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Italia - Conversione lire in Euro. Stato ladro e truffatore.

E Bankitalia, furbacchiona, e' il suo braccio armato. Urge provvedimento del Governo

| Scritto da Redazione
Italia - Conversione lire in Euro. Stato ladro e truffatore. Italia - Conversione lire in Euro. Stato ladro e truffatore.

La conversione in euro delle lire che ancora in molti possiedono, dovrebbe essere una cosa semplice. Ma, per l'appunto, dovrebbe. Perche' lo Stato con cui noi abbiamo a che fare si sta dimostrando ladro e truffatore. E Bankitalia, che dovrebbe svolgere le funzioni di cassiere, si adegua.

Il 28 febbraio 2012 scadeva il termine per la conversione delle Lire in Euro. Ma il Governo Monti dell'epoca, in cerca di soldi, decise di anticipare la scadenza al 6 dicembre 2011. Chi in quei giorni post decreto del Governo, si recava presso gli sportelli di Bankitalia per la conversione, si vedeva respinta la richiesta. 

Noi di Aduc, che crediamo nello Stato di diritto e nelle istituzioni, dopo la sentenza della Corte Costituzionale dello scorso novembre, abbiamo aspettato che Stato e Bankitalia dicessero come e cosa fare. Ma, se si esclude un laconico e sibillino comunicato di Bankitalia del 6 novembre 2015, silenzio assoluto.

Abbiamo quindi messo in circolazione, lo scorso 6 gennaio, un modulo perche' i possessori di Lire avanzino la richiesta a Bankitalia tramite raccomandata AR, mettendo cosi' una data certa per la loro richiesta: e per essere al massimo garantisti e non forzare le istituzioni, abbiamo calcolato che la scadenza per questa richiesta debba essere il 28 gennaio 2016, recuperando cosi' quegli 84 giorni che il decreto del Governo Monti, aveva tolto ai risparmiatori rispetto alla data ufficiale della conversione.

Ora, in via ufficiosa, Bankitalia fa sapere che cambiera' la valuta solo di chi aveva fatto la domanda a suo tempo, nei termini dell'epoca. Ma cosi' Bankitalia fa la furbacchiona, oltre che il braccio armato dello Stato ladro e truffatore: dopo il decreto del 6 dicembre 2011, Bankitalia, poiche' la legge era cambiata, non accettava le richieste di cambio valuta. La sentenza del 6 novembre della Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimita' di quel decreto e quindi ha riaperto i termini, almeno per lo stesso numero di giorni che mancavano alla scadenza modificata dal decreto, altrimenti: a cosa serve questa sentenza? Secondo Bankitalia la sentenza e' come se non ci sia stata, perche' per lei valgono solo le domande presentate fino al blocco del decreto Monti. Questo, per noi significa fare i furbacchioni e alimentare e assecondare furto e truffa da parte dello Stato (ministero Economia e Finanze nella fattispecie).

Quindi, se la sentenza della Corte Costituzionale ha un valore (e nessuno puo' -allo stato- affermare il contrario), automaticamente Bankitaia dovrebbe onorare i cambi di valuta. Ma non lo fa, come sta accadendo in questi giorni in cui diversi risparmiatori si sono rivolti ai loro uffici. I casi, quindi sono due: o interviene il Governo per far si' che questa sentenza costituzionale sia onorata o, in assenza, interviene un qualche giudice a costringere lo Stato inadempiente attraverso il suo braccio armato.

Noi aspettiamo il 28 gennaio e poi ci organizzeremo e faremo iniziative per rivendicare il riconoscimento del diritto di chi deve potere cambiare le Lire che ancora possiede. Non solo, ma, visto quanto accaduto, auspichiamo che il Parlamento e/o il Governo intervengano per estendere la possibilita' di cambio anche oltre il 28 gennaio 2016: si' da rimediare a quanto non fatto fino ad oggi (silenzio assoluto) rispetto all'entrata in vigore della sentenza costituzionale (6 novembre 2015) e, soprattutto, per non aver consentito l'uso di un proprio diritto a tutti i risparmiatori che in questi anni (tra l'entrata in vigore del decreto Monti del 2011 e la sentenza del 2015 della Corte Costituzionale) hanno dovuto attendere la sentenza della Corte Costituzionale. Altrimenti -RIPETIAMO- a cosa sarebbe servita questa sentenza del massimo organo costituzionale del nostro Stato di Diritto?

 

Fonte Vincenzo Donvito, presidente Aduc

 

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