Il Presidente statunitense alle prese con la decisione sulla realizzazione di un'infrastruttura necessaria ad aumentare le importazioni di greggio dal Canada alle raffinerie del Golfo del Messico. L'opposizione degli ambientalisti e il sostegno bipartisan di Congresso e Senato.
Paziente nella politica energetica interna, deciso in quella militare estera. Nella giornata di mercoledì, 13 Marzo, il Presidente degli Stati Uniti d'America, Barack Obama, ha affrontato la questione della costruzione dell'oleodotto Keystone XL: conduttura di 1.700 miglia, progettata per veicolare greggio dal Canada alle raffinerie statunitensi del Golfo del Messico attraverso Montana, South Dakota, Kansas, Nebraska, Oklahoma e Texas.
Come riportato dall'Agenzia Associated Press, il Presidente Obama non ha ancora preso una decisione definitiva sul via libera all'infrastruttura che, secondo i progetti, garantisce agli Stati Uniti d'America approvvigionamenti sicuri e agevoli fino al sud del Paese.
A motivare la lunga riflessione di Obama è una molteplicità di fattori. Da un lato, il Presidente statunitense ha ritenuto inesatta la previsione secondo la quale l'oleodotto Keystone XL è destinato a creare in maniera diretta e indiretta più di 100 Mila posti di lavoro, come invece ritenuto dalla minoranza repubblicana, che, sempre mercoledì 13 Marzo, ha incontrato il Capo di Stato democratico a Capitol Hill.
Dall'altro, Obama deve affrontare l'opposizione 'a sinistra' dei movimenti ambientalisti, che si sono appellati al Segretario di Stato, John Kerry, affinché la realizzazione dell'oleodotto sia immediatamente interrotta per contrastare le emissioni inquinanti.
Il Presidente Obama, che ha posto la questione climatica in cima alle priorità della sua Amministrazione sin dalla prima elezione, nel 2009, si trova dunque ad un bivio.
La mancata realizzazione dell'oleodotto Keystone XL costringerebbe infatti il Canada ad avviare l'esportazione di greggio alla Cina, e, così, priverebbe gli USA della possibilità di disporre di una cospicua quantità di greggio necessaria per lo sviluppo dell'economia statunitense.
Un rapporto del Dipartimento di Stato ha inoltre ritenuto la realizzazione dell'infrastruttura necessaria per l'economia statunitense, e priva di impatti sulle emissioni inquinanti, che l'Amministrazione Presidenziale si è impegnata a ridurre entro il 2020.
Inoltre, presso la Camera dei Rappresentanti è stata presentata una mozione bipartisan per aggirare un possibile veto del Presidente -nel caso in cui Obama dovesse optare per il no all'oleodotto- sulla base della della Commerce Clause, che garantisce al Congresso piena autorità in alcuni ambiti della questione energetica.
Come riportato dal Washington Times, la mozione ha già raccolto l'adesione di alcuni esponenti di Congresso e Senato provenienti dagli Stati interessati dall'attraversamento dell'infrastruttura, tra cui i repubblicani Lee Terry -Nebraska- e John Hoeven -North Dakota- e i democratici Max Bacus e Jon Tester -entrambi del Montana.
Sì agli scudi spaziali in Alaska ed Europa
Se la cautela regna in ambito energetico, decisa è invece l'Amministrazione Presidenziale USA per quanto riguarda la politica di difesa in ambito estero.
Nella giornata di venerdì, 15 Marzo, il Capo del Pentagono, Chuck Hagel, ha dichiarato la necessità di dislocare 14 intercettori balistici in Alaska entro il 2017 per prevenire la possibile minaccia di un attacco missilistico da parte della Corea del Nord, che di recente ha intensificato la sperimentazione del lancio di vettori con testata nucleare diretti verso gli Stati Uniti d'America.
Come riportato dal Pentagono, ad oggi Pyongyang non è ancora in grado di raggiungere il territorio degli Stati Uniti, ma la misura è necessaria per prevenire ogni possibile offensiva balistica nucleare da parte del Regime nordcoreano.
Il dislocamento di elementi balistici in Alaska provocherà in altri progetti difensivi approntati per garantire la sicurezza nazionale tagli, che, secondo quanto riportato da Gazeta Wyborcza, non interessano il progetto di scudo antimissilistico preventivato in Europa.
Nel 2012, l'Amministrazione Obama ha dato il via libera alla realizzazione di una postazione radar in Bulgaria, e all'installazione in Polonia di batterie di missili SM-3 II A: intercettori di corto e medio raggio per proteggere l'Occidente da possibili attacchi balistici provenienti dall'Iran.
Lo scudo antimissilistico in Europa, che Obama ha progettato entro il 2018, è l'ennesima evoluzione di un progetto concepito nel 2008 dall'Amministrazione repubblicana di George Bush per affrontare la minaccia di Teheran con la realizzazione di una postazione radar in Repubblica Ceca, e il dislocamento in Polonia di missili Patriot: intercettori dotati anche di capacità offensiva.
Obama, chiamato dagli elettori a correggere la linea muscolare impressa da Bush in politica estera, ha sostenuto il posizionamento di intercettori mobili di categoria Aegys in navi militari chiamate ad incrociare nel Mar Mediterraneo.
Successivamente, l'Amministrazione Democratica ha stabilito la costruzione di una postazione radar in Bulgaria, e il posizionamento su terra di intercettori a rotazione tra Romania e Polonia.
Matteo Cazzulani