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Perché la variante Delta e' così pericolosa: le cinque cose da sapere

Gli scienziati della Scuola di Medicina della prestigiosa Università di Yale (Stati Uniti) hanno descritto nel dettaglio quali sono le caratteristiche più preoccupanti della variante Delta del coronavirus SARS-CoV-2, emersa in India a dicembre 2020 e ora dominante in molti Paesi. Ecco perché è così importante vaccinarsi in massa contro di essa.

| Scritto da Redazione
Perché la variante Delta e' così pericolosa: le cinque cose da sapere

Se lo scorso inverno la seconda ondata di contagi della pandemia di COVID-19 è stata guidata dalla variante Alfa (ex inglese B.1.1.7), è indubbio che la terza è attualmente catalizzata dalla variante Delta, precedentemente conosciuta come “seconda variante indiana” e classificata con il codice B.1.617.2. Il ceppo, identificato per la prima volta in India nel dicembre del 2020, lo scorso maggio è diventato dominante nel Regno Unito e recentemente ha conquistato lo “scettro” anche in Spagna, Portogallo, Italia ed altri Paesi. Anche negli Stati Uniti è il motore principale delle nuove infezioni. Non a caso è stata inclusa nel gruppo delle varianti di preoccupazione dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, assieme all'Alfa, alla Beta (ex sudafricana) e alla Gamma (ex brasiliana), a causa di alcune caratteristiche particolarmente minacciose per la salute pubblica. A descrivere nel dettaglio le cinque informazioni più significative sulla variante Delta gli scienziati americani della Scuola di Medicina della prestigiosa Università di Yale; eccole qui di seguito.

La variante Delta è più trasmissibile

Come affermato dagli scienziati dell'istituto Yale Medicine, la variante Delta si sta attualmente diffondendo con una velocità del 50 percento superiore rispetto alla variante Alfa, che a sua volta è del 50 percento più contagiosa rispetto al ceppo originale e “selvatico” del coronavirus SARS-CoV-2 di Wuhan. “In un ambiente totalmente privo di restrizioni, dove nessuno è vaccinato o indossa la mascherina, si stima che una persona infetta dal ceppo di coronavirus originale in media infetterà altre 2,5 persone”, ha dichiarato il professor F. Perry Wilson, epidemiologo presso l'Università di Yale. “Nello stesso ambiente, la Delta si diffonderebbe da una persona forse ad altre 3,5 o 4 persone”, ha aggiunto lo scienziato. Questa estrema contagiosità risulta evidente dall'impennata delle curve epidemiologiche, con contagi in crescita esponenziale praticamente ovunque. Per l'OMS si tratta della variante di preoccupazione "più veloce e adattata", che porterà a un'inevitabile accelerazione della pandemia, secondo il professor Wilson. Dal Regno Unito, dove la Delta circola intensamente da diverse settimane, è giunto tuttavia un interessante studio della Public Health England (PHE), nel quale è stato dimostrato che il tasso di attacco secondario – un indice della contagiosità – è calato settimana dopo settimana e ora è equiparabile con quello della Alfa. Saranno necessari studi più approfonditi per determinare quale sia l'esatta contagiosità del lignaggio emerso in India.

Chi non è vaccinato rischia di più

Secondo lo studio “REACT-1 round 12 report: resurgence of SARS-CoV-2 infections in England associated with increased frequency of the Delta variant” guidato da scienziati della Scuola di Salute Pubblica dell'Imperial College di Londra, i bambini e gli adulti con meno di 50 anni hanno probabilità significativamente superiori (2,5 volte in più) di contrarre la variante Delta rispetto alle varianti precedenti. “Poiché le fasce di età più avanzate vengono vaccinate, coloro che sono più giovani e non vaccinati avranno un rischio maggiore di contrarre COVID-19 con qualsiasi variante, tuttavia la Delta sembra avere un impatto maggiore sui gruppi di età più giovani rispetto alle varianti precedenti”, ha dichiarato il dottor Inci Yildirim, specialista in malattie infettive pediatriche e vaccinologo presso lo Yale Medicine. In Italia secondo la mappa delle vaccinazioni di Our World in Data il 43,6 percento della popolazione risulta vaccinata, ma c'è un numero enorme di giovani (soprattutto sotto i 29 anni) e bambini (sotto i 12 non ci sono vaccini approvati) non ancora coperto. Non c'è da stupirsi che l'attuale età media dei contagiati risulta molto più bassa che in precedenza. Molti giovani inoltre si sentono “immuni” dalla COVID-19, ma come mostra questo recente studio britannico, in quelli ospedalizzati i tassi di complicazioni con danni agli organi sono solo di poco inferiori di quelli rilevati negli ultracinquantenni. In molti vengono dimessi dagli ospedali impossibilitati di prendersi cura di sé.

 
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