Di più: Machyna crede che si potrebbero attrarre gli slovacchi che lavorano all’estero se si migliorano le condizioni di lavoro. Ad esempio, i 40.000 che sono attualmente in Repubblica Ceca per lavoro o i 42.000 in Austria, molti dei quali sono impiegati nell’industria e potrebbero invece trovare una occupazione in Slovacchia. Il problema è che né le agenzie del lavoro né le imprese hanno interesse a fare corsi di riqualificazione, e le prime spingono sulle seconde per reclutare personale all’estero. Kovo in ogni caso è d’accordo sull’assunzione di figure esperte di alto livello da altri paesi, in settori in cui la forza lavoro locale è carente.
I datori di lavoro la vedono in modo diverso. L’agenzia Tasr cita ad esempio un dirigente di una azienda metalmeccanica specializzata che ha bisogno di almeno 30 lavoratori: «Servono almeno tre anni per formare al meglio un dipendente nella nostra fabbrica», ha detto, «sempre che abbia già una conoscenza di base perché abbiamo macchine progettati appositamente per i nostri prodotti». Inoltre, quel dirigente ha confessato di avere avuto esperienze negative dalle persone slovacche assunte, che spesso «mancano di disciplina», non sanno seguire un normale programma di produzione, e «alcuni semplicemente non vogliono lavorare».
Un recente studio della società di consulenza EY insieme alla Camera di Commercio Americana vede la mancanza di personale qualificato come una delle maggiori preoccupazioni delle aziende che operano in Slovacchia. Ben il 65% deglle imprese intervistate la pensa così. In particolare, mancano figure per posizioni manageriali e tecniche, per le quali non è possibile credere che sia sufficiente formare i disoccupati di lungo periodo.
Fonte : buongiorno slovacchia