Sabato, 20 aprile 2024 - ore 04.18

Mantova Rientrata da Kirov una delegazione del Museo della Seconda Guerra Mondiale del fiume Po

È rientrata da Kirov, Russia centrale, da poche settimane una delegazione del North Apennines Po Valley Park (www.napv.it) formata da Guidorzi Simone e Kristian Civetta per il Museo della Seconda Guerra Mondiale del fiume Po di Felonica (MN) e Filippo Spadi e Marco Del Vita per Gotica Toscana Onlus di Scarperia (FI).

| Scritto da Redazione
Mantova  Rientrata da Kirov una delegazione del Museo della Seconda Guerra Mondiale del fiume Po

L’obiettivo principale della delegazione era documentare e raccogliere informazioni, nonché verificare quanto sino ad ora conosciuto circa la fossa comune rinvenuta nel 2002, ma solo recentemente balzata agli onori della cronaca per via di presunti lavori edili nell’area. La fossa, o meglio le fosse, realizzate a ridosso della ferrovia vennero scavate per dare sepoltura alle migliaia di prigionieri di tutte le nazionalità belligeranti contro l’unione Sovietica (tedeschi, italiani, rumeni, ungheresi, belgi, francesi, norvegesi, ecc…) deceduti sui treni che dall’area di Stalingrado rientravano dopo aver trasportato munizioni e armamenti al fronte. Kirov infatti era una città industriale oltre il raggio d’azione dei bombardieri dell’Asse, nella quale si producevano armamenti e munizioni come i famosi lanciarazzi Katyusha, i mitra PPSH, i carri armati T34, spediti nell’inferno di Stalingrado via treno. Kirov rappresentava inoltre una importante retrovia dove vennero locati ospedali militari, sistemati nelle aree periferiche della città, per curare sia militari sovietici che prigionieri da avviare al lavoro, motivo per cui ad essi era comunque riservato un buon trattamento. Oggi i siti dove sorgevano gli ospedali sono riconoscibili grazie ai numerosi cippi dislocati in città in memoria dei deceduti.

Il tifo, il gelo e la denutrizione mietevano numerose vittime tra i prigionieri durante il viaggio in treno, ed allora i deceduti venivano spostati dai vagoni da trasporto agli ultimi vagoni dei convogli. Questi erano sganciati in corrispondenza delle fosse dove i contadini russi provvedevano ad una rapida sepoltura per paura di epidemie.

Grazie alla disponibilità delle autorità locali Russe, la delegazione NAPV ha incontrato il Sindaco della cittadina ove sorgono le fosse ed ha potuto appurare che nessuna opera edile sarà realizzata sul sito.

Nell’occasione, la temperatura di 30 gradi sotto zero non ha impedito ai ricercatori italiani di compiere un rapido sopralluogo sul posto e di accendere un lumino in ricordo dei morti. Successivi approfondimenti, ricerche d’archivio, interviste, hanno permesso di apprendere notizie sino ad oggi sconosciute o celate ai più. È stato appurato che i prigionieri non destinati ai campi di prigionia o che si ristabilivano dopo la degenza, venivano impiegati nei lavori più faticosi come boscaioli, muratori e falegnami, attività in cui gli Italiani eccellevano. In diversi casi, per i motivi più disparati, i prigionieri trovarono nuove famiglie che li accolsero, rimanendo poi parte integrante di esse al punto di cambiare cognome e tacere la verità anche ai propri figli nati da queste unioni.

Durante il piacevole soggiorno di Dicembre 2016 in terra Russa, la delegazione ha formalmente incontrato le autorità Russe locali al fine di ufficializzare tale ricerca e di presentare l’attività del NAPV. Grazie al lavoro svolto è venuta la possibilità per il NAPV di essere parte attiva nello scavo della fossa comune, scavo che si terrà durante i mesi del disgelo. Appare evidente che sia per la quantità ipotizzata di Caduti nelle fosse (diverse migliaia) che per la tipologia di terreno, lo scavo sarà tecnicamente complesso sin dall’inizio, per cui sarà necessario realizzare un cantiere di lavoro costituito da diversi Recovery Team provenienti da varie nazioni.

Dall’Italia partiranno dal mese di Giugno squadre di volontari per collaborare a tale importante progetto. I fondi necessari per finanziare le attività in uno scavo di natura molto complessa arriveranno dalle associazioni che compongono il NAPV e dai volontari stessi; sarà possibile tuttavia a chiunque contribuire al finanziamento della missione, affinché le squadre possano prolungare al massimo la permanenza sul sito.

Tale missione rappresenta per i musei del NAPV un’importante passo avanti per l’approfondimento della conoscenza della storia della Campagna di Russia, nonché una occasione irripetibile per i ricercatori di effettuare uno scavo così complesso assieme a colleghi di tutto il mondo.

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