Giovedì, 16 maggio 2024 - ore 19.56

Amnesty International. We can run away from bombs but not from hunger

| Scritto da Redazione
Amnesty International. We can run away from bombs but not from hunger

All’inizio di giugno, Amnesty International ha pubblicato un rapporto dal titolo “We can run away from the bombs, but not from hunger”. Il documento è frutto di una ricerca condotta dallo staff di Amnesty a dicembre del 2011 e tra marzo e aprile del 2012 in otto campi profughi e accampamenti negli stati sud sudanesi di Unity e dell’Alto Nilo. Nell’agosto del 2011 i ricercatori avevano potuto visitare anche alcune zone dello stato sudanese del Kordofan Meridionale, ma solo quelle sotto il controllo dell’SPLM-N. Dall’inizio del conflitto, infatti, il governo di Khartoum ha negato l’accesso a tutte le organizzazioni internazionali nelle zone controllate dalle truppe governative. Attraverso interviste ai profughi stessi, a membri dell’UNCHR e delle ong internazionali, alle autorità del governo Sud Sudanese e a membri dell’SPLM-N, il gruppo di ricercatori ha documentato le gravi violazioni dei diritti umani che hanno subito e stanno tuttora subendo i sudanesi in fuga dal Nilo Azzurro e dal Kordofan Meridionale: 114 mila rifugiati in Sud Sudan e 30 mila fuggiti in Etiopia, da giugno 2011 ad aprile 2012. Mancanza di aiuti umanitari, di sufficienti scorte di cibo e di acqua, abusi sessuali e stupri, inadeguata protezione dalle violenze anche all’interno degli stessi campi, sono solo alcune violazioni dei diritti umani conseguenti al conflitto nei due stati del Sudan.

Amnesty International ha lanciato un’azione urgente per chiedere al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite la condanna degli attacchi aerei indiscriminati da parte del governo sudanese nelle zone del conflitto, maggiori pressioni affinché Khartoum permetta la distribuzione degli aiuti umanitari, una indagine indipendente sulla violazione dei diritti umani e l’estensione in tutto il paese dell’embargo sulle armi attualmente in vigore in Darfur.

Il rapporto in inglese può essere scaricato dal sito www.amnestyinternational.org

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