Lunedì, 29 aprile 2024 - ore 06.42

Come il coronavirus sta alimentando il razzismo contro i cinesi

Non solo la paura per le proprie famiglie a casa: i cinesi che vivono all’estero, adesso, devono affrontare anche una crescente ondata di diffidenza

| Scritto da Redazione
Come il coronavirus sta alimentando il razzismo contro i cinesi

Non solo la paura per le proprie famiglie a casa: i cinesi che vivono all’estero, adesso, devono affrontare anche una crescente ondata di diffidenza nei loro confronti, legata in qualche modo alla paura per il coronavirus, l’epidemia che sta dilagando in tutto il mondo. Tutto questo ha un nome: sinofobia.

L’essere costretti a guardare alla Cina come una grande potenza non ha impedito a molti di esternare pregiudizi e odio razziale contro le persone di etnia cinese, e la diffusione del virus non ha fatto che peggiorare la situazione. Dall’Italia all’Australia, passando dal Regno Unito, sono molti gli episodi che iniziano ad essere segnalati in tal senso. Anche se, secondo l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) il rischio globale derivante dal coronavirus cinese è passato da “moderato” a “elevato”, è opportuno non cadere in tutte le bufale che sono circolate online, e soprattutto tenere a mente l’ovvio, che però forse a questo punto vale la pena ripetere: il contagio non ha nulla a che vedere con l’etnia delle persone, seppur si sia originato nella città di Wuhan, metropoli da 11 milioni di abitanti e capoluogo della provincia di Hubei (in Cina). Allo stato delle cose, evitare i cinesi, i ristoranti cinesi o i quartieri cinesi all’estero è solo un atto inutile (quando non direttamente odioso).

In Italia

In Italia l’ultimo episodio di intolleranza in ordine temporale è stato segnalato da Lala Hu, docente di marketing all’università Cattolica di Milano (e, peraltro, collaboratrice di Wired). Hu ha raccontato su Twitter che mentre si trovava su un treno ha subito vessazioni verbali da parte di due passeggeri che si lasciavano andare a commenti sinofobi, pensando che lei non potesse capire. È stata sempre lei a denunciare pubblicamente altri episodi, come quello in Alto Polesine, dove due fratellini non possono andare a scuola nonostante siano risultati sani perché i genitori dei compagni “non vogliono bambini cinesi”. “Non sono preoccupata per me o altri che hanno sviluppato anticorpi al razzismo” – ha scritto Hu – “ma per chi non ha strumenti per difendersi”. In Italia ci sono state anche aggressioni: è successo a Venezia, dove una gang di giovanissimi ha insultato e sputato a una coppia di cinesi in vacanza, e si ipotizza che l’episodio possa essere collegato in modo razzista alla diffusione del coronavirus.

 

 

fonte buongiornoslovacchia

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