Domenica, 16 marzo 2025 - ore 18.01

(CR) Pianeta Migranti. Deportare 2milioni di palestinesi è pulizia etnica

Gaza, dall’apocalisse al progetto di un paradiso turistico sulle macerie intrise dal sangue delle vittime palestinesi.

| Scritto da Redazione
(CR) Pianeta Migranti. Deportare 2milioni di palestinesi è pulizia etnica

(CR) Pianeta Migranti. Deportare 2milioni di palestinesi è pulizia etnica

Gaza, dall’apocalisse al progetto di un paradiso turistico sulle macerie intrise dal sangue delle vittime palestinesi.

 Il piano di Trump prevede che gli Stati Uniti prendano il controllo a lungo termine di Gaza, ricollocando forzatamente i palestinesi in altri Paesi, cancellando la loro presenza storica nella regione per sempre. Prevede di ricostruire la Striscia di Gaza, rasa al suolo da 85mila tonnellate di bombe per farne una destinazione turistica e residenziale di lusso.

Il grave è che Trump ripete e ripete la sua intenzione come in una prova di forza per voler imporre la sua decisione al mondo intero, in particolare agli Stati arabi che la contrastano. E’ una ossessione che non tiene conto della realtà, dei principi etici, del contesto geopolitico e delle conseguenze pratiche che comporta.

Deportare 2 milioni di persone dalla terra dove hanno sempre vissuto è pulizia etnica, un crimine contro l'umanità secondo il diritto internazionale, ed è vietato dalla Quarta Convenzione di Ginevra. Giustamente, il mondo arabo e musulmano è contrario.

E’ una decisione che non considera l’immane crisi umanitaria, le enormi difficoltà logistiche ed economiche legate allo spostamento di milioni di persone. Dove verrebbero portati? Chi si farebbe carico di loro? Nessun paese accetterebbe di buon grado i palestinesi. Inoltre, Trump ha chiuso i fondi USAID alla cooperazione, ha ritirato gli Stati Uniti dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite e vietato ulteriori finanziamenti all'UNRWA l’agenzia per fornire assistenza e protezione ai rifugiati palestinesi. Senza aiuti, i palestinesi come potranno sopravvivere?

Trump non mette in conto il potenziale esplosivo della deportazione che scatena sentimenti anti-occidentali, genera fenomeni di radicalizzazione che possono sfociare in atti di terrorismo tali da  minacciare l’insicurezza di tutti, anche degli americani, come ha insegnato l’attentato alle Torri gemelle dell’11 settembre 2001 a New York City.

L'idea poi di trasformare Gaza in un paradiso turistico corrisponde alla follia megalomane di un leader imprenditore che si crede padrone del mondo, disprezza la storia di un popolo e di una terra e calpesta i palestinesi come fossero delle formiche. E insieme ai palestinesi calpesta la “Costituzione mondiale”: la Carta delle Nazioni Unite, il diritto internazionale e dei diritti umani. Distrugge quel che resta dell’Onu e del sistema delle sue Agenzie specializzate.

Prendiamo atto che il nostro governo è allineato ideologicamente a Trump. Condivide la visione del mondo basata su nazionalismo, sicurezza e realpolitik, in cui il diritto internazionale non conta rispetto agli interessi degli stati sovrani. Lo dice il fatto che l’Italia schierandosi con Trump, non ha sottoscritto la dichiarazione dei 79 Paesi, a sostegno della Corte penale internazionale in risposta alle sanzioni imposte dal presidente degli Stati Uniti, contro il tribunale dell'Aia.

Sappiamo che il governo Meloni ha adottato una posizione molto filo-israeliana rispetto alla questione palestinese. Che il ministro Salvini è molto vicino a Netanyahu e all’ultradestra israeliana.

Le posizioni forti e provocatorie di Trump stanno ispirando le scelte in materia di sicurezza e di politica estera del nostro governo che deporta i migranti in Albania, finanzia i libici che torturano i migranti nei lager, mette in libertà un criminale come Almarsi, fa la guerra alle navi dei salvataggi in mare e azzera le forme di accoglienza dei migranti per poi dire che creano insicurezza nelle città. Tutto è lecito se i principi morali, la giurisdizione internazionale, i diritti dei popoli, il senso di umanità vengono sottomessi ad una strabordante volontà politica alla quale tutto e tutti dovrebbero piegarsi.

Ciascuno si interroghi: è questo il mondo che vogliamo?

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