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‘Canapa’, l’oro verde perduto. A Cremona si presenta il libro di Abbate

Il volume di Raffaele Abbate, edito da Melagrana, sarà presentato venerdì 28 novembre alle 17:30 presso la Sala Eventi di SpazioComune (Piazza Stradivari, 7)

| Scritto da Redazione
‘Canapa’, l’oro verde perduto. A Cremona si presenta il libro di Abbate

Come fa la grande Storia a cambiare le piccole storie, a trasformare luoghi e paesaggi, a decretare la fine immediata di mondi antichissimi, della loro economia, della loro cultura? A questa domanda, e a molte altre, prova a rispondere il romanzo di Raffaele Abbate intitolato semplicemente Canapa, edito da Melagrana, che sarà presentato venerdì 28 novembre, alle 17:30, presso la Sala Eventi di SpazioComune (Piazza Stradivari, 7). A Vincenzo Montuori spetterà il compito di introdurre, poi Elvira Ariano dialogherà con Abbate.

La canapa è stata utilizzata per millenni. Per millenni i nostri antenati si sono vestiti, nutriti, scaldati, hanno scritto su carta di canapa, si sono curati grazie a questa pianta. Fino alla metà del secolo scorso, l’Italia era il secondo produttore mondiale di canapa, dietro solamente all’Unione Sovietica. La canapa italiana, di altissima qualità, veniva lavorata ed esportata in tutto il mondo. Da essa si ricavavano tessuti per vestiario e telerie per la casa, i suoi semi davano un ottimo olio combustibile e in campo farmaceutico le sue applicazioni erano vastissime, dalla cura dell’asma all’utilizzo come antidolorifico. Erano di canapa italiana le corde e le vele delle imbarcazioni che solcavano mari e oceani. Poi, di colpo, tutto cambiò.

Si erano costituiti grossi interessi contrapposti alla canapa. Con il petrolio si erano cominciati a produrre materiali plastici e vernici. La carta di giornale era fabbricata a partire dal legno degli alberi con un processo che richiedeva grandi quantità di solventi chimici, forniti dall’industria chimica. La scomoda canapa sativa fu accomunata alla canapa indiana e messa al bando insieme a essa. Il proibizionismo della cannabis ebbe inizio negli Stati Uniti nel 1937, con l’emanazione del Marijuana Tax Act, a firma del presidente Franklin Delano Roosevelt. Da lì in poi l’industria chimica del petrolio e quella della carta fabbricata con il legno degli alberi hanno provocato infinite distruzioni negli ecosistemi mondiali. In Italia, quando nel 1975 fu inasprito il divieto della coltivazione della canapa indiana, furono emanate normative severissime per la canapa tessile, e il settore, già piegato dalla concorrenza delle fibre sintetiche, fu del tutto abbandonato. L’abbandono dell’industria canapiera comportò il crollo economico e la trasformazione di interi territori.

A Frattamaggiore, un tempo centro industriale fiorentissimo, ormai trasformato e omologato alla conurbazione napoletana, è ambientato Canapa, di Raffaele Abbate. Il romanzo racconta il mondo della canapa e le storia di una famiglia di canapieri di Frattamaggiore dall’inizio del secolo, attraverso il fascismo, fino al secondo dopoguerra.

Raffaele Abbate nasce nella prima metà del secolo scorso a Benevento, definita dall’autore «una piangente cittadina di provincia» nei divertenti cenni biografici. «Compie brillantemente gli studi superiori in Liceo Classico della provincia di Napoli, al cui confronto l’orfanotrofio di Davide Copperfield è un asilo Montessori. Frequenta l’Università di Napoli a metà degli anni Sessanta e viene vagamente sfiorato dal Sessantotto. Si laurea ed entra nella Pubblica Amministrazione. Malgrado la capa fresca, compie una brillante carriera all’INPS, dove questi aspetti della sua personalità (navigatore di internet, chattarolo, blogger, grafomane) erano ampiamente ignorati. Da maggio 2003 è tornato libero e si è dedicato alla scrittura». Nel 2004 ha pubblicato con Marotta una raccolta di racconti noir dal titolo I fetenti. Nel 2007 è uscito il suo primo romanzo, dal titolo La tana del salmone, per l’editore Azimut.

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