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Marocco, la coesistenza religiosa come generatrice di prosperità. Di Marco Baratto

Riflessione sul discorso di SM Mohammed VI del 20 agosto 2016

| Scritto da Redazione
Marocco, la coesistenza religiosa come generatrice di prosperità. Di Marco Baratto

«L’interazione e la coesistenza religiosa generano delle società aperte, dove regnano l’affetto e la concordia, il benessere e la prosperità». Queste parole fanno parte del discorso che SM Mohammed VI ha rivolto al suo popolo in occasione della Festa della Rivoluzione del Re e del Popolo, appuntamento importante nella storia marocchina, che ricorda la fine della presenza coloniale. Ma queste espressioni assieme ad altre, come il richiamo a tutta la comunità marocchina di mantenere saldi i propri valori religiosi, storici e morali e di rigettare ogni forma di estremismo, rivestono una particolare attenzione nel mondo d’oggi. Nel prosieguo del suo messaggio, Sua Maestà ha ricordato anche la grande tradizione di tolleranza religiosa e politica che da sempre ha contraddistinto lungo i secoli il popolo e la Nazione marocchina. Il richiamo alla necessità di mantenere saldi i valori tradizionali e lo spirito appaiono oggi più che mai attuali.

Il Marocco, terra di Islam, è infatti da sempre luogo di incontro, di confronto e di dialogo. Da sempre, l’essenza marocchina ha saputo mantenere salda la propria fede nell’Islam e essere un ponte naturale tra tutti popoli le cui religioni si riconoscevano nel comune progenitore Abramo.

Come dimenticare che l’Andalusia alomoravide fu non solo luogo di incontro tra cristiani, ebrei e seguaci dell’Islam, ma un vero centro di cultura e alle volte di protezione. Basti qui ricordare la figura di Gerardo da Cremona che proprio nella Toledo del XII secolo poté incontrare proprio sotto la protezione almoravide figure come il grande erudito Rabbi ben Ezra, conosciuto anche come Abrāhām ibn ‛Ezrā.

In tempi a noi vicini il Marocco ha dato prova di questa sua grande tolleranza. Nel giugno del 1940, quando i francesi furono invasi dalla Germania nazista, i territori del Maghreb sotto l’amministrazione francese vennero considerati parte dello Stato fantoccio guidato dal vecchio maresciallo Pétain. Accadde allora che alle popolose minoranze dell’ebraismo sefardita, residenti da secoli nel Maghreb, vennero via via applicate, a partire dall’autunno del 1940, le misure vessatorie che il regime di Vichy aveva realizzato per ossequiare i nazisti. Anche in Marocco, il governatore di Vichy tentò varie volte di introdurre norme antiebraiche, ma la tenacia di SM Mohammed V fu tale che di fatto vanificò le norme del governo. Basti ricordare l’opposizione del sovrano a consegnare al governatore l’elenco dei cittadini marocchini di religione israelita, sostenendo che in Marocco non esistevano sudditi ebrei, ma solo sudditi marocchini. Tale gesto permise di fatto la salvezza della comunità ebraica marocchina negli anni tremendi della Shoah.

Il richiamo che oggi SM Mohammed VI ha fatto a tutti i marocchini all’estero come in Patria a essere saldi nei propri valori significa anche questo: essere dei buoni credenti nel messaggio di Pace dell’Islam e allo stesso tempo rimanere saldi ai valori di tolleranza e rispetto per tutti coloro che si riconoscono nelle grandi religioni monoteistiche rifuggendo dalle sirene dell’estremismo e del fanatismo.

Per questo credo che sia marocchini sia italiani dobbiamo fare nostre le parole di SM Mohammed VI , cercare veramente conoscerci meglio, conoscere le nostre tradizioni religiose e culturali e fare in modo che ogni città, ogni paese ove sia presente anche una piccola comunità di cittadini marocchini diventi un giardino di coesistenza religiosa e culturale; un giardino dove possano fiorire gli alberi della conoscenza e la prosperità delle Nazioni; un giardino per certi versi simile a quelli della Andalusia dove i discendenti di Abramo possano incontrarsi. Per questo, che non è solo un sogno, credo che si debba fare in modo che il Marocco e l’immagine del Marocco in Italia sia maggiormente valorizzata. È un atto di civiltà, è un fattore per la sicurezza e il progresso di tutti italiani e marocchini residenti nella penisola.

Dott. Marco Baratto (Associazione Culturale Euromediterranea - Incontri Culturali Franco Italiani)

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