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In Ricordo di Renzo Antoniazzi nel 10° anniversario della scomparsa

In questi giorni ( 15 ottobre ) ricorre il 10 anniversario della scomparsa di Renzo Antoniazzi , segretario generale della Cgil di Cremona e parlamentare del Pci e poi dei DS. Ripubblichiamo la sua biografia.

| Scritto da Redazione
In Ricordo di Renzo Antoniazzi nel 10° anniversario della scomparsa

C’è chi lo ricorda «Picaia», ragazzo spilungone di via Lunga Stretta, a Porta Po, rione popolato da ghiaiaioli e da operai delle Fornaci Frazzi, come fu anche lui. Porta Po, rione dal cuore solidale, dalla memoria antifascista; rione di Piero e di Maria Biselli, della sezione Parizzi del Pci, dove il quindicenne Renzo Antoniazzi si affaccia alla militanza comunista.

La primavera del 1949 lo vede nel comitato costituente della Fgci provinciale, ne è responsabile organizzativo accanto al segretario Franco Dolci. Quale straordinaria scuola ideale e pratica! Ne è ragione il riscatto di una generazione che diventa adulta assieme alla democrazia riconquistata; gli obiettivi concreti sono l’adeguamento del salario del giovane lavoratore, una migliore assistenza e un dignitoso contratto delle mondine, delle tabacchine… La giovane organizzazione dei giovani comunisti è la migliore scuola anche per Antoniazzi, per la formazione di una coscienza sociale e politica nel solco delle antiche lotte dei lavoratori dei campi. Ed è in virtù di questa sua preparazione che sarà chiamato nel Comitato Centrale della Fgci, mentre ne è segretario provinciale, nella seconda metà degli anni ‘50.

Ed è in rappresentanza dei giovani lavoratori che siede sui banchi del Consiglio Comunale (1956-1964), come per le conoscenze ed esperienze maturate «sul campo» e «nei campi» che sarà chiamato nella segreteria provinciale della Federbraccianti, nel 1959. Ha tutte le caratteristiche del grande sindacalista, Renzo Antoniazzi; nella sua persona si uniscono preparazione e carisma, capacità organizzativa e doti da convincente oratore. È sempre in ascesa, il suo percorso di dirigente. Dalla segreteria provinciale (1959-1970) a quella regionale del sindacato dei lavoratori agricoli (1965); dal sindacato di categoria alla Cgil provinciale (segretario generale della Camera Confederale del Lavoro dal 1970 al 1979) e da lì al Consiglio Generale del sindacato nazionale (1973). Incarichi sì ai massimi livelli ma contemporaneamente anche il massimo livello di impegno nella sua terra. C’è chi lo ricorda nell’immensa sala mensa dell’Olivetti di Crema – siamo nei primi anni ’70 –, gremita: quando iniziava a parlare Antoniazzi, «non volava più una mosca». Non solo di carisma si trattava.

Le elezioni politiche del 1979 lo portano a Roma; senatore per tre legislature. Di lui non si può certo dire che «sieda» sui banchi del Senato. È attivissimo; mette a frutto le sue esperienze nel ruolo di coordinatore del gruppo comunista della Commissione lavoro. Approfondisce sempre più le problematiche che riguardano la categoria più negletta dei lavoratori dipendenti: i pensionati.

«Onorevoli» si resta a vita, nel caso di persone come Renzo Antoniazzi non soltanto per consuetudine linguistica. Facendo tesoro dell’esperienza parlamentare, accanto all’incarico affidatogli dalla direzione provinciale del Pds in materia economica, l’onorevole Antoniazzi è a lungo il punto di riferimento di quanti incontrassero gli «ingorghi burocratici della previdenza» nel vedere riconosciuto un loro diritto.

C’è chi dice che «era un nuovo momento del suo essere con il popolo».

Teréz Marosi

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I funerali si svolsero  Mercoledì 19 ottobre 2005 nella sede della Cgil e videro una grande partecipazione di popolo. Una grande partecipazione di popolo ha accompagnato i funerali del sen Renzo Antoniazzi. Alle 10,30 la banda di Corte de Frati ha intonato le note dell'internazionale e di Bella Ciao.  Le orazioni funebri furono portate  dal  sindaco Giancarlo Corada e del segretario dei DS Pier Attilio Superti che hanno ricordato la storia e la biografia di Antoniazzi ed hanno riportato ricordi personali.

Superti ha terminato il suo ricordo citando una frase di una canzone di Franco Battiato che ben ricorda la figura di Antoniazzi: "... il mio maestro mi insegnò come è difficile cercare l'alba dentro l'imbrunire".

Corada , nel ricordare la sua figura ha detto fra l’altro: ‘E mentre portava fino in fondo l'elaborazione di critica e di condanna nei confronti della drammatica esperienza del socialismo reale, sapeva nel contempo svolgere la propria funzione dirigente nelle dure, durissime prove alle quali ci costrinse la fase plumbea del terrorismo, quello rosso brigatista e quello nero di matrice fascista’

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Ricordo di Gian Carlo Storti

Sulla figura di Renzo Antoniazzi scrissi pure io un ricordo dal titolo ‘Renzo Antoniazzi, il socialista nel PCI’. Tale scritto portò Evelino Abeni a polemizzare con me per la  frase ‘Noi giovani lo sostenemmo candidato al parlamento in alternativa ad Evelino Abeni, allora segretario della Federazione Cremonese del Pci’.

Di seguito riporto lo scambio di lettere con Evelino Abeni.

Renzo Antoniazzi, il socialista nel PCI di Gian Carlo Storti. Renzo Antoniazzi l’ho conosciuto nel settembre del 1967 a Stagno Lombardo. Allora era “ capo”, termine non enfatico e corrispondente alla semplice realtà, della Federbraccianti Cgil di Cremona. Era in corso uno sciopero dei braccianti.. gli agrari avevano organizzato delle “ squadre” che “ visitavano” le cascine per “ controllare” che non si ripetesse quanto avvenuto nel ’48 con lo sciopero dei 40 giorni che lasciò le mucche piangere nelle stalle perché non munte. Noi, con altri studenti della fgci, eravamo con i braccianti a sostenere le loro lotte. L’impatto fu subito positivo.. Nonostante avesse il piglio “ del capo comunista” era solare.. Parlava chiaro, dava disposizioni precise, zittiva quelli che volevano fare come nel ’48…e cioè abbondare le stalle… In quello sciopero si discusse molto delle forme di lotta, e lui il “ Renzo” o l’” Antonio” come veniva amichevolmente chiamato dai compagni sosteneva quella che altri chiamavano la linea “ morbida”… Durante quella giornata parlò molto con noi…Si informava su chi eravamo..dove studiavamo ecc. Era molto attento alle nostre sensazioni…

Il suo sorriso era aperto, largo e simpatico… Un dirigente tutto d’un pezzo.

Solo nel dibattito nella direzione della federazione comunista cremonese dopo l’intervento russo in cecoslovacchia ho conosciuto l’Antoniazzi politico. Le sue posizioni erano chiare e di ferma condanno dell’intervento sovietico con la “ primavera di Praga”. I suoi duelli con l’ala dura del pci, Arnaldo Bera, era spumeggianti. Insomma noi giovani “ antosvietici” guardavamo a questo ed altri dirigenti come al futuro del PCI. Allora , ufficialmente , il pci era monolitico…ma non era così.. Antoniazzi apparteneva alla corrente “ migliorista”, era vicino a Napolitano , ad Amendola, amico di Lama. Faceva parte di quegli uomini che guardavano al partito socialista e che lavoravano per l’unità della sinistra sotto un unico partito. Da segretario della Cgil Cremonese seppe guidare i processi di crisi delle fabbriche con maestria…. Lavorava per l’accordo…Sosteneva le occupazioni dei lavoratori ma lavorava per soluzioni positive.. Era stimato dai lavoratori ed ammirato dalle donne. Alto,slanciato, sorridente piaceva …sapeva tenere bene le assemblee, la piazza… Era un dirigente stimato ed aperto.

“ Diffida, mi diceva, di chi non ride mai”.

Noi giovani lo sostenemmo candidato al parlamento in alternativa ad Evelino Abeni, allora segretario della Federazione Cremonese del pci. Fu un buon parlamentare.. Si occupò per davvero dei problemi dei suoi elettori, della sua gente. Sapeva fare il “ mestiere” del politico ma sapeva rappresentare bene i suoi elettori. Il legame con la Cgil era sempre forte… Si battè con la dovuta forza contro il terrorismo … Osteggiava con determinazione quella benevola definizione che girava in alcuni ambienti della sinistra che tendeva a dipingere i terroristi come “ i compagni che sbagliano”. Forte ed appassionato fu un suo intervento al Cittanova per dimostrare che quelli non erano “ compagni che sbagliavano”, ma terroristi, delinquenti che nulla avevano a che vedere con la nostra storia comunista e di sinistra… Nel partito mi ricordo le sue insofferenze verso il Berlinguer dell’ultima fase; il Berlinguer che decise di raccogliere le firme per sostenere il referendum sulla scala mobile. Aveva previsto la sconfitta e la fine di una fase politica. Sostenne con convinzione la svolta di Occhetto e assieme a lui organizzammo il congresso della svolta. Un uomo che si era fatto carico della identità dei pci ma che aveva avvertito i suoi limiti e la necessità di porre fine alla divisione a sinistra.Un uomo unitario che lavorava per la classe operaia e per chi aveva sofferto per le umili origini.Un uomo di sinistra, un socialista nel pci. Un sentito grazie per la passione che ci hai trasmesso.

Cremona 17 ottobre 2005

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Botta e risposta fra Evelino Abeni e Gian Carlo Storti sulla candidatura di Renzo Antoniazzi al Senato.

Lettera di Abeni Caro Direttore, la memoria deve aver giocato uno scherzo a Gian Carlo Storti (capita talvolta anche a me che peraltro sono più vecchio di lui) se – all’interno di una nota che rende omaggio alla memoria di Renzo Antoniazzi, autorevole esponente della sinistra cremonese, purtroppo recentemente scomparso – ha potuto scrivere che “noi giovani lo sostenemmo candidato al Parlamento in alternativa a Evelino Abeni, allora segretario della federazione cremonese del Pci”. Infatti il problema di una mia candidatura al Parlamento non si è mai posto, né allora, né prima, né poi, per tutta una serie di ragioni che non mi pare il caso qui di elencare. Basti soltanto sottolineare che, in quel 1979, ero impegnato a dirigere il partito in una fase difficile e delicata, che sconsigliava di mettere in campo ipotesi di avvicendamento relativamente al segretario dlla Federazione. Non si trascuri poi che – allora – avevo trentotto anni e non possedevo neppure il requisito dell’età per poter essere eletto al Senato della Repubblica (non ero, insomma, fra i “giovani” come Storti… ma non ero neppure un vecchietto). In sostanza se – per poter parlare di una candidatura alternativa ad Antoniazzi – i requisiti minimi dovevano essere, perlomeno, che vi fosse una proposta in tal senso e che la stessa riscontrasse la condivisione da parte dell’interessato (cioè io), quei requisiti non vi furono. E, meno che mai, vi fu una mia autocandidatura né la mia disponibilità per l’attività parlamentare, certamente lusinghiera e prestigiosa per chi p chiamato a svolgerla, ma che non rientrava nei miei orizzonti di interesse, proiettati – nei miei desideri di allora – in altre direzioni, relativamente alle mie possibili esperienze future. Esperienze che – successivamente all’abbandono della carica di segretario della Federazione – ebbi l’opportunità di fare (vedi elezione in consiglio Regionale) grazie alla fiducia e al consenso ottenuto dal partito e dagli elettori. Semmai si volesse parlare di una alternativa alla candidatura di Antoniazzi, nel 1979, ci si dovrebbe riferire all’ipotesi di rielezione – per un terso mandato parlamentare – del senatore Giuseppe Garoli, che aveva sì compiuto due mandati (secondo le regole di comportamento che ci eravamo dati alla federazione di Cremona) ma che risultarono più brevi rispetto ai previsti dieci anni, in ragione di due consecutivi scioglimenti anticipati del Parlamento. Di quello discutemmo allora, assieme alla direzione nazionale del partito ed al Gruppo comunista del Senato. E non fu certo una discussione logorante, dal momento che fu lo stesso Garoli – con la sensibilità, la correttezza, la disponibilità verso il partito, e la personale umiltà che lo contraddistinguevano – a dichiarare la sua rinuncia nonostante potesse annoverare un’apprezzata attività parlamentare ampiamente riconosciutagli, soprattutto quale responsabile del Pci nella commissione lavoro del Senato (incarico in cui gli subentrò Antoniazzi dopo la sua elezione). In seguito alla rinuncia di Garoli, la candidatura di Renzo Antoniazzi trovò il sostegno unanime del gruppo dirigente della federazione, e di tutto il partito sia a livello cremonese che a livello nazionale. Questa è la realtà dei fatti relativamente alla vicenda delle candidature del Pci a Cremona in quel 1979 (e, diversamente da quel che talvolta mi accade, di tale vicenda ho un nitido ricordo, avendola vissuta, come si comprende, in prima persona e, rispetto alla quale, potrei fornire altri utili elementi di conoscenza, che però non mi par il caso di riprendere qui, in questo momento). Né io, né, credo, probabilmente Gian Carlo Storti, abbiamo in mente di ricavarci una nicchia nella storia… ma semmai qualcuno, un giorno, avesse in mente di scrivere di quei momenti, è bene che abbia modo di riferirsi agli esatti dati di fatto.

Evelino Abeni

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Risponde Gian Carlo Storti:Caro compagno Evelino Abeni, quando ho scritto, non da storico ma come persona, quel ricordo di Renzo Antoniazzi l’ho fatto per testimoniare pubblicamente, io che sono un personaggio minore, molto minore della politica cremonese, il ringraziamento ad una persona che ha dato fiducia, per le sue idee, ad un gruppo di giovani, entrato nel Pci, dopo le lotte studentesche del ‘68, che vedeva allora un partito in bilico fra la strada “ socialdemocratica” e “ l’innovazione , il rinnovamento, delle ideologie leniniste e comuniste”, dilemma “risolto” dopo qualche anno da Berlinguer con la “ Terza via al Comunismo”. Fui sinceramente felice che Renzo Antoniazzi diventò senatore . In questo modo si rafforzava, per lo meno a livello nazionale, quella linea chiamata “ migliorista” ancora troppo debole numericamente. In quegli anni infatti il sindacato, per usare un termine non scientifico ma che rende l’idea, era piu’ a destra del partito. Ricordo della posizione della Cgil contro l’intervento russo in Ungheria ecc. Nella Cgil l’unità del mondo del lavoro e l’unità socialista rappresentavano per davvero un obiettivo di breve termine ecc. Ti do atto che nel ricordare Antoniazzi avrei potuto evitare di scrivere in alternativa “ad Evelino Abeni, allora segretario della Federazione Cremonese del Pci”. Avrei dovuto rimanere sulle generali e valorizzare di più un’altra figura . Il compagno Giuseppe Garoli, appunto, che con il suo passo indietro favorì sicuramente la candidatura di Antoniazzi e l’unità degli organi dirigenti, bene a cui tutti allora tenevamo. Confermo che al momento del voto negli organi dirigenti non esisteva la tua candidatura, né tantomeno una tua auto-candidatura. Garoli rinunciò al terzo mandato e si propose Antoniazzi che all’unanimità venne eletto. Sicuramente, è certo, gli anni che scorrono appannano la memoria. Altra certezza è che dei fatti non esiste una sola lettura (una sola verità) ma interpretazioni diverse. Il senso del mio ragionamento, che non ho esplicitato, è che tu allora eri portatore di una linea politica diversa, o con sfumature molto diverse da quella di Antoniazzi, e io questo lo avvertivo molto bene nonostante la mia giovane età. Allora il Pci aveva questa grande capacità di fare unità sui gruppi dirigenti anche se le linee politiche erano molto differenti. Di queste cose si discusse, come si discusse anche di un prolungamento della riconferma di Garoli per altri quattro anni, appunto per dare la possibilità a te, che come tu stesso hai ricordato avevi solo 38 anni, di esercitare ancora il ruolo di segretario di federazione per qualche tempo. La saggia e lungimirante scelta di Garoli tolse tutti dall’imbarazzo e andò come tutti ormai sanno. Mi scuso se la citazione della tua persona ti ha creato disagio. Non volevo sicuramente, come del resto non è mio costume, raccontare cose e fatti diversi della realtà. Al massimo, la realtà la posso leggere diversamente da altri. Con immutata stima, cordiali saluti.

Cremona 30 ottobre 2005

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Pagina a cura di Gian Carlo Storti

Cremona 17 ottobre 2015 

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