Sabato, 11 maggio 2024 - ore 13.43

Stiamo entrando in un’era di pandemie: senza sostenibilità Covid-19 sarà solo l’inizio

Istituto superiore di sanità: ''Dobbiamo affrontare il legame tra crisi sanitarie, povertà, disuguaglianze strutturali e degrado ambientale''

| Scritto da Redazione
Stiamo entrando in un’era di pandemie: senza sostenibilità Covid-19 sarà solo l’inizio

Dopo la pandemia da Covid-19 il probabile destino del virus Sars-Cov-2 non è quello di sparire ma diventare endemico, con dei focolai stagionali; ma anche nuove ondate epidemiche restano possibili, soprattutto nei paesi con una bassa copertura vaccinale.

È questo il principale messaggio arrivato al Global health summit dal team internazionale di esperti istituito dalla presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen e dal premier italiano Mario Draghi, co-presieduto dal presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss) Silvio Brusaferro. Per questo «nessun Paese sarà al sicuro fino a quando tutti i Paesi non lo saranno».

Ma il rischio di ulteriori pandemie non si limita all’evoluzione di Covid-19. Anzi: gli scienziati del Global health summit scientific expert panel sottolineano che il mondo sta entrando in una ‘age of pandemics’, ovvero in un’era di pandemie. Come mai?

«Per ridurre il rischio di future pandemie dobbiamo affrontare il legame tra crisi sanitarie, povertà, disuguaglianze strutturali e degrado ambientale – spiega Brusaferro – La frequenza e la natura delle prossime pandemie dipendono fortemente dalla nostra capacità di adottare stili di vita sostenibili, dall’implementazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile e dall’approccio ‘One Health’. Occorre agire ora per porre fine all’epidemia, investimenti di oggi costruiranno le basi per una preparedness e una risposta adeguata domani».

Del resto come ricordano da Greenpeace, già l’anno scorso l’Ipbes – l’organismo scientifico delle Nazioni Unite che si occupa di biodiversità e servizi ecosistemici – avvertiva dell’esistenza di circa 850 mila virus che potrebbero avere la capacità di trasferirsi alle persone, come avvenuto con Sars-Cov-2. In altre parole la pandemia ci ha mostrato quanto la distruzione della natura possa condizionare la salute, umana oltre che quella del pianeta.

Si tratta di un circolo vizioso, che una sola specie animale – quella umana – sta perseguendo nonostante gli enormi danni provocati alle altre specie e in definitiva a sé stessa.

Secondo l’Ipcc, altro organismo scientifico dell’Onu, a causa della crisi climatica in corso sono già un milione le specie animali e vegetali a rischio estinzione e l’80% degli uccelli e dei mammiferi rischia di sparire proprio a causa della distruzione dei propri habitat. Inoltre, come sottolineano da Greenpeace, nel mondo ogni due secondi un’area di foresta grande come un campo da calcio viene rasa al suolo soprattutto per produrre soia destinata alla mangimistica e far spazio a pascoli di bovini.

L’Organizzazione mondiale della sanità – argomentano dall’associazione ambientalista – avverte che il rischio di epidemie virali cresce in un mondo dove il delicato equilibrio tra esseri umani e microbi viene alterato da diversi fattori, tra i quali i cambiamenti del clima e la distruzione degli ecosistemi. I salti di specie (spillover) infatti, possono verificarsi con maggiore probabilità quanto gli equilibri naturali vengono messi a rischio. Ecco perché per proteggere la nostra salute dobbiamo fermare la distruzione della foreste del Pianeta. Cosa possiamo fare per fermare la distruzione e la perdita di biodiversità? Innanzi tutto, possiamo ridurre la produzione e il consumo di carne. Inoltre, dobbiamo pretendere che l’Unione europea approvi una normativa che impedisca il commercio di prodotti e materie prime, come carne e soia, legate alla distruzione di ecosistemi di grande valore e alla violazione dei diritti umani».

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