Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 13.46

Pizzetti risponde a Toninelli La riforma della Costituzione non è una 'truffa' ma un buon compromesso democratico

L’ onorevole Toninelli ha confuso il ruolo di parlamentare con quello di agente tributario. Fa un uso compulsivo del termine ‘truffa’. La riforma della seconda parte della Costituzione è un buon compromesso democratico.

| Scritto da Redazione
Pizzetti risponde a Toninelli La riforma della Costituzione non è una 'truffa' ma un buon compromesso democratico

Così come un buon compromesso democratico fu la Carta approvata dall’Assemblea Costituente la cui prima parte, quella dei principi fondamentali e dei diritti dei cittadini, in nulla viene scalfita dall’odierna riforma. Non siamo in presenza di alcuna torsione autoritaria. I presìdi di garanzia rimangono inalterati nelle loro funzioni. Ciò che cambia, a mio giudizio in meglio, sono la funzione legislativa e di controllo del Parlamento, la responsabilità del Governo, il ruolo delle Regioni, la partecipazione dei cittadini. Vengo puntualmente alle denuncia di truffe dell’onorevole Toninelli. Si, la riforma costituzionale assicura più credibilità all’Italia. Basta leggere ciò che scrivono nei loro report le va- rie Agenzie e Istituti economici internazionali, oppure i giornali (buon ultimi Die Welt, Le Figaro, L’Ec ono mi st ). Senza tralasciare la Commissione Europea.

Tralascio invece, per non abusare, gli indicatori economici che pure qualcosa hanno a che fare con il processo di riforme. Non solo perché finalmente si da corpo ad un’esigenza repubblicana matura da quarant’anni. Soprattutto per il fatto che, definendo meglio le funzioni di Regioni, Governo e Parlamento anche col superamento del bicameralismo paritario, finalmente si assicura stabilità al sistema politico-istituzionale. La stabilità è condizione di credibilità. La credibilità è premessa per la crescita. L’instabilità ha storicamente minato il sistema italico. Le leggi d’iniziativa popolare. A Costituzione vigente necessitano di cinquantamila firme per essere attivate e una volta giunte in Parlamento finiscono negli archivi. Infatti il Parlamento non ha nessun obbligo d’esame. Con la Costituzione riformata serviranno centocinquantamila firme, a supporto di proposte di legge che non finiranno in cantina perché il Parlamento avrà l’ob - bligo di discuterle. Per recepirle in toto o in parte. O per respingerle.

La riforma introduce per la prima volta nell’ordinamento il referendum propositivo, ovviamente da normare con legge ordinaria. Occorrerà approfondire se portare in automatico a referendum le proposte di legge d’iniziativa popolare respinte dal Parlamento. I referendum abrogativi. Si istituisce un nuovo per- corso, accanto all’attuale che rimarrà anche in futuro (cinquecentomila firme e partecipazione della metà più uno dei cittadini elettori per assicurarne la validità). S’innalzano le firme a ottocentomila ma si abbassa il quorum di validità, portandolo alla metà più uno dei votanti alle ultime elezioni politiche. Una bella differenza. Chiunque può cogliere come la maggior opportunità offerta ai cittadini sia enorme. Negli ultimi anni i referendum sono tutti falliti per mancato raggiungimento del quorumelevato. Abbattendolocosìfortemente ireferendum saranno molto più accessibili e non sarà più possibile confidare in campagneastensionistiche. Oltre che la partecipazione popolare diretta, si arricchirà anche la discussione di merito e così la qualità del confronto democratico. L’onorevole Toninelli lamenta l’innalzamento delle firme. Segue semplicemente l’andamento demografico. Eravamo quarantacinque milioni nel 1948, siamo quasi sessantuno milioni oggi. L’attuale meccanismo referendario, come detto, resta per di più in essere. L’immunità parlamentare. È caratteristica di tutti i Parlamenti, a presidio dell’autonomia dell’I st i tu z i on e primaria. Va colpita la degenerazione di parte della classe politica, non eliminato l’istituto di garanzia. Nel nuovo Senato entreranno sindaci eletti direttamente dai cittadini e consiglieri regionali scelti dai cittadini con voto di preferenza. Vale a dire persone tra le più legittimate dal voto popolare. Mantovani, se le accuse saranno confermate, ègramigna. Alloni, Lena,Malvezzi nonlo sono. Perché accomunarli e metterli nel medesimo sacco putrido? Sarebbe questa la buona politica? Il nuovo Senato darà finalmente voce nazionale alle comunità locali, valorizzando la Repubblica non sinonimo di Stato bensì fondata su Stato, Regioni, Comuni secondo un mai sufficientemente valorizzato principio di sussidiarietà.

Tralascio le affermazioni dell’onorevole Toninelli sulla “maggioranza incostituzionale” perché ad esse ha puntualmente risposto la Corte Costituzionale. Affermare peraltro che il Jobs Act e gli investimenti sulla scuola “hanno reso gli italiani più poveri di diritti e di denari”, oltre a non c’entrare nulla con la Costituzione, è a dir poco bugia stravagante. Le risorse immesse nella scuola non hanno precedenti negli anni recenti. Vedremo quali effetti produrranno. Gli effetti del Jobs Act invece li abbiamo già visti, con la diminuzione della precarietà e l’assunzione a tempo indeterminato di decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici. Tutto questo basta? No. La crisi ancora morde ma di certo gli interventi hanno migliorato la condizione di tante persone. Non è forse questo il fine di una buona politica? Ci vuole un’abbondante dose di spregiudicatezza per attribuire al Governo in carica da un anno e mezzo un aumento enorme di povertà. A parte gl’interventi contro la povertà previsti nella legge di stabilità tra poche ore al vaglio del Parlamento, questi si senza precedenti recenti, l’onorevole Toninelli ha provato ad alzare lo sguardo dallo scranno camerale rivolgendolo al mondo? Ha notato o sentito parlare di crisi globale, peggiore persino di quella pesantissima del 1929?

Oltretutto dovrebbe imparare a far di conto sugli anni di governo del Pd. In ogni caso, anche ciò cosa ha a che fare con la Costituzione? Che connessione c’è tra Costituzione e eliminazione del vitalizio per i condannati? Nessuna. Propaganda negativa per difetto d’argomenti. Oltretutto il vitalizio per i parlamentari in carica non esiste più e quello per i parlamentari cessati condannati in via definitiva è già stato eliminato. Fortunatamente saranno i cittadini nel referendum a decidere se mantenere l’attuale impianto costituzionale o innovarlo, adattandolo ai cambiamenti intervenuti nella società italiana nel corso di settant’anni. Come ulteriore arricchimento della democrazia.

Luciano Pizzetti (senatore del Pd)

 

 

 

 

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