Sono passati quasi due anni dalla morte della giovane Mahsa Jina Amini, ma in Iran non si fermano le persecuzioni nei confronti di chi ha partecipato alle rivolte del movimento “Donna, vita, libertà”.
All’alba del 6 agosto è stato impiccato in segreto e senza alcun preavviso Reza Rasaei, un uomo di 34 anni che aveva partecipato alle proteste. La famiglia, avvertita solo dopo la morte dell’uomo, è stata costretta a seppellire il suo cadavere in un luogo remoto, lontano dalla loro casa e sotto la sorveglianza delle forze di polizia.
Reza Rasaei era stato condannato a morte il 7 ottobre 2023 dopo un processo iniquo basato su delle confessioni estorte con torture, tra cui scosse elettriche, soffocamento e violenza sessuale.
Mentre gli occhi del mondo sono puntati sulla tensione con Israele, le autorità iraniane continuano a perpetrare violazioni dei diritti umani nei confronti di chi manifesta contro il potere.
Nemmeno l’insediamento del nuovo presidente ha messo fine alle persecuzioni e all’uso della pena di morte come strumento di repressione politica usato per terrorizzare la popolazione.
C’è bisogno di fare pressione affinché la strage di stato che prende di mira chi protesta venga fermata una volta per tutte. Dacci una mano a dire basta alle esecuzioni in Iran.