Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 14.04

Chi ha armato lo 'Stato islamico' ? La denuncia di Amnesty

In un nuovo rapporto diffuso oggi,Amnesty International ha denunciato come decenni di forniture mal regolamentatedi armi all'Iraq e gli scarsi controlli sul terreno abbiano messo adisposizione del gruppo armato che si è denominato "Stato islamico" un ampio emortale arsenale, usato per compiere crimini di guerra e crimini control'umanità su scala massiccia nello stesso Iraq e in Siria.

| Scritto da Redazione
Chi ha armato lo 'Stato islamico' ? La denuncia di Amnesty

Amnesty denuncia decenni di commerci irresponsabili di armi

Basandosi sull'analisi, da parte diesperti, di migliaia di video e immagini di cui è stata verificatal'autenticità, il rapporto di Amnesty International - intitolato _Fare scorta: come abbiamo armato lo "Statoislamico"_ - spiega come il gruppo armato stia usando armi, in larga parteprelevate dai depositi militari iracheni, concepite e prodotte in almeno 25paesi compresi Russia, Cina, Usa e alcuni stati dell'Unione europea.

"La quantità e la varietà delle armiusate dallo 'Stato islamico' è l'esempio da manuale di come commerciirresponsabili di armi alimentino atrocità di massa" - ha dichiarato PatrickWilcken, ricercatore su controlli sulle armi, commerci di materiali disicurezza e violazioni dei diritti umani di Amnesty International. 

"La scarsa regolamentazione e lamancata supervisione sull'immenso afflusso di armi in Iraq a partire da decennifa sono state la manna dal cielo per lo 'Stato islamico' e altri gruppi armati,che si sono trovati a disposizione una potenza di fuoco senza precedenti" - hacommentato Wilcken.

Dopo aver preso il controllo di Mosul,la seconda città dell'Iraq, nel giugno 2014, lo "Stato islamico" è entrato inpossesso di un'incredibile quantità di armi e munizioni di fabbricazioneinternazionale, tra cui armi e veicoli militari made in Usa poi utilizzati perconquistare altre parti del paese, con conseguenze devastanti per lepopolazioni locali. 

Questa enorme disponibilità di armicatturate o acquisite in modo illecito ha permesso allo "Stato islamico" di portareavanti una terribile campagna di violenza: uccisioni sommarie, stupri, torture,rapimenti e presa di ostaggi hanno costretto centinaia di migliaia di persone afuggire, trasformandosi in profughi interni o in rifugiati.

UN'INCREDIBILEVARIETÀ DI ARMI: La quantità e qualità delle armi nellemani dello "Stato islamico" è la conseguenza di decenni di trasferimenti irresponsabilidi armi all'Iraq e dei molteplici fallimenti nel gestire le importazioni diarmi e introdurre meccanismi di monitoraggio, a partire dall'occupazionemilitare del 2003, per evitare che quel materiale finisse nelle mani sbagliate.La carenza di sorveglianza dei depositi militari e l'endemica corruzionemostrata dai vari governi iracheni hanno contribuito ad aggravare lasituazione. Il rapporto di Amnesty Internationaldocumenta l'uso, da parte dello "Stato islamico", di armi e munizioniprovenienti da almeno 25 paesi, con un'ampia proporzione originariamentefornita all'esercito iracheno da Usa, Russia e paesi dell'ex blocco sovietico.Queste forniture sono state pagate col petrolio o sono state oggetto di accorditra il Pentagono e la Difesa irachena o, ancora, frutto di donazioni da partedella Nato. La maggior parte di esse è stata presa dai depositi militari finitisotto il controllo dello "Stato islamico" o da quei depositi illecitamentetrasferita.  Tra le armi avanzate finite nelle manidello "Stato islamico" vi sono i sistemi di difesa aerea portabili a spalla (noticon l'acronimo Manpads), missili anti-carro guidati, veicoli blindati dacombattimento, fucili d'assalto come gli Ak russi e gli M16 e i Bushmasterstatunitensi. La maggior parte delle armi convenzionali usate oggi dallo "Stato islamico" risale al periodo che va daglianni Settanta agli anni Novanta e comprende pistole, rivoltelle e altre armileggere, mitragliatrici, armi anti-carro, mortai e altra artiglieria. Assai utilizzatisono i fucili simili ai kalashnikov dell'era sovietica, prodotti principalmentein Russia e Cina. "Ancora una volta dobbiamo constatareche per inviare armi in regioni instabili occorrono un'analisi del rischio daparte di esperti e misure per la riduzione del danno. Sono processi lunghi cherichiedono verifiche approfondite. Bisogna verificare, ad esempio, se le forzemilitari e di sicurezza del paese destinatario sono in grado di sorvegliareefficacemente i depositi e rispettare gli standard del diritto internazionaledei diritti umani e del diritto umanitario internazionale" - ha commentato Wilcken. Lo "Stato islamico" e altri gruppiarmati hanno anche iniziato a produrre armi per conto proprio: razzi, mortai,granate, ordigni esplosivi improvvisati, trappole esplosive, autobombe epersino bombe a grappolo, queste ultime proibite a livello internazionale. Tragli ordigni esplosivi improvvisati figurano le mine terrestri, a loro voltavietate dal Trattato per la messa al bando delle mine.

LA CATENA DI RIFORNIMENTO:  Il rapporto di Amnesty Internationalripercorre la lunga storia della proliferazione delle armi in Iraq e la complessacatena di rifornimento che molto probabilmente ha portato alcune delle piùrecenti forniture nelle mani dello "Stato islamico".I depositi iracheni si sono riempitidi armi alla fine degli anni Settanta e all'inizio degli anni Ottanta,soprattutto nel contesto della guerra con l'Iran, un fattore determinante perlo sviluppo del moderno mercato globale delle armi: almeno 34 paesi fornironoarmi all'Iraq, ma 28 di questi le inviarono anche all'Iran. Nel frattempo,l'allora presidente iracheno Saddam Hussein dirigeva lo sviluppo di unafiorente industria delle armi in grado di produrre armi leggere, mortai e pezzid'artiglieria.L'embargo imposto dalle Nazioni Unitedopo che nel 1990 l'Iraq invase il Kuwait ridusse le importazioni ma dal 2003,durante e dopo l'invasione diretta dagli Usa, le forniture sono riprese massicciamente,senza che in molti casi vi fossero garanzie e controlli da parte delle forzedella coalizione Usa e delle ricostituite forze armate irachene. Centinaia dimigliaia di queste armi sono svanite nel nulla e ancora oggi non se ne trovatraccia. I tentativi più recenti diricostituire e riequipaggiare l'esercito iracheno e le forze a questo associatehanno ancora una volta determinato un massiccio afflusso di armi in Iraq. Trail 2011 e il 2013, gli Usa hanno sottoscritto contratti del valore di miliardidi dollari per la fornitura di 140 carri M1A1 Abrams, decine di aerei dacombattimento F16, 681 missili terra-aria portabili a spalla Stinger, batterieanti-aeree Hawk e altro equipaggiamento. Alla fine del 2014, gli Usa avevanoinviato al governo iracheno armi leggere e munizioni per un valore di oltre 500milioni di dollari. L'endemica corruzione all'interno dell'esercitoiracheno, così come i blandi controlli nei pressi dei depositi militari e nelrintracciamento delle armi, rendono tuttora elevato il rischio che questeforniture possano finire nelle mani di gruppi armati come lo "Stato islamico".

IMPEDIRELA PROLIFERAZIONE DELLE ARMI: Dagli errori del passato, gli statipossono apprendere la lezione e adottare misure urgenti per impedirel'ulteriore proliferazione delle armi in Iraq, in Siria e in altre nazioni eregioni instabili. Amnesty International chiede a tuttigli stati di stabilire un embargo totale nei confronti del governo siriano edei gruppi armati d'opposizione implicati in crimini di guerra, crimini control'umanità e altre gravi violazioni del diritto internazionale. Gli stati dovranno inoltre adottare laregola della "presunzione del rifiuto" nei confronti delle esportazioni di armiverso l'Iraq, ossia autorizzare i trasferimenti solo dopo aver compiuto unrigoroso accertamento dei rischi. Le unità dell'esercito e di polizia dell'Iraqgiudicate eccezione alla regola dovranno prima di tutto dimostrare dirispettare in modo rigoroso e integrale il diritto internazionale dei dirittiumani e il diritto internazionale umanitario e, in secondo luogo, di esseredotate dei necessari meccanismi di controllo per garantire che le forniture nonsaranno girate ai gruppi armati. Inoltre, ogni stato che stiaconsiderando possibili trasferimenti di armi all'esercito iracheno dovràprioritariamente investire il massimo delle risorse nei controlli preventivi esuccessivi, nell'addestramento e nella supervisione, in modo che i destinataririspettino gli standard internazionali sulla gestione e sull'impiego di taliarmi. Tutti gli stati che non l'hanno ancorafatto, dovranno immediatamente depositare gli strumenti di accessione o diratifica al Trattato internazionale sul commercio delle armi. Uno degliobiettivi del Trattato è quello di "prevenire e sradicare il commercio illecitodi armi convenzionali e impedire che vengano girate" ad altre parti. IlTrattato, inoltre, contiene norme per fermare le forniture di armi ove vi sia un elevato rischio che queste siano usate per compiere gravi violazioni deldiritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionaleumanitario. "L'eredità della proliferazione dellearmi e delle violazioni dei diritti umani in Iraq e nelle zone circostanti hagià distrutto la vita e i beni di milioni di persone e costituisce una minacciaancora in corso. Le conseguenze delle irresponsabili forniture di armi all'Iraqe alla Siria, e la loro successiva cattura da parte dello 'Stato islamico', devonoessere un campanello d'allarme per gli esportatori di armi di ogni parte delmondo" - ha concluso Wilcken.

INFORMAZIONI AGGIUNTIVE RIGUARDO ALL'ITALIA. Il rapporto di AmnestyInternational evidenzia come anche l'Italia possa aver giocato un ruolo nonindifferente nell'armare lo "Stato islamico", rifornendo durante la guerra del1980-88 - secondo fonti ufficiali Usa reperibili al link_: __www.state.gov/documents/organization/185653.pdf_ [1]]- sia l'Iraq che, in maniera meno trasparente, l'Iran. Dal 2003, l'Italia hapartecipato alla cosiddetta "guerra al terrore", nel cui contesto al dipartimentodella Difesa Usa fu concessa ulteriore libertà di trasferire armi all'Iraq,attraverso l'_Iraq Relief and Reconstruction Fund_, prima, e l'_IraqSecurity Forces Fund,_ tra il 2004 e il 2007. Ciò esentava il Pentagonodal doversi conformare a qualsiasi disposizione di legge, incluse quellerelative ai diritti umani. In quegli anni, mentre finivano in circolazione lescorte eccedenti delle forze armate irachene sconfitte e poi congedate, lacoalizione guidata dagli Usa firmò contratti per almeno un milione di dollariin ulteriori armi leggere e milioni di munizioni, provenienti anchedall'Italia. L'ascesa dello "Statoislamico" e le sue conquiste territoriali tra giugno e agosto 2014 hannodeterminato un grande cambiamento nelle politiche internazionali relative allafornitura di armi nella regione. Nel 2014, infatti, gli Usa hanno coordinatosforzi congiunti per rispondere alla domanda di armamenti dell'Iraq cominciandoa rifornire regolarmente, insieme ad altri 11 paesi europei tra cui l'Italia,anche le forze curde che si opponevano nel paese allo "Stato islamico".

CHI HA ARMATO LO "STATO ISLAMICO": FATTI E CIFRE: Amnesty International ha catalogato OLTRE100 DIVERSI TIPI DI ARMI E MUNIZIONI, provenienti originariamente da ALMENO 25 PAESI, che il gruppo armatoche si è denominato "Stato islamico" sta usando in Iraq e in Siria per compiereun'orribile serie di crimini e violazioni del diritto internazionaleumanitario. Lo "Stato islamico" è responsabile del sequestro di civili (tra cuiattivisti pacifici e operatori dei media), di maltrattamenti e torture(compresi stupri e altre forme di violenza sessuale nei confronti delle donne),di uccisioni sommarie di soldati regolari e di membri di altri gruppi armati edell'impiego di bambini-soldato. La maggior parte delle armi in possesso dello "Stato islamico" deriva dallaCONQUISTA DEI DEPOSITI MILITARI IRACHENI.Altre armi sono state prese sui CAMPI DIBATTAGLIA o attraverso COMMERCIILLECITI E DEFEZIONI di uomini armati in Iraq e in Siria. Dopo aver conquistatoMosul, la seconda città dell'Iraq, nel giugno 2014, lo "Stato islamico" èentrato in possesso di un'incredibile quantità di armi e munizioni difabbricazione internazionale, tra cui armi e veicoli militari made in Usaampiamente esibiti nei video pubblicati sui social media. Gran parte delle armifinite nelle mani dello "Stato islamico" erano state originariamente forniteall'Iraq dagli USA, dalla RUSSIA e da altri PAESI DELL'EX BLOCCO SOVIETICO tra gli anni Settanta e Novanta. Lamaggior parte delle armi prese in Siria sono state originariamente fornitedalla RUSSIA, da ALTRI PAESI DELL'EX BLOCCO SOVIETICO edall'IRAN. La guerra Iran-Iraq(1980-1988) è stata un fattore determinante per lo sviluppo del moderno mercatoglobale delle armi: ALMENO 34 PAESIFORNIRONO

ARMI ALL'IRAQ, 28 DEI QUALI ANCHE ALL'IRAN. Dopo una pausa neltrasferimento di armi all'Iraq a seguito dell'embargo promosso dalle NazioniUnite nel 1990, le forniture sono riprese massicciamente dopo l'interventomilitare diretto dagli Usa nel 2003. OLTRE 30 PAESI, tra cui tutti i membripermanenti del Consiglio di sicurezza, hanno destinato forniture militariall'Iraq negli ultimi 10 anni e una parte significativa di esse è finita nellemani di gruppi d'insorti, compreso lo "Stato islamico" e i suoi precursori. Tra il 2011 e il 2013,gli Usa hanno sottoscritto col governo dell'Iraq contratti per forniture diarmi del valore di miliardi di dollari. Alla fine del 2014, erano state inviatemunizioni e armi leggere per un valore di 500MILIONI DI DOLLARI. Le forniture sono proseguite, nell'ambito del Fondo delPentagono per l'equipaggiamento e l'addestramento dell'Iraq (valore: 1,6 MILIARDI DI DOLLARI), comprendendotra l'altro 43.200 FUCILI M4. Il 15 agosto 2014 larisoluzione 2170 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha rinnovatol'embargo sulle forniture di armi allo "Stato islamico" e al gruppo armatoFronte al-Nusra, affiliato ad al-Qa'ida.

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