MILESI (IDV): LETTERA APERTA A RENATA POLVERINI. FARE AFFARI CON LA LIBIA NON E’ “BERE UN BICCHIER D’ACQUA”
“Quanto pubblicato domenica 16 gennaio a pag. 17 de “La Provincia”, circa l’interesse della famiglia Gheddafi a investire sulle Terme di Fiuggi sarebbe, se vera, una notizia davvero sconcertante.
Che il mondo degli affari e il mercato – ha dichiarato il Consigliere Provinciale IDV Clarita Milesi - abbiano regole che non lasciano spazio ai sentimenti è risaputo e nessuno pretende certo di credere nelle favole, natale ormai è passato da un pezzo, tuttavia fa specie dover subire uno schiaffo così forte da parte di chi, grazie al potere finanziario di cui dispone, può permettersi di fare il bello e il brutto tempo sulle spalle dei lavoratori”.
“Francamente – ha aggiunto l’esponente IDV – la mia iniziativa, per rispetto del dramma inaccettabile e del sopruso perpetuato ai danni dei lavoratori, delle famiglie e dell’intera comunità cremonese, vuole essere una denuncia polemica su come il Governo Regionale e Nazionale non abbiano saputo far valere il proprio potere di contrattazione bilaterale con un paese estero, ritenuto amico, ma anzi si consentirebbe il duplicarsi di situazioni come quelle di Tamoil Cremona in altre regioni e altri settori. Mi auguro – ha concluso Clarita Milesi – che la mia lettera aperta, indirizzata al Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, possa essere condivisa e sottoscritta dall’intero Consiglio Provinciale”.
“Egregio Presidente,
apprendo dalla stampa la notizia di trattative in corso e dell’interesse dichiarato dalla famiglia Gheddafi sulle Terme di Fiuggi. A quanto pare il leader libico sarebbe pronto a investire 250 milioni di euro su un progetto imprenditoriale teso a risollevare le sorti della stazione termale in oggetto.
Gentile Presidente, so bene che di questi tempi una cifra così consistente non può che non far comodo ma sento il dovere morale di avvertirla: non è tutto oro quello che luccica. L’affidabilità e l’etica delle società gestite o facenti capo a Gheddafi sono pari a zero e il caso Tamoil lo dimostra. Il Colonnello, mi creda, non è un benefattore ma uno speculatore. Lei, Presidente, ha il dovere istituzionale, oltre che morale, di tutelare i cittadini che rappresenta, scongiurando pericolosissime speculazioni che non hanno certo come interesse lo sviluppo del territorio o la filantropia fino a se stessa. I potenziali posti di lavoro che il dittatore libico promette per i cittadini ciociari sono gli stessi che si rischiano di distruggere qui a Cremona.
Egregio Presidente, non consenta che affaristi senza scrupoli danneggino la comunità e i cittadini.
Il compito di ogni amministratore è quello di tutelare il bene della collettività e ogni decisione o scelta politica non riguarda solo i propri elettori ma tutti i cittadini. Lo sviluppo, l’occupazione e il benessere del territorio sono gli obiettivi di qualsiasi rappresentante istituzionale ma la regola machiavellica del fine che giustifica i mezzi non può rappresentare l’unica logica possibile. Questi risultati non possono non provenire da una seria programmazione di lungo periodo accompagnata da interventi strutturali sostenibili.
Questa mia lettera, Presidente, non si arroga certo la pretesa di volerle insegnare come fare il proprio lavoro o come portare avanti il proprio mandato, vuole solo evitarle una scelta che, a mio avviso, oltre a essere la peggiore potrebbe segnare il superamento del punto di non ritorno.
La prego vivamente di riflettere, qualora la notizia risultasse vera nei giorni futuri, per evitare di far pagare alla sua gente, nel nome del Dio Denaro, un prezzo ingiustificatamente alto, contribuendo a un potenziale dramma che qui a Cremona stiamo disperatamente cercando di scongiurare.
Cordiali saluti
Clara Rita Milesi
Consigliere Provinciale Italia dei Valori - Cremona