Lunedì, 29 aprile 2024 - ore 03.32

(CR) Pianeta Migranti. Sudan, il paese dove si fugge di più.

Per l’Onu è “il più grande movimento di popolazione al mondo”.

| Scritto da Redazione
(CR) Pianeta Migranti. Sudan, il paese dove si fugge di più.

(CR) Pianeta Migranti. Sudan, il paese dove si fugge di più.

Per l’Onu è “il più grande movimento di popolazione al mondo”. Nel Paese è in corso un conflitto  che vede coinvolte anche potenze internazionali.

Una settimana fa, è apparsa la notizia di un’imbarcazione carica di sudanesi naufragata  al largo della Tunisia. I pochi sopravvissuti hanno raccontato che tutti i naufraghi erano in possesso della carta d’asilo rilasciata dall’Onu, e quindi godevano dello status di rifugiato. L’episodio è solo la punta di un iceberg in movimento, ma soltanto il quotidiano Avvenire ne ha dato notizia. Il resto dell’informazione era troppo impegnata nel chiacchiericcio sul Festival di San Remo.

L’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) dice che oltre 10,7 milioni di sudanesi hanno dovuto abbandonare le proprie case e tra loro 1,7 sono fuggiti nei Paesi limitrofi. 502mila in Sud Sudan, 497mila in Ciad, 400mila in Egitto, 44mila in Etiopia e 26milanella Repubblica Centrafricana.

Proprio qualche giorno fa, l’UNICEF ha lanciato un nuovo allarme sul Sudan: 14 milioni di bambini hanno bisogno urgente di aiuti umanitari. Tra questi, 3,5 milioni sono sfollati.

 Perché si fugge dal Sudan?

Dal 2023 è in atto un conflitto tra l’esercito nazionale (SAF) guidato da Abdel Fattah al-Burhan e le Forze di intervento rapido (RSF), una formazione paramilitare. I due generali nel 2019 erano alleati nel fare cadere il regime fondamentalista islamico guidato dal presidente Omar al Bashir che era in carica dal 1983. Dopo il colpo di stato, erano diventati rispettivamente  presidente e vicepresidente del Consiglio sovrano (la presidenza collettiva del paese), cioè l’organismo  che aveva il compito di gestire la fase di transizione politica che avrebbe dovuto insediare istituzioni civili e dare una svolta più democratica al Paese.

Ma Abdel Fattah al- Burhan capo delle SAF, e Mohamed Dagalo capo delle (RSF) sono entrati in rotta di collisione per contrapposti interessi economici, politici e militari ed hanno spinto i loro eserciti ad uno scontro aperto, godendo anche dell’appoggio di potenze straniere interessate a mettere mano sulle enormi risorse del Sudan: petrolio, oro, acqua, terre fertili. In Sudan un conflitto sempre più internazionale - Nigrizia

I loro eserciti hanno messo a ferro e fuoco il Paese. Sono responsabili di massacri, stragi indiscriminate e violazioni gravissime dei diritti umani. Bombe, distruzioni, fame, epidemie hanno fatto sì che più della metà dei 49 milioni di abitanti necessiti di urgenti aiuti. Oggi, in Sudan manca l’accesso all’acqua potabile, si diffondono malattie infettive come colera, morbillo, malaria, febbre dengue, e il 70% delle strutture sanitarie sono inagibili.

Come se non bastasse, sia i militari dell’esercito nazionale che quelli delle RSF ostacolano in ogni modo i soccorsi e l’arrivo degli aiuti alla popolazione, e pure l’ingresso nel Paese  agli operatori umanitari e ai diplomatici.

Tutto questo avviene fuori dai radar dell’informazione internazionale, oscurato dai fatti di Gaza e dal protrarsi della guerra in Ucraina. Eppure, fonti autorevoli lo descrivono come una delle crisi più gravi e preoccupanti del pianeta.

Tutti i tentativi dei tavoli africani e internazionali per negoziare un cessate il fuoco, o almeno una tregua, per poter soccorrere i civili sono miseramente falliti. Resta però un filo di speranza:

l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), ha annunciato che i due generali belligeranti hanno accettato di incontrarsi in Svizzera per discutere di questioni umanitarie.

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