Gentile direttore, dopo l’ennesima legittimazione internazionale conquistata con ‘Cesare deve morire’i Taviani tornano alla regia affrontando un nuovo capitolo di quel rapporto tra cinema e letteratura che è alla base del loro percorso artistico. Una coerenza che sorprende visto che da cinquantanni a questa parte l’ispirazione letteraria è il pretesto per analizzare e comprendere il presente ed anche in ‘Maraviglioso Boccaccio’i Taviani cercano il senso morale per spiegare l’attualità. Partendo proprio da uno dei testi fondamentali della nostra letteratura nella Firenze di metà Trecento dieci ragazzi fuggono dalla peste che divora la città e si rifugiano in una villa di campagna. Qui trascorreranno due settimane imponendosi regole ferree e raccontando ognuno, ogni giorno, una novella che rispetti un argomento scelto tutti insieme. Ogni storia ha la funzione di rafforzare il legame tra i dieci ragazzi e di aprire profonde riflessioni che li rendono più consapevoli e più forti per affrontare la drammatica realtà. La peste della Firenze trecentesca è la peste morale che attanaglia il nostro presente e alla crisi dei valori si contrappone il nuovo ordine creato dai ragazzi che attraverso le lezioni del passato, attraverso il rispetto della natura e del prossimo, aspirano ad una nuova rinascita. Esiste una speranza, sembrano dire i Taviani. Una speranza incarnata dalle nuove generazioni che hanno gli strumenti per superare la crisi del presente. E se la prospettiva ideologica è del tutto svanita, se anche il senso del bello vacilla di fronte all’orrore della realtà, è l’amore, in tutte le sue molteplici forme a segnare il punto di partenza per un riscatto morale.
Giorgio Brugnoli
(Cremona)
