Al centro della conferenza sul futuro del Darfur che si è svolta il 10 luglio la riprogrammazione del Doha Document for Peace in Darfur (DDPD), firmato il 14 luglio 2011. Obiettivo è “Unire gli sforzi di tutti i cittadini darfuriani per creare e preservare il benessere di tutto il paese” ha affermato Tijane El-Sissis leader del LJM e capo dell’Autorità Regionale del Darfur (Darfur Regional Authority-DRA) all’avvio dei lavori. Tra gli inviati all’incontro tenutosi ad El Fasher, capitale del Nord Darfur, c’erano rappresentanti del governo sudanese e dei cinque stati del Darfur, rappresentanti del Liberation and Justice Movement (LJM), l’unico movimento ribelle firmatario degli accordi di Doha, portavoce di organizzazioni internazionali e alti funzionari dell’ONU.
Dure le critiche dei rappresentanti dei rifugiati che accusano l’Autorità Regionale del Darfur (Darfur Regional Authority-DRA) di aver invitato solamente i rappresentanti dell’LJM e quelli più vicini alle posizione del governo, senza consultare i loro veri rappresentanti. Il coordinatore del campo di Zalingei, nel Darfur centrale, ha dichiarato fermamente che l’LJM non parla a nome di tutti gli IDPs e che non è tempo di inutili conferenze perché “ il popolo sudanese ha bisogno di cooperare per rovesciare il regime di Khartoum”.
Al termine della conferenza Tijane El-Sissis leader del LJM e capo del DRA ha ammesso i ritardi nell’implementazione dell’accordo di pace, soprattutto a causa della mancanza di finanziamenti che ha impedito lo svolgersi del referendum sullo status amministrativo della regione e l’organizzazione delle operazioni di ritorno volontario degli IDPs. Per l’Autorità Regionale sono necessari 2 miliardi di $ per implementare il piano di ricostruzione e progetti di sviluppo per risollevare la regione dopo anni di guerra civile. Secondo quanto dichiarato dal leader, il Qatar, presente alla conferenza come mediatore, sarebbe disposto a sborsare 31 milioni di $ per assistere il ritorno degli sfollati.