Giovedì, 25 aprile 2024 - ore 09.22

Casalmaggiore La questione più importante è quella del lavoro di Mario Daina (Pd)

Signor direttore, bipolarismo e referendum costituzionale, sono questioni importanti ma c’è una partita che credo più importante, sulla quale si gioca la credibilità e la sostenibilità di un Paese: la partita del lavoro.

| Scritto da Redazione
Casalmaggiore La questione più importante è quella del lavoro di Mario Daina (Pd)

Una crisi così lunga ha confuso le carte in tavola ed ha permesso di distruggere la cultura del lavoro, esponendo il Paese a grandi rischi. La storia non si ripete, ma insegna: il nazismo non fu il prodotto dell’inflazione dei primi anni 20 del 900, ma della disoccupazione di massa di quegli anni, frutto allora come oggi di eccessivo rigore, stiamo attenti a non ripercorrere quella strada. Continuare ad affrontare il tema lavoro, con gli stessi paradigmi del 900, quando l’inflazione viaggiava a due cifre, mentre oggi siamo in piena deflazione è autolesionismo, non è quello dell’industria un problema di ‘offerta’, ma è essenzialmente un problema di ‘domanda’, una domanda che, causa mancanza risorse delle famiglie e sostanziale blocco salariale degli ultimi 20 anni è, tranne che per l’export, sostanzialmente ferma.

Mettere in campo qualche dato forse serve a capire meglio il perché non siamo messi bene e dove è urgente intervenire:

a) costo del lavoro: siamo al dodicesimo posto in Europa;

b) produttività del lavoro: siamo penultimi in Europa;

c) indice di competitività: siamo al 43° posto nel mondo;

d) il peso dell’economia sommersa è del 21,2 sul Pil ;

e) l’evasione è stimata in 122 miliardi di euro di cui 40 di Iva pari a 7.5 punti di Pil;

f) Imposizione fiscale: lo Stato incassa il 94% delle tasse da lavoratori dipendenti e pensionati (che detengono il 30% della ricchezza).

Senza una politica di redistribuzione del reddito e di lotta all’evasione non ne usciamo, tutti gli economisti ‘liberi’ sanno che la domanda di beni aumenta quando aumentano i salari e sono i salari la forza di mercato che spinge, non meno della concorrenza, le imprese a riorganizzarsi per far fronte all’espansione della domanda delle famiglie e ad innovarsi per tutelare il profitto.

U n’altra causa della stagnazione economica del Paese è l’invecchiamento della popolazione: Italia e Giappone, sono i Paesi più vecchi al mondo e sono quelli che non superano da decenni l’1% del Pil. (...) Veniamo ora al jobs act. Fonti ufficiali parlano di 585.000 assunzioni in quasi 3 anni di vita costo operazione 17 md , la realtà è che oltretutto si è spesa una montagna di soldi non per nuova occupazione, ma per lo più si tratta di lavoratori già occupati, che hanno semplicemente cambiato il loro contratto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato, senza art 18. Poi, il difetto più grave, che si riscontra dai dati, è che invece di dare risposte di occupazione ai giovani il risultato ottenuto è il contrario: dati 2015, assunzioni più 229.000 assorbite del tutto da over 50, mentre tra i 25 e 49 anni si misura un calo di 122.000 unità. (...) La situazione occupazionale poi sta volgendo ancora al peggio, perché diminuendo e finendo la ‘droga’ degli sgravi, la curva della disoccupazione torna ad aumentare.

Questa è la realtà. È compito della politica affrontare la crisi dell’occupazione in modo nuovo, non rispolverando vecchi patti per lo sviluppo in cui i primi a non crederci erano proprio coloro che lo sottoscrivevano.

Mario Daina (segretario del Pd di Casalmaggiore )

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