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Decreto Slocca Italia. L’inceneritore di Cremona rischia di rimanere attivo.

Le associazioni cremonesi ambientalismo chiedo incontro a Galimberti

| Scritto da Redazione
Decreto Slocca Italia. L’inceneritore di Cremona rischia di rimanere attivo.

- 85  Mancano ottantacinque giorni all’approvazione del decreto

 Le associazioni cremonesi dell’ambientalismo e del volontariato sociale rendono  pubblico un loro documento sull’articolo 35 della Legge Sblocca Italia ( Legge 11 novembre 2014 n.164) e chiedono con urgenza un incontro al Sindaco Galimberti per evitare che l’Inceneritore di San Rocco venga costretto dal Ministero dell’Ambiente a restare aperto per i prossimi  5-10 anni e inserito d’autorità nella Rete integrata  nazionale, obbligata per Decreto a bruciare rifiuti  provenienti da tutta Italia.

Il Decreto verrà adottato entro 90 giorni dall’entrata in vigore della presente Legge , cioè entro il 9 febbraio 2015 

Giovedì 13 novembre a Palazzo Cattaneo si sono riunite le associazioni dell’ambientalismo e del volontariato sociale cremonese interessate al problema dei rifiuti e dell’inceneritore di San Rocco per analizzare e discutere in modo approfondito l’articolo 35 della legge “ Sblocca Italia” che potrebbe imporre all’inceneritore situato sul nostro territorio un destino ben diverso da quello che vorrebbero decidere le associazione e le Autonomie Locali cremonesi: cioè la programmazione della sua chiusura.

Erano presenti all’incontro, in veste istituzionale e ovviamente  autonoma rispetto alle associazioni,  l’assessore all’Ambiente del Comune di Cremona Alessia Manfredini, la presidente della Commissione consigliare sull’ambiente Francesca Pontiggia, i consiglieri comunali Stefania Telli, Luigi Lipara e Filippo Bonali.

Per quanto riguarda l’articolo 35 ci sono esperti che, nel dibattito che si è appena aperto a livello nazionale, hanno rilevato le contraddizioni e le superficialità del testo che presenterebbe profili di incostituzionalità. Ci sono già prese di posizione importanti come quella di tutti i Comuni capoluogo dell’Emilia Romagna che si oppongono alla circolazione dei rifiuti sul territorio nazionale senza più programmazione regionale  prevista dall’articolo 35 e propongono un piano alternativo per il progressivo superamento del sistema degli inceneritori anche a uso energetico. 

In questo quadro la nostra riunione è stata finalizzata ad assumere iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica e per coinvolgere e responsabilizzare gli amministratori locali al fine di impedire che il Presidente del Consiglio, su proposta del Ministero dell’Ambiente, inserisca l’inceneritore di Cremona nella Rete nazionale integrata, cioè  tra gli  “ impianti di preminente interesse nazionale destinati a bruciare i rifiuti solidi urbani senza vincoli di provenienza e fino a saturazione del carico termico”.

Per l’inceneritore di San Rocco,  che brucia 50.000 tonnellate all’anno, potrebbe significare una disponibilità ad accogliere altre 70.000 tonnellate/anno per i prossimi 5-10 anni. Fatto salve verifiche più approfondite  e autorizzazioni su misura per ogni inceneritore inserito nella Rete  nazionale integrata. 

Nell’articolo 35 infatti viene specificato che il Governo, su proposta del Ministero dell’Ambiente , entro 90 giorni, con proprio Decreto “ individua a livello nazionale la capacità complessiva di trattamento dei rifiuti urbani e assimilati degli impianti di incenerimento in esercizio con l’indicazione espressa della capacità di ciascun impianto” . In più si privilegiano per entrare nella Rete nazionale integrata quegli inceneritori che abbiano i requisiti per la qualifica di impianti di recupero energetico R1 .  Attenzione ! Nei mesi scorsi AEM gestioni ha avviato l’iter per ottenere dalla Regione Lombardia il riconoscimento R1 per l’inceneritore di San Rocco. Una bella autocandidatura per favorire il proprio ingresso nella Rete nazionale integrata.

E’ vero che il testo dell’articolo 35 propone anche altro : l’accelerazione dei permessi per la costruzione di “nuovi impianti di incenerimento con recupero energetico da realizzare fino a coprire il fabbisogno residuo  determinato con finalità di progressivo riequilibrio socio-economico tra le aree del territorio nazionale”. Ma non sfuggirà a nessuno che quel “ progressivo riequilibrio “ può durare anche oltre un decennio, che la durata della fase di emergenza dipende dall’esclusivo giudizio del Governo  e che intanto sono solo due le Regioni che hanno una capacità di incenerimento superiore alla propria produzione regionale di rifiuti : Lombardia ed Emilia Romagna. Così come non sfuggirà a nessuno  che la tecnologia adottata prioritariamente sia ancora quella dell’incenerimento.

E’ ancora vero che l’articolo 35 introduce la novità delle tecnologie a freddo finalizzate a trattare la frazione organica dei rifiuti per arrivare a compost utilizzabili per concimare in modo ottimale terreni agricoli . Ma è altrettanto vero che viene presentata come una misura aggiuntiva e di nicchia e non sostitutiva del sistema nazionale degli inceneritori che, anzi, viene potenziato e rilanciato. 

Per questo abbiamo ritenuto opportuno e urgente una presa di posizione pubblica da parte delle Associazioni ambientaliste e di volontariato . Per questo riteniamo importante il dialogo con l’amministrazione comunale e con il Sindaco Galimberti, costituendo un tavolo permanente di confronto nelle forme che si riterranno più opportune. Per questo è bene conoscere l’articolo 35 nella sua interezza, per farsene una opinione più precisa, libera e indipendente fondata sulla conoscenza diretta del testo. 

Marco Pezzoni, CreaFuturo; Benito Fiori, AmbienteScienze ; Giovanna Perrotta, Legambiente;  Bruno Tagliati, Acli provinciali; Emanuela Ghinaglia, Arci;  Anna Galli, WWF Cremona; Carla Bellani, Pax Christi; Ezio Corradi, Coordinamento comitati ambientalisti Lombardia; Guido Vaudetto, Bilanci di giustizia.  

Firma la petizione: Patto per i Beni Comuni per chiudere l'inceneritore di Cremona clicca qui

 

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