Durante le nostre vacanze ci siamo trovati nel centro della tragedia che riguarda la questione migranti di questo ultimo periodo.
Kos è una piccola isola che dista circa 5 km dalla costa turca e, senza contare il gran numero di turisti, generalmente è popolata da 30.000 abitanti. Gli immigrati hanno raggiunto le 7.000 unità circa questo mese e crescono giorno dopo giorno. All’inizio furono ospitati nello stadio della città di Kos, ma, a causa del caldo afoso, dopo 24 ore sono stati spostati. Per la mancanza di luoghi di accoglienza adeguati, e a causa della situazione straordinaria (mai, prima d’oggi, la Grecia si era trovata ad affrontare una tale emergenza), i richiedenti asilo sono stati ospitati su una nave, predisposta alla registrazione e all’accoglienza degli stessi. Purtroppo l’imbarcazione può ospitare fino a 2.500 individui, quindi i restanti si trovano in prossimità del porto, in tende, e in un albergo dismesso, a cui il Sindaco si è premurato di far arrivare almeno l’acqua corrente.
Negli ultimi mesi le coste greche hanno subito un incremento degli sbarchi poiché in Libia vi è uno stato sempre più precario, ed Egitto e Algeria hanno aumentato i requisiti per il rilascio del visto ai siriani. Ciò ha obbligato molti migranti a percorrere tratte diverse.
Quello che per noi sarebbe intollerabile, ormai a Kos è diventato la quotidianità: i migranti rappresentano il 23% della popolazione totale dell’isola. Questa contingenza è vissuta dai cittadini greci con profondo senso di responsabilità e civiltà. Di ciò si è consapevoli nel momento in si cammina lungo le sponde del porto in cui sono attraccati decine di gommoni, costati i propri risparmi a questi disperati pieni di speranza. Fa davvero riflettere come il paese maggiormente in difficoltà dell’Unione Europea si riveli il più profondo promotore dei principi europei, non solo tramite le sue autorità amministrative ma grazie, soprattutto, ai singoli cittadini: siamo stati testimoni di edicolanti che permettevano ad alcuni siriani di caricare i propri cellulari; bottiglie d’acqua e giocattoli donati dai cittadini di Kos. In effetti, non potrebbero fare altrimenti gli abitanti di un paese che espone, nonostante l’Europa sia stata motivo di austerità ed umiliazione, le bandiere greca ed europea, l’una accanto all’altra, in ogni occasione e con orgoglio.
Proprio grazie a questo atteggiamento dei cittadini di Kos, le notizie allarmistiche della stampa risultano eccessive. Da casa ci giungevano avvisi e preoccupazioni, mentre noi eravamo testimoni di una gestione ordinata, sicura, all’insegna del rispetto delle persone, concetto perso in altri paesi.
Intanto, sui muri di Kos compare la scritta: no-one is illegal
Kos, Agosto 2015 Eleonora Sessa e Daniele Aglio (Cremona)
La redazione di welfare ringrazia Eleonora e Daniele per la disponibilità alla loro testimonianza
Intervista Gian Carlo Storti