Piero Carelli

Dossier Donna 23 dicembre 2019 L’IMPEGNO CIVILE DELLE ARTISTE CREMASCHE | Piero Carelli

Il talento non ha genere, neppure il talento artistico. Accade ovunque, anche a Crema.

Non sono poche le donne cremasche particolarmente dotate di sensibilità e di creatività che hanno costruito con tenacia, superando spesso mille resistenze, dei percorsi artistici di tutto rispetto. Donne che hanno saputo esportare i prodotti del loro talento in pressoché tutto il mondo, dall’Europa all’America e alla Cina. Non entro qui nel merito dei profili rigorosamente ricostruiti da Marialisa Leone nel suo ricco saggio presente in “Donne al lavoro”, ma mi limito ad accennare ad alcune tematiche di carattere generale.

Di che cosa si occupano le nostre artiste? Non manca una delicata attenzione a chi soffre: dal tema della dimenticanza che accompagna i malati di Alzheimer (Paola Capetti) alla danza-terapia a favore di adulti disabili in strutture di riposo in Sardegna (Anna Borghi), dalla creazione dell’“Ortocanestro”, una “scultura intrecciata che contiene un orto sospeso” all’ideazione del “Giardino della scultura sospesa” a disposizione dei degenti della Casa di riposo di via Zurla in Crema (due progetti di Marialisa Leone).

Troviamo, poi, più o meno esplicito, un impegno civile: dalla tensione ecologica di Anna Mainardi, Giulia Ronchetti e Mara Serina ai grandi ritratti di donne che hanno cambiato la storia, dalla medicina alla letteratura e alle conquiste spaziali (Anna Lopopolo) fino all’obiettivo di sensibilizzare l’Amministrazione pubblica e i cittadini “sul tema del recupero degli spazi urbani e della vivibilità di una comunità” (Francesca Baldrighi).

Siamo in presenza di donne che sono riuscite a imporsi con la loro personalità artistica: chi, come Vittoria Parrinello, espone le sue sculture in strutture di grande valore storico come il Castello Sforzesco di Milano e in un museo aperto come quello dell’Idroscalo, sempre di Milano; chi si è esibita come danzatrice e in talune occasioni anche come coreografa (Maruska Marylyn Ronchi) in Germania, in Polonia, Giappone, Canada, Francia e Russia; chi (Marialisa Leone) ha esposto le proprie opere a Barcellona, in Messico, a Los Angeles, a Parigi e in Cina e chi (la fotografa Mina Tomella), infine, ha rapporti di lavoro con Arles (Francia) e con New York.

Artiste in senso pieno, ma vivere di sola arte è davvero difficile in Italia: non è un caso che su 19 artiste (e critiche d’arte) intervistate da Marialisa Leone solo 4 riescano a campare con le loro opere, 11 insegnino e le rimanenti vivano di lavoretti occasionali. Sono loro stesse che denunciano: all’estero le opere sono pagate correttamente, ciò che non accade in Italia (Vittoria Parrinello); all’estero - sottolinea Eleonora Pasquali - la musica è vitale (nelle chiese dei Praga, ad esempio, si trova il programma musicale quotidiano, scandito in concerti il mattino, il pomeriggio e la sera); qui da noi i funzionari, invece di promuovere la conoscenza delle esperienze artistiche a fronte di curricula seri, pongono spesso ostacoli di tipo economico” (Maria Antonietta Rossi).

Le nostre artiste - scrive Marialisa Leone - stanno mettendo in luce passione, professionalità e una tensione al rinnovamento culturale, ma sono consapevoli di appartenere a un mondo sospeso, a volte invisibile, indefinibile, solitario, che fa della fantasia e dell’immaginazione la sua sostanza vitale”.

Piero Carelli

Fota da sx Alessandra Belloni-Maruska Marylyn Ronchi-Barbara Martini-Anna-Borghi

 

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