Sabato, 27 aprile 2024 - ore 07.51

La Sars resta più letale

Coronavirus, il parere dell'infettivologo

| Scritto da Redazione
La Sars resta più letale

L'Adnkronos ha interpellato sull'emergenza coronavirus il Professor Massimo Andreoni, docente di Malattie infettive del policlinico Tor Vergata di Roma. Il Prof Andreoni ha cercato di ridimensionare il quadro della situazione, soprattutto per quanto concerne il paragone tra gli effetti del coronavirus e quelli della Sars: "Il fatto che il coronavirus abbia fatto registrare al momento, in Cina, più morti della Sars è un dato rilevante, ma che non significa che questo virus sia più letale".

Tralasciando il fatto che, stando ad alcuni conteggi, le morti legate alla Sars in Cina furono 390 e non 349 (quindi un numero superiore ai 361 decessi provocati fino ad ora dal coronavirus), il Prof Andreoni ha voluto puntualizzare che il tasso di letalità dei due virus non è comunque paragonabile: "Le morti globali provocate dalla Sars (774 ndr) sono state ben superiori e il numero di decessi bisogna sempre ricordare che è correlato con il numero delle infezioni: in numero assoluto le morti in Cina per coronavirus hanno superato quelle della Sars, ma il tasso di letalità del coronavirus rimane del 2,5%, contro il 9% della Sars. In termini di aggressività, dunque la Sars rimane una malattia più letale".

Di sicuro, la situazione nel nostro Paese è da considerare a tutti gli effetti sotto controllo: "L'Italia ha messo in atto tutti gli interventi corretti e che devono esser intrapresi per tenere sotto controllo la situazione. Anche aver isolato il virus è un elemento importante perché anche noi, come altri Paesi che lo hanno già isolato, abbiamo a disposizione il virus per mettere in atto tutte quelle strategie che richiedono di avere questo materiale: testare nuovi farmaci, controllare la risposta immunitaria dei pazienti, ricercare gli anticorpi neutralizzanti e, idealmente, sviluppare un vaccino. Ma credo che per farmaci e vaccini sia più probabile che sia l'industria farmaceutica, che ha tutte le attrezzature a disposizione, piuttosto che lo Stato italiano, a poter portare avanti le attività. Ma è stata una buona occasione per dimostrare le capacità dei nostri centri di ricerca".

 

 

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