Ricordo di Franco Marini | Antonio Agazzi (Crema)
È volato in cielo Franco Marini, il “lupo marsicano” dell’Appennino abruzzese, ufficiale degli Alpini, una vita nel sindacato e in politica, vissuti come missione, passione e impegno civile, all’insegna del pragmatismo tipico dei montanari, ispirato ai valori più forti del cattolicesimo sociale, vissuto in modo genuinamente laico, mai inutilmente proclamato.
Un po’ come nel caso di Sandro Pertini, la Sua immagine resta scolpita nella nostra memoria con il ‘corredo’ dell’immancabile pipa. Presidente del Senato, Ministro del Lavoro, Segretario nazionale della CISL e del PPI, aveva 87 anni e si era ammalato di Covid in Gennaio... Sfiorò anche la Presidenza della Repubblica e questo fu il finale un po’ amaro di una brillante carriera sindacale e politica. Da Ministro del Lavoro nel VII Governo presieduto da Giulio Andreotti - dal quale era molto apprezzato, anche se poi si trovarono candidati in contrapposizione alla Presidenza del Senato -, nei primi anni ‘90, ricordo che consentì ai dipendenti dell’Olivetti - l’Ing. Carlo De Benedetti aveva chiuso lo stabilimento di Crema, la mia città - di arrivare tutti alla pensione, facendoLi assumere nella Pubblica Amministrazione, molti alle Poste di Milano: discutibile fin che si vuole ma per tante famiglie fu, ovviamente, una soluzione importante, meglio pendolari per qualche anno che disoccupati...adulti. A dire il vero, l’allora Vescovo di Crema, S.E. Mons. Libero Tresoldi, chiese e ottenne di essere ricevuto dal Presidente Andreotti, incontro che deve aver avuto un ruolo nello sbloccare la condizione dei lavoratori cremaschi, certamente, tuttavia, con il concorso fattivo del Ministro del Lavoro Franco Marini. Personalmente Lo incrociai al Congresso Nazionale del Partito Popolare Italiano, quello presieduto dal Senatore a vita Emilio Colombo e convocato a Roma, all’Hotel Ergife, dalla Presidente del Partito, Rosa Russo Iervolino, a seguito delle dimissioni, dopo la sconfitta alle Elezioni Politica del 1994, di Mino Martinazzoli: il PPI, in alleanza con il Patto Segni e in posizione orgogliosamente competitiva sia con la “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto, sia con il neonato “Polo delle libertà e del buon governo” di Silvio Berlusconi, vigente il ‘Mattarellum’ - maggioritario uninominale più una quota di proporzionale -, diciamo che, prevedibilmente, non ebbe una grande risultato e Martinazzoli, da Brescia, si dimise,.via fax.
Ebbene, a quel Congresso cui anch’io ero giovane delegato, tra le due candidature ‘sul tavolo’, Rocco Buttiglione e Nicola Mancino - subentrato in corsa all’ex Presidente delle Acli Giovanni Bianchi -, Franco Marini scelse di appoggiare Buttiglione, per cui posso dire che votammo allo stesso modo. Poi, tuttavia, con la scissione del partito tra ‘Popolari di Gerardo Bianco’ e CDU di Rocco Buttiglione, Lui fece la scelta del centro-sinistra e dell’Ulivo, quindi prima nella Margherita, in seguito nel Partito Democratico, sempre con il tratto dell’uomo e del politico leale, rispettoso degli avversari, che Gli viene unanimemente riconosciuto. Ci lascia, in conclusione, un’altra significativa figura di laico cristiano che ha saputo generosamente e con onore servire il mondo del lavoro, il bene comune, la democrazia, le Istituzioni della Repubblica: sono esempi che abbiamo il dovere di consegnare ai giovani perché ne sappiano raccogliere il testimone.
Antonio Agazzi (Crema)