Il Museo del Violino, nell’ambito della rete friends of Stradivari ospita in esposizione temporanea il violino ‘Back’, ‘Josefowitz’ ca. 1667, un raro esemplare rappresentativo della primissima produzione di Antonio Stradivari, caratterizzata da una forte influenza dello stile di Nicolò Amati, e ancora distante dallo stile formale e robusto che il maestro cremonese raggiungerà nei prodotti del suo “periodo d’oro” a cavallo dei primi due decenni del 1700.
Come la quasi totalità dei violini del periodo “Barocco”, questo ha subìto nel tempo quel processo di ammodernamento che, al fine di assecondare le esigenze dettate dall’evoluzione della musica e della tecnica strumentale, ha visto la sostituzione e modifica della tastiera, del manico e della catena: elementi determinanti per l’ergonomia e la resa sonora degli strumenti ad arco.
In un’operazione di cui si conosce un solo precedente storico su un violino di Stradivari, la proprietaria Bambarone Art Foundation ha patrocinato un progetto di “riconversione” del violino a una condizione che, sulla base di una serie di approfondimenti tecnici e storici, si avvicinasse al più possibile all’originale, nel tentativo di esplorarne le qualità e potenzialità sonore nell’ambito delle performance musicali storicamente informate.
Questo progetto è presentato in una nutrita monografia prodotta da Jost Thöne Verlag, a cura di Jonas Thöne, che raccoglie numerosi approfondimenti sullo strumento e sull’operazione di riconversione, affidata al liutaio Johannes Loescher, la quale negli ultimi mesi ha costituito argomento di stimolanti discussioni all’interno della comunità del violino. Tra gli autori dei contributi, Carlo Chiesa e Francesco Toto animeranno, insieme ai curatori del volume e al conservatore del museo Riccardo Angeloni, la presentazione di questo libro ricco di studi e ricerche originali e di immagini di altissima qualità, che si terrà presso la Sala Fiorini del Museo il 26 settembre alle 16.30.