Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 10.43

Emozione per Il violino della Shoah nei campi di Auschwitz e Birkenau di CARLO ALBERTO CARUTTI

Nei giorni scorsi Auschwitz e Birkenau hanno ospitato i partecipanti al progetto ‘In Treno per la Memoria’ di Cgil, Cisl e Uil Lombardia. Tra loro c’erano alcuni studenti del Manin con la docente Rossella Russo, lavoratori e pensionati, l’assessore Rosita Viola, Monica Vangi referente territoriale del progetto, Donata Bertoletti del comitato regionale Cgil, Cisl e Uil ‘In treno per la memor ia’. C’era inoltre Carlo Alberto Carutti che ha voluto riportare nel Lager il Violino della Memoria e che a fianco racconta l’emozione del viaggio.

| Scritto da Redazione
Emozione per Il violino della Shoah nei campi di Auschwitz e Birkenau di CARLO ALBERTO CARUTTI Emozione per Il violino della Shoah nei campi di Auschwitz e Birkenau di CARLO ALBERTO CARUTTI Emozione per Il violino della Shoah nei campi di Auschwitz e Birkenau di CARLO ALBERTO CARUTTI Emozione per Il violino della Shoah nei campi di Auschwitz e Birkenau di CARLO ALBERTO CARUTTI

Il violino della Shoha nei campi di Auschwitz e Birkenau di CARLO ALBERTO CARUTTI

Nei giorni scorsi Auschwitz e Birkenau hanno ospitato i partecipanti al progetto ‘In Treno per la Memoria’ di Cgil, Cisl e Uil Lombardia. Tra loro c’erano alcuni studenti del Manin con la docente Rossella Russo,  lavoratori e pensionati, l’assessore Rosita Viola, Monica Vangi referente territoriale del progetto, Donata Bertoletti del comitato regionale Cgil, Cisl e Uil ‘In treno per la memor ia’. C’era inoltre Carlo Alberto Carutti che ha voluto riportare nel Lager il Violino della Memoria e che a fianco racconta l’emozione del viaggio.

Non si può tornare da un viaggio della memoria, dai campi di Auschwitz e Birkenau, assieme a quasi 600 giovani che hanno dato la loro preferenza a questo viaggio piuttosto che a una bella sciata al tepore di un sole di marzo, senza conservare il ricordo di una emozione, anzi di una commozione condivisa con loro, così grande come non avevo provato nella mia lunga vita. Sono venuto per cercare, qui a Birkenau, dove le betulle sono ancora lì a testimoniare dove questo violino aveva suonato, per vedere almeno una baracca, magari quella delle musiciste, alle quali qualche riguardo era riservato (diciamo potersi lavare); ma no, non c’era più niente.

Solo il segno dove le baracche di legno erano installate, lo stesso per le camere a gas, per i forni, per i crematori: solo un laghetto che nascondeva qualche cosa che non poteva più riaffiorare. La nostra marcia durò molte ore: il GPS della guida aveva misurato circa 9 chilometri. Ma su quali sentieri, su quali strade di terra battuta il nostro piede si era appoggiato? Il più delle strade di terra battuta ormai pietrificata nel tempo erano fatte da frammenti di pietra che sporgevano dal fondo come chiodi, come lame e impedivano un passo regolare: bisognava centrare col piede dove queste punte davano un po’ di spazio vuoto per l’appoggio: sì, avevo capito, erano le pietre d’inciampo fatte per rallentare il passo, perché non le si colpisse, erano lì per ricordare i milioni di ebrei che avevano percorso quel cammino fino ad arrivare alla porta della Shoah, al di là della quale, la loro voce, il loro lamento, la loro preghiera si sarebbe spenta per sempre. Alla fine del nostro lungo cammino, dove la strada di pietre d’inciampo diventa sentiero e si unisce alla schiera delle lapidi del memoriale, dove tutti i paesi del mondo hanno la propria per ricordare le proprie vittime, un silenzio profondo aveva preso il posto delle voci piene di vita di questa moltitudine di giovani: era il silenzio della natura, del bosco di betulle che da dietro ci circondava. Il silenzio era religioso, pieno di tensione e di attesa del suono di questo violino che era tornato fin qui per far sentire la sua voce, miracolosamente rinata.

di CARLO ALBERTO CARUTTI 

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