Venerdì, 15 marzo 2024 - ore 06.21

(Mi)L'omaggio di Mattarella: ‘Da Manzoni critica lucida al nazionalismo esasperato

Nel 150 anniversario della morte , Cimitero monumentale, il Presidente ha deposto una corona presso il Monumento funebre del grande scrittore italiano

| Scritto da Redazione
(Mi)L'omaggio di Mattarella: ‘Da Manzoni critica lucida al nazionalismo esasperato (Mi)L'omaggio di Mattarella: ‘Da Manzoni critica lucida al nazionalismo esasperato (Mi)L'omaggio di Mattarella: ‘Da Manzoni critica lucida al nazionalismo esasperato

Milano. L'omaggio di Mattarella: ‘Da Manzoni critica lucida al nazionalismo esasperato e agli egoismi’

Nel 150 anniversario della morte , Cimitero monumentale, il Presidente ha deposto una corona presso il Monumento funebre del grande scrittore italiano.

Il presidente ha ricordato di Manzoni «lo sguardo lungimirante: capace di andare oltre: collegandosi – e spesso ispirandole - alle forze più vive e dinamiche della cultura italiana ed europea, pervase dall’aspirazione alla libertà, all’indipendenza, all’autodeterminazione. Un’aspirazione che non può essere disgiunta dall’opposizione e dalla ripugnanza nei confronti della tirannide, l’abuso di potere, la violenza, l’ingiustizia, specie contro i poveri, gli umili, gli indifesi».

Non ha esitato a definirlo: «A tutti gli effetti un padre della nostra Patria» «Al poeta Lamartine, che aveva parlato sprezzante di “diversità” di “popoli” italiani – ha ricordato il presidente Mattarella – Manzoni rispose con una lettera sdegnata: “No, non c’è più differenza tra l’uomo delle Alpi e quello di Palermo che tra l’uomo sulle rive del Reno e quello dei Pirenei».

«Cattolico integrale, ma mai integralista, Manzoni ha affrontato la questione dell’ingresso e della presenza delle masse cattoliche all’interno del processo risorgimentale e di formazione nazionale, respingendo ogni tentazione di mantenimento di forme di potere temporale della Chiesa, da lui considerato storicamente superato, origine di corruzione e fonte di gravi mali».

Mattarella, pur avendo evocato dispute tra critici d’opposta estrazione, ha scelto di concentrarsi su quello che ha definito “Manzoni civile”. «A proposito del Romanticismo e del Risorgimento italiano», ha spiegato, «si cita spesso la triade Dio, Patria e Famiglia, quasi in contrapposizione alla triade della Rivoluzione Francese, Libertà, Eguaglianza, Fraternità. È una cesura eccessivamente schematica. Il romantico e cattolico Manzoni, in verità, non rinnega i valori della Rivoluzione Francese, anzi, li approva e li condivide, insistendo soprattutto sul quello più trascurato, la fraternità. La Rivoluzione Francese, secondo Manzoni, aveva tradito questi valori, perché, con il giacobinismo, si era trasformata nell’ideologia del Terrore e della violenza. Nulla, per l’autore dei Promessi Sposi, è più nefasto delle teorie politiche astratte che immolano sull’altare della ragion di Stato i diritti di uomini o di intere popolazioni. Nulla, per lui, è più sacro della vita umana. La verità deve prevalere sulla menzogna, la tolleranza sull’odio, la pietà sulla violenza, la morale sul calcolo di convenienza. A differenza di molti suoi contemporanei, che vagheggiavano improbabili ritorni a ere classiche e pre-cristiane, scrive che non bisogna provare alcuna nostalgia per “la barbarie degli antichi”, un’epoca caratterizzata da guerre di conquista, stermini, distruzioni, sopraffazioni, riduzione in schiavitù».

«Nell’idea manzoniana di libertà, giustizia, eguaglianza e solidarietà», ha proseguito il presidente, «si può scorgere una anticipazione della visione di fondo della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo del 1948. Una carta fondamentale, nata dopo gli orrori della Seconda guerra mondiale, che individua la persona umana in sé, senza alcuna differenza, come soggetto portatore di diritti, sbarrando così la strada a nefaste concezioni di supremazia basate sulla razza, sull’appartenenza, e, in definitiva, sulla sopraffazione, sulla persecuzione, sulla prevalenza del più forte. Concetti e assunti che – come ben sappiamo - sono espressamente posti alla base della nostra Costituzione repubblicana. Dai diritti dell’uomo la concezione manzoniana si allarga a quella del diritto internazionale e dei rapporti tra gli Stati, dove si ritrova una critica lucida e serrata al nazionalismo esasperato. Perché la moralità, la fraternità e la giustizia devono prevalere sugli odi, sugli egoismi, sulle inutili e controproducenti rivalità».

E ha appoggiato le sue riflessioni alla citazione di un frammento delle Osservazioni sulla Morale Cattolica, pubblicato postumo: «”Bisogna sentire e ripetere che la somiglianza che ci dà l’essere d’uomo è ben più forte che la diversità di nazione”. Manzoni si spinge anche oltre, prefigurando la illiceità di accordi internazionali ratificati sulla testa di popoli e Stati».

La conclusione, efficacissima se si pensa alle pagine della peste e del tumulto, nell’assieparsi del popolo davanti alla casa del vicario di provvisione, ha condotto Mattarella a una riflessione attualissima: «Vorrei segnalare un ultimo aspetto che mi sembra di grande interesse. Sono state scritte pagine illuminanti sulla vicinanza, l’empatia, la condivisione dell’autore dei Promessi Sposi nei confronti delle masse popolari, che per la prima volta diventano protagoniste di un romanzo. Utilizzando una terminologia odierna, possiamo parlare di un Manzoni certamente “popolare”, ma non “populista”. Il legame controverso che Manzoni stabilisce tra potere e opinione pubblica, tra giustizia e sentimenti diffusi, ci induce a riflettere - sia pure in tempi incommensurabilmente distanti - sui pericoli che corrono oggi le società democratiche di fronte alla diffusione del distorto e aggressivo uso dei social media, dell’accentramento dei mezzi di comunicazione nelle mani di pochi, della disinformazione organizzata e dei tentativi di sistematica manipolazione della realtà. E, anche, sulla tendenza, registrabile in tutto il mondo, delle classi dirigenti a assecondare la propria base elettorale o di consenso e i suoi mutevoli umori, registrati di giorno in giorno attraverso i sondaggi, piuttosto che dedicarsi a costruire politiche di ampio respiro, capaci di resistere agli anni e di definire il futuro.  (…)

Fonte : famiglia cristiana

 

 

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