Martedì, 23 aprile 2024 - ore 18.20

IL BAMBINO DELL'ACETO di Marcello Sgarbi Recensione © Miriam Ballerini

Il bambino dell'aceto nasce da un diario scritto negli anni dall'autore, Marcello Sgarbi. Un diario a cui ha confidato i suoi pensieri quotidiani che riguardano la sua famiglia e, in particolare, Umberto, suo figlio. Umberto è affetto da autismo.

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IL BAMBINO DELL'ACETO di Marcello Sgarbi  Recensione © Miriam Ballerini

IL BAMBINO DELL'ACETO di Marcello Sgarbi :Se ‘oso’ presentartelo tu sei pronto ad accoglierlo? Recensione © Miriam Ballerini

Il bambino dell'aceto nasce da un diario scritto negli anni dall'autore, Marcello Sgarbi. Un diario a cui ha confidato i suoi pensieri quotidiani che riguardano la sua famiglia e, in particolare, Umberto, suo figlio. Umberto è affetto da autismo.

Dice nella prefazione Ferdinando S. Berio: “Il bambino dell'aceto entra dentro a poco a poco e lì si sedimenta”.

Sono d'accordo con questa frase solo a metà, cioè la seconda parte. Perché, leggendo questo libro, che, fra parentesi, lo si legge rapidamente in poco tempo, non si ha il tempo di questo gocciolare lento di informazioni; ma si viene travolti fin da subito.

Conosco Marcello, lo conosco da poco. Abita nel mio paese e ci siamo incontrati quando lui ha voluto coinvolgermi in una iniziativa che riguardava, per l'appunto, il suo libro.

Leggendo il suo scritto ho avuto modo di conoscerlo meglio, di vedermelo davanti: disarmato e nudo.

Ho ammirato fin da subito il coraggio dimostrato nello scrivere tutto di sé, della sua famiglia, dei suoi pensieri. Non è da tutti porsi così alla mercé dell'altro.

Marcello ha voluto farlo per far avvicinare le persone che poco o niente sanno di questa sindrome, ma anche per dare un aiuto, una parola d'incoraggiamento a quei genitori che si troveranno nella loro stessa situazione.

Il libro è suddiviso in titoli, ad esempio: Nascita – Diagnosi … a segnare il percorso a tappe che hanno dovuto affrontare e che ancora affrontano lui, la moglie e la figlia.

Marcello, dopo un primo momento di negazione, ha dovuto anche lui imparare molte cose: cosa fosse l'autismo, come comportarsi, cosa fare …

Marcello è una persona dolce, sensibile; per fortuna è anche intelligente e preparato.

Scrive della loro quotidianità con semplicità, facendo capire proprio a tutti di cosa stia parlando, senza pudori, senza remore, senza false ipocrisie. Attaccato a una forte fede: “... pensavo che, se non avessi fede, avrei le stesse prospettive di un binario morto”.

C'è stato solo un istante in cui, leggendo, ho provato una sorta di imbarazzo: mi sembrava di essere piombata all'interno di una famiglia che non conosco, a osservarne ogni lato della loro quotidianità; ma poi, proseguendo, è stato quasi come se conoscessi bene tutti loro, come se, in qualche modo, l'autore mi stesse permettendo di venire accolta all'interno del loro gruppo, senza alcuna timidezza.

Così, il suo ripetermi i vari nomi, faceva in modo che li potessi conoscere bene: come persone e come azioni.

Per me che abito nello stesso paese, poi, è stato piacevole trovare nomi di persone che conosco molto bene. Bello, soprattutto, vederne esaltate le gesta.

Con alcuni di loro Marcello ha fondato un gruppo che si chiama “IncredAbili”, e che raccoglie diverse patologie; un gruppo che parte dal presupposto che trovo assolutamente condivisibile:  non ci sono persone diverse o disabili, ma speciali.

Ed è proprio questo che fermamente Marcello ricalca per tutto il libro, dando prova della grande forza di un padre. Forse un padre che è anche lui, come il proprio figlio, speciale.

Ci parla delle difficoltà, dell'indifferenza di tante persone che non solo non comprendono, ma nemmeno vogliono fare uno sforzo per conoscere, e questo è ancora peggio. Ci sono istanti di riflessione, dove la sua situazione spazia altrove, confrontandosi con l'indifferenza che è una vera e propria malattia, un virus che spinge le persone a inaridirsi e a perdere il concetto di umanità.

A un certo punto del libro scrive: “Vorrei raccontarvele una a una, quelle cicatrici”. Forse non accorgendosi che, quelle cicatrici, ce le ha mostrate, eccome!

Anzi, ci ha proprio insegnato, attraverso esempi e parole, cosa sia l'autismo: “Perché essere autistici è lo stesso: avere tante cose da dire e, prigionieri di se stessi, non riuscire a farlo”.

Per fortuna invece, Umberto ha avuto dei genitori che hanno fatto di tutto per permettergli di vivere, anche se prigioniero della sua malattia, esperienze e di avere delle possibilità.

Umberto, infatti, è ora un ragazzo che ha potuto frequentare la scuola, che fa diverse attività, che ha una vita molto impegnata.

Ne è passato di tempo da quando era il bambino dell'aceto … cioè, da gran mangione quale è, da quando leccava fino all'ultima goccia l'aceto rimasto nell'insalatiera, con grande soddisfazione! I suoi genitori ne sono rimasti così colpiti da trarne il titolo del libro; inoltre, in copertina, il ritratto di Umberto è stato disegnato da suo padre proprio con l'aceto!

Un libro veloce da leggere, che tanto fa pensare, che tanto dona. Raccontato tramite scene, ricordi, emozioni. Che fa ridere, fa piangere, fa trattenere il respiro per l'ansia.

Ma, soprattutto, strilla da ogni pagina l'amore.

Spero che vogliate leggerlo così come spiega lo stesso Marcello: “Se “oso” presentartelo tu sei pronto ad accoglierlo? Perché accettarlo equivale ad affrontare una sfida, prima di tutto con te stesso”.

Pronti alla sfida?

© Miriam Ballerini

IL BAMBINO DELL'ACETO di Marcello Sgarbi :Se ‘oso’ presentartelo tu sei pronto ad accoglierlo?

© 2020 bookabook  ISBN 978-88-3323-302-4 Pag. 137  € 11,00

fonte: https://oubliettemagazine.com/2020/10/26/il-bambino-dellaceto-di-marcello-sgarbi-se-oso-presentartelo-tu-sei-pronto-ad-accoglierlo/

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