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Sudan-Sud Sudan: Le trattative ad Addis Abeba

| Scritto da Redazione
Sudan-Sud Sudan: Le trattative ad Addis Abeba

(Fonti: Afp, Sudan Tribune, BBC, Misna, Reuters)

Dopo quattro giorni di intensi colloqui è arrivata il 27 settembre la firma di un accordo sulla sicurezza tra i governi di Sudan e Sud Sudan. L’accordo, firmato dal ministro della difesa sudanese Abedel Rahum Mohammed Hussein e dalla controparte sudsudanese John Kong Nyuon, prevede l’istituzione di una zona di sicurezza lungo i 1800 Km di confine non ancora definiti. Nel documento sono contenute anche una serie di garanzie sulle libertà fondamentali (movimento, residenza, lavoro, proprietà) per i cittadini di entrambi gli stati. Entrambe le parti si sono dette soddisfatte dai risultati raggiunti ma la sfida ora è l’accordo sulle regioni contese.

Le richieste di Khartoum. Il mese scorso le due parti hanno raggiunto un’intesa sulla questione petrolifera ma Khartoum oltre all’accordo sulla sicurezza chiede che Juba metta fine al sostegno dato ai gruppi di ribelli attivi in Kordofan Meridionale e nel Nilo Azzurro prima che il governo sudsudanese dia nuovamente avvio alle estrazioni petrolifere, ferme dallo scorso gennaio. Juba nega qualsiasi legame con l’SPLM-N. Khartoum ha inoltre chiesto che a mediare i colloqui di pace siano esclusivamente i rappresentanti dell’Unione Africana, ribandendo il proprio no alla presenza di mediatori stranieri.

Passi in avanti sulla questione di Abyei? Il governo del Sud Sudan ha accettato la proposta avanzata dall’Unione Africana che prevede lo svolgersi di un referendum sullo status della regione di Abyei nell’ottobre 2013.  In realtà il referendum era già previsto dal Trattato di pace del 2005 (CPA) ma non si è mai svolto per il mancato accordo tra i due governi sulla titolarità del diritto di voto. Il governo del Sud Sudan ha sempre sostenuto che esclusivamente i Dinka Ngok, in quanto residenti stanziali dell’area, hanno diritto di stabilire se la regione deve rimanere sotto il controllo di Khartoum o entrare a far parte del nuovo stato; la controparte sudanese, invece, rivendica il diritto di voto anche per la comunità nomade dei Misseryia che stagionalmente si reca nella zona per utilizzare i pascoli e le fonti d’acqua. Secondo l’ultima proposta elaborata dall’UA potranno partecipare al referendum i membri della comunità Dinka Ngok e tutti i Misseriya residenti nella regione da almeno i tre anni prima della firma dell’accordo di pace del 2005. Indipendentemente dai risultati del voto, Abyei potrà godere di uno status di autonomia rispetto al governo centrale. La proposta, inoltre, prevede che il 30% del petrolio estratto entro i confini della regione rimanga nella zona, il 50% diventi di proprietà del governo nazionale e il 20% sia utilizzato per la costituzione di un organismo comune per lo sviluppo economico, gestito in maniera congiunta dai governi dei due stati con il supporto dell’Unione Africana e della comunità internazionale.

Reazioni contrastanti alla decisione del governo. Luka Biong Deng, a capo del Comitato congiunto (AJOC) che si occupa di gestire la questione di Abyei e di monitorare l’area, ha giudicato la proposta equa per entrambe le parti. Juak Agok, membro dell’SPLM, il partito al governo in Sud Sudan, è invece molto scettico sul rispetto dell’accordo da parte del governo sudanese e fa appello alla comunità internazionale affinché impieghi maggiori sforzi per garantire l’effettiva realizzazione del referendum. Molti a Khartoum pensano che la difficoltà maggiore per il governo sudanese sarà quella di far accettare la proposta alla popolazione locale, in particolare ai Misserya.

Reciproche accuse tra i due governi. Recentemente, la tensione è tornata a salire proprio nella zona di Abyei. La tribù Dinka è infatti stata accusata di aver imposto a membri della comunità  Misserya una tassa di 5 sterline sud sudanesi per ogni capo di bestiame per il passaggio delle mandrie nella regione ma le autorità locali hanno negato l’esistenza di questa tassa. A fine agosto, invece, l’SPLM ha accusato Khartoum di aver deliberatamente fatto avanzare le truppe del suo esercito nei pressi di Abyei per provocare  un nuovo conflitto armato.

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