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Femminicidi in Italia, una vittima ogni 3 giorni nel 2020. Conte: “Fenomeno con radici culturali profonde

Nei primi dieci mesi del 2020 sono stati registrati 91 femminicidi in Italia. Lo certifica il rapporto Eures commentato anche dal premier Conte.

| Scritto da Redazione
Femminicidi in Italia, una vittima ogni 3 giorni nel 2020. Conte: “Fenomeno con radici culturali profonde

L’ultimo Rapporto Eures sui femminicidi in Italia certifica che dal 1° gennaio al 31 ottobre scorsi sono state 91 le vittime di omicidio in Italia, una ogni tre giorni. Alla vigilia della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne 2020 il rapporto diffuso oggi rivela un lieve calo rispetto allo stesso periodo lo scorso anno, 99 vittime, ma entra più nel dettaglio e fornisce una panoramica legata all’isolamento domiciliare a cui siamo stati costretti per diverse settimane a causa della pandemia di COVID-19.

Se, infatti, in questi primi mesi del 2020 sono diminuiti gli omicidi legati alla criminalità comune – 3 in dieci mesi, rispetto ai 14 dello scorso anno – è aumentata la percentuale dei femminicidi avvenuti tra le mura domestiche, che in questo 2020 hanno rappresentato l’89% del totale, in crescita rispetto al già molto alto 85,8% registrato nello stesso periodo lo scorso anno.

È salita anche in questi 10 mesi del 2020 la percentuale di femminicidi consumati all’interno della coppia: 69,1% contro il 65,8% dello scorso anno. Una conseguenza del periodo di lockdown e di isolamento domiciliare che ha costretto migliaia di donne a rimanere chiuse in casa coi loro aguzzini.

I dati diffusi oggi, seppur lievemente migliori rispetto allo scorso anno, dimostrano che c’è ancora molto da fare per tutelare le donne vittime di violenza ed agire prima che le situazioni drammatiche in cui molte di loro si trovano a vivere non sfocino in tragedia. È quello che ha sostenuto il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte intervenendo oggi insieme al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede alla presentazione del rapporto “Un anno di Codice Rosso“, la legge a tutela delle donne entrata in vigore nel luglio 2019.

Da quanto la legge è stata promulgata sono state aperte 2.735 indagini legate alla violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e al divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. Da lì si è arrivati a 527 richieste di rinvio a giudizio e, al 31 luglio scorso, 74 sentenze sono state pronunciate. 121 richieste di rinvio a giudizio sono state formulate sul tema del Revenge Porn, mentre le richieste di rinvio a giudizio per il reato di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni al viso sono state 35 a fronte di 82 inchieste aperte nel nostro Paese.

Se, sempre secondo il rapporto presentato oggi, dal 1° agosto 2019 al 31 luglio 2020 si è registrata una diminuzione dei reati di violenza sessuale, corruzione di minorenne, violenza sessuale di gruppo e stalking, ad aumentare dell’11%, anche a causa del lockdown, sono stati i procedimenti per maltrattamenti contro familiari e conviventi.

Il premier Conte ha voluto riconoscere i primi risultati ottenuti anche grazie a Codice Rosso – “Alcuni dati mostrano che qualcosa comincia a funzionare meglio che in passato ma siamo consapevoli che il Codice Rosso non è la panacea” e ha sottolineato però che c’è ancora molto da fare:

Il Codice è solo un tassello fondamentale importantissimo che riguarda il momento in cui la violenza è già avvenuta: non basta. Un intervento serio richiede tempo, un approccio sinergico e la consapevolezza che la strada per invertire darà i suoi frutti nel tempo ed è questa la strada che come governo, insieme ai ministri, ci impegniamo a percorrere.

La violenza sulle donne e i femminicidio non si fermano soltanto intervenendo ai primi segnali di violenza e tutelando le donne a 360 gradi. È necessario andare alla radice del problema, intervenire con fermezza in ogni ambito della società, a cominciare dalla scuola e dalla politica. I dati ci dicono che la “gelosia patologica e il possesso” rappresentano il movente alla base del 31,6% dei femminicidi in Italia e anche per questo è necessario intervenire anche a livello culturale, educando tutti fin da bambini al fatto che nessuno possiede nessuno e spingendo al massimo sulla parità di genere.

Conte sembra aver compreso che il problema è più profondo di quel che si pensa:

La violenza di genere è un fenomeno che ha radici culturali profonde che si innestano anche nei contesti lavorativi. Il ruolo della politica è importante, perché deve poter indirizzare la comunità nazionale con massima fermezza. Solo una politica ben formata, informata e ben consapevole può agire in modo appropriato.

Al Codice Rosso, che rappresenta senza dubbio un buon passo in avanti, devono seguire con celerità altri strumenti e altre misure che traducano in effetti concreti quello che, almeno in teoria, questo esecutivo sembra aver compreso.

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