Giovedì, 28 marzo 2024 - ore 21.26

Inizia il nuovo anno scolastivo con la 'Buona Scuola' Ma sarà vero che è 'Buona' ?

È chiaro allora che qualsiasi intervento riformatore che riguardi il sistema scolastico sia importante e vitale, ma anche delicato e complesso, tale quindi da richiedere condivisione e non conflitto, come invece ha ingenerato a tutti i livelli la riforma ‘La buona scuola’ del governo Renzi, aborrita dalla stragrande maggioranza degli studenti e del personale scolastico.

| Scritto da Redazione
Inizia il nuovo anno scolastivo con la 'Buona Scuola' Ma sarà vero che è 'Buona' ? Inizia il nuovo anno scolastivo con la 'Buona Scuola' Ma sarà vero che è 'Buona' ? Inizia il nuovo anno scolastivo con la 'Buona Scuola' Ma sarà vero che è 'Buona' ?

Egregio direttore, In un clima niente affatto sereno, domani inizierà la scuola, la più grande organizzazione del nostro Paese. Lo testimoniano i numeri. Le istituzioni scolastiche statali, infatti, sono poco meno di diecimila, distribuite in 40 mila tra sedi, istituti aggregati, sezioni staccate, plessi, frequentate da otto milioni di alunni e gestite da 900 mila tra dirigenti, docenti e personale Ata. Le scuole paritarie sono 13 mila e sono frequentate da un milione di studenti. Considerando anche chi con la scuola ha rapporti organici e continuativi, come le famiglie degli alunni, il sistema pubblico coinvolge quindi metà della popolazione italiana. Inoltre, a differenza di altri servizi pubblici, la sua utenza è presente all’interno delle strutture almeno 200 giorni all’anno e, per gli alunni promossi, almeno per 13 anni. Anche se ci sono tre punti positivi, quali: il piano di assunzione di 100.000 persone che però non risponde a tutte le esigenze; il fatto di avere deciso di investire sulla scuola, dopo anni di tagli; l’alt ern an za scuola-lavoro, anche se con una evidente discrepanza tra investimenti previsti e quanto viene chiesto alle scuole, i punti negativi di questa riforma sono così dannosi che hanno fatto mobilitare e mobiliteranno ancora quasi tutti gli insegnanti e le altre figure professionali della scuola. Vediamoli uno per uno. La chiamata diretta del docente da parte del dirigente. È vero che chiama da un albo, ma si perdono tutele finora garantite: se un insegnante è malato di tumore, verrà chiamato dall’albo o rimarrà come uno scarto? E se una docente è incinta, che succede? È vero che è stato messo nella legge che il dirigente non può chiamare un familiare, ma chi impedisce loro di mettersi d’accordo per scambi poco chiari? Familismo, clientelismo e mazzette, finora fuori dalla scuola perché c’erano le graduatorie, ora entreranno! L’altro punto negativo è il potere del dirigente di dare l’indirizzo didattico alla scuola e valutare i docenti insieme a persone non qualificate come lo studente. È chiaro che, se l’insegnante gli dà parecchi compiti, lo valuterà male, a prescindere dalle sue competenze, e magari sulla base di simpatie o antipatie. E poi dove finisce la libertà di insegnamento garantita dalla Costituzione? In questo sistema in cui il dirigente comanda, nel collegio dei docenti non si avrà più la libertà di alzare la mano, come succede oggi, e dire che non si è d’accordo con il suo indirizzo didattico per la scuola perché poi si rischia una valutazione negativa da parte sua. Oggi i docenti collaborano per condividere buone pratiche, migliorare il proprio lavoro, trovare soluzioni per i ragazzi in difficoltà scambiarsi competenze, sperimentazioni ed esperienze valide perché insieme si migliorano le prestazioni della scuola. Quando domani saranno in competizione con i colleghi per lo stipendio, questo non lo faranno più perché, se una cosa funziona, la terranno per loro, così saranno i più bravi! Ma il livello generale peggiorerà, soprattutto a discapito dei ragazzi, perché il passaggio dalla collaborazione alla competizione abbasserà gli standard di qualità nelle scuole. La verità è che i docenti dovrebbero poter sviluppare la loro carriera ed essere valutati, non dentro le loro scuole, ma da una terza parte esterna perché questo sarebbe un bel incentivo a sviluppare la propria professionalità per essere poi adeguatamente retribuiti senza competizione e conflitto e potere così operare nel migliore dei modi nella scuola che continuerà ad essere una comunità professionale ed educativa, inclusiva e di qualità.

Prof. Giorgio Zerbin (Cremona)

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