L’Arci sostiene la manifestazione nazionale indetta dalla Cgil per sabato 17 giugno contro lo schiaffo alla democrazia rappresentato dalla sostanziale reintroduzione dei voucher nella nostra legislazione, fatta approvare dal governo con l’ennesimo voto di fiducia.
Prima ancora di ogni valutazione specifica nel merito della “nuova” normativa, si pone un grande tema che ha valore direttamente costituzionale, e cioè il rispetto pieno dell’istituto referendario, così come regolato dall’articolo 75 della nostra Costituzione e dalle leggi che ne fissano le modalità di attuazione.
La legge 352/70 è chiara al riguardo. Se il legislatore, governo e parlamento, intervengono modificando la norma su cui i cittadini hanno chiesto il referendum abrogativo, è la Corte di Cassazione che decide se tale modifica soddisfa la volontà dei cittadini firmatari la richiesta di referendum - in questo caso ben oltre un milione. Se valuta che sia così, la Corte decide che il referendum non abbia più luogo. In caso contrario, sposta il quesito referendario sulla abrogazione, “totale o parziale”, delle nuove norme nel frattempo intervenute.
E’ già successo nel passato. Ad esempio a suo tempo il governo Berlusconi tentò di evitare il referendum sul nucleare con una norma che la Corte giudicò insufficiente e il referendum si tenne ugualmente con un risultato largamente vincente.
L’attuale governo ha cancellato la norma per evitare la prova referendaria che ne chiedeva l’abrogazione totale e poi l’ha reintrodotta con voto di fiducia una volta che la convocazione del referendum era stata cancellata dalla Corte. In questo modo viene colpita sia la Corte che non ha potuto esprimersi sulla nuova normativa, sia, soprattutto, il diritto dei cittadini di pronunciarsi su sul quesito referendario.
Si tratta di uno strappo grave alla nostra democrazia su una questione di estrema importanza e delicatezza, quale è l’esercizio di un forma di democrazia diretta tutelata dalla nostra Costituzione – il referendum - attraverso cui può e deve esprimersi la sovranità popolare.