Grande interesse per l'incontro con il Ministro del lavoro dell'Uruguay, Eduardo Brenta a Zurigo
ZURIGO – Si è svolto sabato 31 marzo scorso, presso le sede Ecap di Zurigo, l’incontro con Eduardo Brenta, Ministro del Lavoro e della Sicurezza Sociale della Repubblica dell’Uruguay, sul tema “Le relazioni industriali e il mercato del lavoro nell’Uruguay di oggi". L’iniziativa, organizzata dalla Fondazione ECAP e dalla rivista "Cambiailmondo.org", era nata nell’ambito della presentazione della nuova rivista on-line prima a Buenos Aires e successivamente a Montevideo nello scorso mese di febbraio realizzata dalle locali organizzazioni Filef e a cui aveva partecipato il coordinatore nazionale Rodolfo Ricci.
La cortese disponibilità del Ministro ha consentito di ascoltare direttamente dalla voce di un diretto protagonista, la straordinaria evoluzione democratica, sociale ed economica del paese sudamericano, che negli ultimi 8 anni ha visto mutare considerevolmente ed in positivo la stabilità economica del paese, la cui crescita media è stata di circa il 6,4% all’anno, con consistenti successi sul piano dell’occupazione, dell’inclusione sociale, delle prestazioni pensionistiche e sociali, dell’educazione, della partecipazione delle donne alla vita economica, del generale riconoscimento dei diritti dei lavoratori.
Ciò che ha stupito di più l’uditorio, composto di operatori svizzeri ed italiani, è il fatto che l’uscita dalla gravissima crisi economica che l’Uruguay ha subito agli inizi nel 2001-2002, è stata conseguita con politiche e misure legislative del tutto diverse, se non opposte, a quanto è stato fatto e si continua a fare in Grecia, Spagna, Irlanda, Portogallo ed Italia e in generale in tutti i paesi europei in questi ultimi 4 anni:
contrariamente a quanto stabilito dalle ricette neoliberiste, che l’Uruguay e gli altri paesi latino-americani hanno sperimentato per almeno tre decadi sulla loro pelle, il governo di sinistra del Frente Amplio ha operato fin dal suo insediamento (2005), con programmi allargati di emergenza sociale, di emersione del lavoro nero ed informale e con il conseguente allargamento della base imponibile e delle prestazioni sociali, con l’introduzione di un’imposta progressiva sui redditi e con imposte patrimoniali, con l’allargamento dei diritti dei lavoratori, dei pensionati, delle donne, ecc.
Fondamentali anche le misure per regolamentare l’attività delle banche e i movimenti di capitali, e per un nuovo ruolo del Banco Centrale, in grado di conciliare i necessari livelli di autonomia con quello di strumento fondamentale per lo sviluppo del paese.
Tutto ciò ha consentito di riattivare la circolazione monetaria finalizzandola agli investimenti, un ampliamento consistente del mercato interno, l’aumento consistente dell’occupazione e dei consumi, la riattivazione delle imprese paralizzate dalla crisi economica, il miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie.
Non è secondario infine, il fatto che le grandi imprese pubbliche di interesse strategico, quali ANCAP (Energia), OSE (Acqua), ANTEL (telecomunicazioni), contrariamente ai suggerimenti del FMI e delle oligarchie locali, sono rimasti sotto il controllo pubblico, sancito a più riprese, con la vittoria in successivi referendum popolari.
Oggi l’Uruguay ha completamente estinto il suo debito verso l’FMI, finanzia il suo debito pubblico attraverso l’emissione di titoli pubblici non più in dollari ma in pesos uruguayani ed è considerato uno dei paesi più stabili dell’area, attirando consistenti investimenti esteri.
Il Ministro Brenta ha tenuto a sottolineare l’importante convergenza politica dei governi di sinistra latino-americani che hanno applicato quasi dovunque la stessa filosofia e l’emergere del Brasile di Lula come locomotiva politica ed economica per tutto il continente, oltre che le buone relazioni commerciali instauratesi con India e Cina.
Le sfide del futuro riguardano essenzialmente la capacità del paese di passare da un’economia fondata essenzialmente sull’esportazione di materie prime ad un’economia industriale in grado di trasformare parte della sua eccellente produzione agricolo-forestale, zootecnica ed alimentare, nonché di quella legata alle imponenti risorse minerarie che sono state recentemente scoperte in Uruguay.
Per ciò parte dell’impegno del governo di Pepe Mujica, è oggi orientato al varo di un vasto programma di formazione e riqualificazione professionale, soprattutto giovanile, al potenziamento delle piccole e medie imprese e del cooperativismo, ed anche ad una politica di incentivazione del rientro dell’emigrazione uruguayana all’estero (sono circa 500mila gli uruguayani emigrati su una popolazione di circa 3,5 milioni) e si sta ragionando sull’apertura di canali di nuova immigrazione nel paese per lavoratori e piccoli imprenditori con competenze specifiche, analogamente a quanto annunciato recentemente, dalla presidente brasiliana Dilma Roussef, che ha aperto all’ingresso di 450.000 lavoratori specializzati.
Nel dibattito successivo alla relazione del Ministro Eduardo Brenta, dopo l’ introduzione di Fiammetta Jahreiss, (Vice Presidente della Commissione Federale svizzera della migrazione), la quale ha sottolineato l’interesse della stampa e dell’imprenditoria svizzera per l’esempio uruguayano, sono intervenuti nella discussione Guglielmo Bozzolini, Direttore della Fondazione ECAP, Gianni Farina, Deputato Pd eletto in Europa, Rodolfo Ricci, Coordinatore nazionale della FILEF e Andrea Amaro, Vice Segretario Generale del CGIE.
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