Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 20.08

L’Italia aumenta le spese militari per difendere le fonti fossili

La politica italiana e la diversificazione a mano armata del gas e petrolio

| Scritto da Redazione
L’Italia aumenta le spese militari per difendere le fonti fossili

Secondo il nuovo rapporto “Gas e petrolio, diversificazione a mano armata” pubblicato da Greenpeace Italia, «Nel pieno della crisi climatica e di una guerra finanziata dai proventi di gas e petrolio, il governo italiano ha aumentato la spesa per le missioni militari a protezione delle fonti fossili». Greenpeace rivela che «Nel 2022 la militarizzazione della nostra “sicurezza energetica” ci costerà 870 milioni di euro, il 9% in più rispetto al 2021 e ben il 65% in più  rispetto al 2019. Nel complesso, si tratta di una cifra pari al 71% dell’intero budget per le missioni militari del 2022».

Greenpeace Italia ricorda che «La relazione governativa sulle missioni in corso, approvata ieri dalle commissioni Esteri e Difesa della Camera e ancora all’esame del Senato insieme alla delibera sulle nuove missioni, rimanda ripetutamente alla sicurezza dei nostri approvvigionamenti di fonti fossili. Anche i due ministri competenti, Lorenzo Guerini (Difesa) e Luigi Di Maio (Esteri), nella loro audizione davanti alle commissioni riunite del 26 luglio hanno citato più volte la questione energetica. In particolare, Guerini ha dichiarato che “l’impiego delle Forze armate nelle missioni internazionali” punta anche a prevenire e gestire “scenari di crisi conseguenti tanto alle minacce convenzionali, quanto a quelle ibride”, come “le restrizioni all’approvvigionamento energetico”. Che l’Italia intendesse rispondere alla guerra in Ucraina puntando su una militarizzazione della diversificazione energetica era già stato anticipato da Guerini in occasione della sua comunicazione sul conflitto del 5 maggio: “Il dovere di rimodulare una situazione di dipendenza dalle forniture russe non può prescindere dal consolidamento delle condizioni di stabilità di quelle regioni che rappresentano una valida alternativa per l’approvvigionamento delle risorse energetiche a tutela della sicurezza energetica nazionale ed europea”».

Già con il rapporto “The sirens of oil and gas in the age of climate crisis: Europe’s military missions to protect fossil fuel intesrests” pubblicato a dicembre 2021, il Greenpeace Climate for Peace Team aveva etichettato come “fossili” diverse missioni militari italiane – dallo Stretto di Hormuz all’Iraq, dalla Libia al Golfo di Guinea, fino al Mediterraneo orientale e al Corno d’Africa-  ora dice che «Quest’anno il governo ne ha aggiunte tre nuove, di cui due legate allo sfruttamento di fonti fossili: la missione bilaterale di supporto alle Forze armate del Qatar in occasione dei “Mondiali di calcio 2022” e la missione EU in Mozambico. In audizione, Di Maio e Guerini hanno ricordato “gli importanti accordi in ambito energetico” stretti di recente con il Qatar. Già nel luglio scorso, inoltre, il ministro della Difesa aveva sottolineato che le violenze in corso nella provincia nord del Mozambico avevano causato “le interruzioni dell’attività estrattiva”. Inoltre, le operazioni Gabinia nel Golfo di Guinea e Mare Sicuro al largo della costa libica continuano ad avere come primo compito la “sorveglianza e protezione delle piattaforme ENI”».

L’organizzazione ambientalista fa notare che «Mentre sempre più studi internazionali, compresi quelli dell’Onu e dell’Unione europea, segnalano che le disuguaglianze economiche e il deterioramento ambientale connessi all’attività estrattive sono tra le cause profonde di molte crisi che la comunità internazionale e l’Italia stanno tentando di risolvere con le loro missioni militari (dalla pirateria nel Golfo di Guinea all’instabilità dell’Iraq) il nostro governo continua a difendere asset fossili che alimentano quelle stesse crisi in un drammatico circolo vizioso che Greenpeace chiede di interrompere al più presto».

Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia, commenta: «Il nostro Paese deve smettere di proteggere militarmente gli asset e gli interessi dell’industria dei combustibili fossili, puntando con decisione sulle fonti rinnovabili e sul risparmio energetico. Solo così potremo assicurarci una maggiore indipendenza energetica e tutelare davvero l’ambiente e la pace».

Ma l’autrice del nuovo rapporto, Sofia Basso dell’Unità investigativa Greenpeace, conclude: «L’Italia, però, sembra andare nella direzione opposta, e invece di ridurre la spesa per la difesa militare di fonti energetiche inquinanti, continua ad aumentarla, perché la priorità è garantire che il petrolio e il gas arrivino a destinazione senza intoppi. A maggior ragione adesso che i rubinetti russi minacciano di chiudersi prima dell’inverno».

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