Giovedì, 18 aprile 2024 - ore 16.08

Le conseguenze del Covid su povertà, disuguaglianza e clima dureranno fino al 2025?

Servono politiche adeguate per non ripetere le esperienze delle ultime, grandi epidemie del XXI secolo

| Scritto da Redazione
Le conseguenze del Covid su povertà, disuguaglianza e clima dureranno fino al 2025?

Adesso che la fase più critica dell’emergenza sanitaria sembra finalmente iniziare a chiudersi, le previsioni economiche post Covid si fanno man mano più ottimiste: quest’anno «in Italia e in Spagna – dichiara il premier Mario Draghi, oggi a Barcellona – si prevede un aumento del Pil rispettivamente del 4,2% e del 5,9%. Queste previsioni potrebbero essere riviste al rialzo, con il ritorno della fiducia fra le imprese e le famiglie».

Ma l’economia italiana nel 2020 si è contratta dell’8,9% dopo anni di crescita asfittica del Pil (+0,3% nel 2019), e adesso non si tratta “solo” di recuperare il terreno perso quanto di cambiare modello economico. Che non funziona più, com’è ormai evidente, e a maggior ragione il “ritorno alla normalità” sarebbe alquanto deludente come conferma lo studio Will the economic impact of Covid-19 persist? Prognosis from 21st century pandemics, appena pubblicato dal Fondo monetario internazionale (Fmi) insieme al Rff-Cmcc european institute on economics and the environment (Eiee).

Lo studio si basa sull’analisi delle conseguenze economiche e climatiche di cinque delle principali epidemie che hanno attraversato il XXI secolo prima del Covid – ovvero Sars, H1N1, Mers, Ebola e Zika –, giungendo alla conclusione che «una riduzione significativa della performance economica e effetti nella distribuzione del reddito» potrebbe durare fino al 2025.

«Questa pandemia ha colto tutti di sorpresa – dichiara l’economista del clima Massimo Tavoni, direttore dell’Istituto Eiee – Abbiamo assistito a diverse altre epidemie nel recente passato, con importanti e pericolose ripercussioni sulla sostenibilità economica e sociale. In questo studio, abbiamo esaminato questi eventi come lezioni per comprendere cosa andrebbe fatto diversamente questa volta».

Anche in termini di domanda di energia e di emissioni di gas serra le epidemie del recente passato hanno avuto un effetto «principalmente ciclico che non ha portato a miglioramenti sistematici dell’efficienza», aggiunge il primo autore dello studio, il ricercatore dell’Eiee Johannes Emmerling.

Sembra che questo sia il caso anche del Covid: non appena i motori dell’economia hanno timidamente ripreso a marciare, sia l’Ispra sia l’Enea hanno stimato per l’Italia emissioni climalteranti già in aumento.

Non a caso anche la ricerca Eiee- Fmi mostra come, anche se la domanda di energia e le emissioni di CO2 calano significativamente durante un evento pandemico, questo sia soprattutto a causa del persistente declino dell’attività economica, mentre solo un terzo circa della registrata riduzione delle emissioni di CO2 può essere attribuito alla decarbonizzazione dell’energia.

Ne consegue che «senza politiche mirate, gli effetti positivi per l’ambiente legati a una crisi pandemica sono destinati a non radicarsi», spiegano dal Cmcc.

Ecco che da una parte servono «una politica fiscale e altre macro politiche calibrate ai fini di una crescita equa e sostenibile», cui deve affiancarsi «una progettazione “verde” della destinazione delle risorse straordinarie stanziate, perché esse non mirino solo ad affrontare gli impatti economici e sociali della pandemia ma garantiscano anche una riduzione dell’intensità energetica e delle emissioni nel medio e lungo termine».

Si tratta dell’opzione più sensata anche dal punto di vista economico, non solo climatico. Come documenta un recente rapporto elaborato dallo Swiss Re Institute per Oxfam, se i leader politici non intraprendono subito azioni più ambiziose per affrontare la crisi climatica in corso, le economie delle nazioni del G7 «potrebbero vedere una perdita media dell’8,5% annuo entro il 2050, equivalente a 4,8 trilioni di dollari». E l’Italia in questo scenario subirebbe le perdite peggiori, pari all’11,4% del Pil: più delle perdite inflitte dal Covid nel 2020 (-8,9%), ogni anno.

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