Un successo sicuramente dovuto anche da chi ha guidato tutto il sistema. Un plauso a Giuseppe Sala che ha saputo prendere le decisioni che ci volevano per far quadrare il cerchio, per guidare la barca in mezzi a tanti scettici, cassandre e altro. Noi rimaniamo della nostra opinione da sempre: abbiamo perso due-tre anni non tanto per gli appalti e costruzioni, quanto per definire una strategia globale Paese-Tema che diventasse un simbolo indelebile del core business, del vero asset economico quale è agricoltura, alimentazione, nutrizione ma collegati a cultura, storia, civiltà e a benessere, sanità, tracciabilità, salubrità, dieta. Abbiamo dimenticato di fare comunicazione, pubblicità , promo commercializzazione turistica all’estero e in modo mirato, anticipato e continuo, privilegiando media e canali interni-nazionali e soliti, puntando sulla visibilità dei politici delegati, sulla autoreferenzialità e sostegno solo di chi ha speso-investito in padiglioni sull’area dimenticandosi che Expo Milano era anche Expo Italia. Da qui la totale assenza di flussi turistici, ma anche solo di visitatori, da Expo verso i territori produttivi agroalimentari che avrebbero potuto far rimarcare certe peculiarità nutrizionali, dietetiche, abbinamento cibo, consumo, valore aggiunto. I convegni dentro-Expo non hanno visto presenze di consumatori finali e di non addetti ai lavori, non abbiamo visto consumatori, tutti più impegnati agli assaggi, ai ristoranti, ai bar, ai toast, alle birrerie. Fuori-Expo non ci sono stati convegni di nota, assolutamente i primi 2 mesi abbondanti non hanno fatto segnare nulla di eclatante, il periodo estivo che doveva segnare il passo, invece è diventato il tempo del rilancio mediatico e di flussi; tutto si è concentrato in settembre ottobre, compreso le musiche, gli studenti delle scuole, i pensionati. Eppure nessuno ha parlato di Dop, Doc, Docg, Igp, Stg , de.co. cioè delle sigle che da decenni l’Italia sta considerando il fiore all’occhiello della propria alimentazione e produzione agroalimentare da esportare nel mondo. La Carta di Milano è un grande dettato di sogni, ma senza offendere nessuno, senza scalfire lo status quo nelle sulle reali e profonde malformazioni, malgestioni, senza toccare i temi caldi del prezzo delle materie prime alimentari, del rapporto produzione consumo terra, degli ogm, dello spreco, del pericolo dei cambiamenti climatici su certi cibi. Speriamo che qualche lungimirante Sindaco o Governatore di regione decida di offrire una eredità diversa di Expo.
In allegato il primo importante resoconto del progetto www.unpoxexpo2015.org, nato nel gennaio 2011
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