Giovedì, 28 marzo 2024 - ore 14.53

Europa - I nazionalismi trionfanti riusciranno ad affondare l’Unione?

Dall’inizio della sua costituzione, negli anni Cinquanta, non ha mai subito una tale sequenza di colpi. Alcuni, come il ripiego nazionalista, potrebbero essere fatali.

| Scritto da Redazione
Europa - I nazionalismi trionfanti riusciranno ad affondare l’Unione? Europa - I nazionalismi trionfanti riusciranno ad affondare l’Unione?

Jean Quatremer : “È la prima volta che percepisco un serio pericolo di disgregazione dell’Ue”, ha solennemente ammonito, alla fine di dicembre, il tedesco Günther Oettinger, commissario europeo per l’economia digitale. Jean-Claude Juncker, il presidente della commissione, dice di non “farsi illusioni” sull’anno appena iniziato e, scherzando, si ritiene ancora “troppo giovane” per poter affermare se il 2015 sia stato l’anno più difficile di tutta la storia dell’Unione…

Dal 2008, l’Europa cade dalla padella alla brace. Tutto ebbe inizio con il crac finanziario americano del 2007, da cui è scaturita, nel 2008, la più grave crisi economica dal 1929, che in Europa non accenna ancora a finire. Una crisi che stava per portarsi via la zona euroda cui la Grecia non neancora uscita. Le avventure della politica estera americana, ma anche di quella britannica e francese, hanno destabilizzato il Machrek e il Maghreb, spingendo un milione di profughi a cercare asilo nell’Unione europea e innescando una nuova ondata di terrorismo in Europa. E i tentennamenti della diplomazia europea hanno risvegliato l’orso russo e provocato uno smantellamento parziale dell’Ucraina, nonché un’inedita tensione tra Est e Ovest europeo senza precedenti dalla fine del crollo del comunismo, nel 1990.

Di fronte a questa crisi multipla, che gli Stati europei non sono stati sempre in grado di scorgere ma che soprattutto non hanno voluto prevenire poiché ciò li avrebbe costretti per precauzione a condividere le proprie sovranità, l’Unione ha reagito. Talvolta con successo, come ha dimostrato l’accelerazione nell’integrazione della zona euro. Ma ciò che è stato possibile fare a 19, anche se in modo imperfetto a causa del rifiuto di rinegoziare i trattati europei opposto dalla Francia, non è più stato possibile in una Unione a 28: la crisi dei rifugiati, ben lontana da essere risolta, ha fatto emergere delle fratture aperte e latenti tra Est e Ovest, dimostrando quanto l’allargamento dell’Unione fosse stato fatto alla svelta.

Mentre, per una parte dei paesi d’Europa occidentale, a cominciare dalla Germania, l’accoglienza e il rispetto delle minoranze sono dei valori ereditati da un passato e da una storia tormentata e violenta, per le ex democrazie popolari, non è così: a tutt’oggi si considerano ancora come vittime della storia, e per questo rivendicano solo diritti e nessun dovere. Ghiotte di fondi europei e di diritti garantiti dall’Ue, le ex democrazie popolari considerano che la solidarietà è a senso unico: hanno così rifiutato di aiutare i paesi membri al tracollo per il massiccio afflusso di profughi (pur essendo esse stesse in parte responsabili di questo esodo, in quanto alleati nella guerra contro l’Iraq nel 2003) e soprattutto hanno respinto violentemente questi musulmani, visti come irriducibili rispetto alla civiltà europea…a Est sono stati eretti dei muri e le proposte presentate dalla commissione affinché l’Unione agisse di comune accordo si sono scontrate con la loro netta ostilità.

Il ritiro nei propri confini nazionali in corso è stato indotto dalla crisi economica che ha alimentato l’euroscetticismo dei populisti. Dopo il 1929 diversi paesi hanno pensato che il fascismo fosse la migliore risposta alla sfida del tempo. Ottanta anni più tardi, i popoli sono di nuovo e ugualmente tentati da soluzioni estreme oramai denominate “populismi”: in Polonia e in Ungheria la destra autoritaria è al potere; in Belgio, in Danimarca e in Finlandia fa parte di una coalizione di governo; è in crescente espansione in Svezia, in Francia, nei Paesi Bassi e in Italia. Infine, solo la Germania e gli stati che hanno conosciuto delle recenti dittature (Spagna, Portogallo, Grecia) sembrano immuni. Il terrorismo islamista non fa altro che rafforzare questi partiti che sul rifiuto dell’altro fondano la loro stessa attività.

Questo significa che per il progetto europeo fondato sulla pace, sulla tolleranza, sulla libertà, lo Stato di diritto e l’apertura al mondo non è un bel momento: l’ora è anzi alla difesa degli interessi nazionali più stretti, più immediati, i più illusori.

Quanto tempo l’Unione, un progetto nato sulle rovine del dopoguerra, potrà resistere all’ondata xenofoba e paranoica che sta cancellando nuovamente le nostre vecchie e stanche società? I dirigenti europei, di destra e di sinistra, anziché andare controcorrente rispetto a opinioni pubbliche spaventate, non hanno saputo fare di meglio che correre dietro ai partiti estremisti, come si è visto in Francia. Più nulla sembra dover arginare il ritorno a quello stesso nazionalismo che pure ha trascinato l’Europa nell’abisso.

 

Fonte Buongiorno SLOVACCHIA®

 

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