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Dossier Donna n.5 Crema LA SFIDA DEL LAVORO ALL’ESTERO |Paolo Carelli

Dossier Donna n.5 Crema LA SFIDA DEL LAVORO ALL’ESTERO |Paolo Carelli

| Scritto da Redazione
Dossier Donna n.5 Crema LA SFIDA DEL LAVORO ALL’ESTERO |Paolo Carelli

Dossier Donna n.5 Crema LA SFIDA DEL LAVORO ALL’ESTERO |Paolo Carelli

Gli stereotipi pesano ancora moltissimo, anche perché per lo più inconsapevoli, ma le donne, soprattutto le più giovani, si stanno attivando in ogni modo per conquistare il loro spazio.

Anche nel nostro territorio. Pensiamo, ad esempio, alle non poche ragazze che, munite in gran parte di laurea (alcune anche di dottorato di ricerca), il lavoro l’hanno cercato, trovato e perfino inventato all’estero.

Un fenomeno non rilevante? Forse no, se solo nel Comune di Crema le donne, nate tra il 1965 e il 1995, iscritte all’Aire (l’anagrafe degli italiani residenti all’estero) sono 62. Non si tratta di un esodo massiccio, ma se teniamo conto dell’intero territorio del Cremasco e del fatto che, di solito, le persone che si trasferiscono all’estero per lavoro si iscrivono all’Aire solo quando la permanenza è consolidata, abbiamo a che vedere con un numero tutt’altro che irrilevante.

Siamo in presenza di una nuova ondata di emigrazione? Emigrate, le nostre donne, lo sono, ma loro non vogliono neppure sentire questo termine: non hanno lasciato l’Italia per necessità, ma spinte dal desiderio di avventura, dalla voglia si sperimentare la propria indipendenza, di scrivere la loro vita lontane dalla tutela dei genitori, di respirare un’aria nuova. Più che emigrate, esse si sentono cittadine europee, anzi cittadine del mondo (spaziano, infatti, dall’Europa agli Stati Uniti, dall’Africa all’Asia fino all’Australia). Sono cittadine che hanno fiutato il vento della globalizzazione e si sono avventurate nel mercato del lavoro a livello globale. Un’avventura, la loro, non priva di difficoltà: anche la difficoltà di operare in zone di guerra, di vivere in Paesi come gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita che hanno un regime illiberale. La stessa difficoltà, in alcuni casi, della lingua: le nostre ragazze l’inglese lo parlano, ma vi chi, tra loro, ha dovuto cimentarsi con la lingua giapponese (un altro universo rispetto alle nostre lingue indoeuropee). Anche la difficoltà, appena arrivate all’estero, di inserirsi nel mercato del lavoro: chi si è adattata a fare la barista o a dare lezioni private.

Che lavori fanno all’estero? Chi ha scelto la “missione” della cooperazione internazionale, chi svolge attività artistiche (ballerine professioniste, coreografe freelance), chi organizza spettacoli, conferenze e workshop, chi opera nella grande distribuzione, chi insegna all’università… Non siamo di fronte, certo, data la giovane età della maggioranza di loro, a storie di successo, ma un fatto è sicuro: all’estero hanno trovato condizioni più favorevoli e retribuzioni decisamente più elevate (mediamente) che in Italia. Vi è poi chi, non più giovane, è stata protagonista di una carriera brillante: è il caso di Francesca Cornelli, originaria di Rivolta d’Adda (classe 1962) che, dopo la docenza di Finanza presso la London Business School, è stata chiamata di recente a presiedere una delle più prestigiose scuole di economia al mondo, l’americana Kellogg School of Management.

Sono queste alcune notizie tratte dal ricco saggio di Marita Desti presente nel volume, fresco di stampa, “Donne al lavoro”, edito dal Centro Ricerca Alfredo Galmozzi.

Paolo Carelli

3 gennaio 2019

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