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Giorno della Memoria: I sommersi e i Salvini

Il 27 gennaio 1945 i cancelli di Auschwitz vennero aperti. Il 27 gennaio 2019 i porti italiani rimangono chiusi.

| Scritto da Redazione
Giorno della Memoria: I sommersi e i Salvini

Cremona, 27 gennaio 2019 - Oggi è il Giorno della Memoria. Oggi si commemorano le vittime della Shoah, lo sterminio di un popolo, l’Inferno in terra. Ecco ora, a più di 70 anni di distanza, quell’Inferno ha raggiunto anche il mare.

Noi di Welfare abbiamo deciso di ricordare oggi le vittime di tutti i genocidi, di ieri e di oggi. Ma a cosa ci riferiamo quando parliamo delle vittime del nostro passato più recente?

- 3 ottobre 2013: il grande naufragio di Lampedusa, 366 vittime ufficialmente accertate;

- 11 ottobre 2013 : il cosiddetto “naufragio dei bambini”, 268 morti, di cui 60 erano bambini;

- 19 aprile 2015: il naufragio nel Canale di Sicilia, 800 morti. Stando ai numeri, la più grande strage della storia;

- nel 2018 i morti dell’immigrazione illegale sono stati 2.242;

- nel 2019: fino al 21 gennaio i morti sono 214, di cui 203 nel Mediterraneo.

Sono solo alcuni degli episodi più gravi avvenuti nel nostro mar Mediterraneo e si potrebbe continuare così per ore. Ma non è nostra intenzione fare qui una lista di date e numeri.

Non mi sono mai piaciuti i numeri, soprattutto se vengono utilizzati per parlare di persone. Esseri umani. Eppure, in questo caso sono necessari per provare almeno a prendere coscienza della portata del fenomeno. Fenomeno che probabilmente viene interpretato con una chiave di lettura troppo spesso errata. Parafrasando le parole dello scrittore e giornalista Leogrande: una volta passato lo sgomento per l’ennesima strage, l’attenzione del dibattito pubblico e politico si sposta sulla necessità di “fermare i viaggi” piuttosto che sulle cause di questi viaggi, cercando di rimuoverle o quantomeno tentare di studiarle.

Si calcola che, tra il 2014 e 2018, siano morte circa 30.510 persone nel tentativo si superare il Mediterraneo. E’ quanto emerge infatti dal “Missing Migrants Project” dell’OIM, Organizzazione Internazionale per la Migrazione (https://www.iom.int/news/30000-irregular-migration-deaths-disappearances-between-2014-2018-iom-report).

Ovviamente, a causa della mancanza di fonti ufficiali sulle morti durante il processo di migrazione, queste cifre sono da considerarsi sottostimate. Quasi la metà dei decessi totali sono stati registrati sulla rotta del Mediterraneo centrale tra il Nord Africa e l'Italia.

Per più di 2.000 persone, la causa della morte rimane sconosciuta. I corpi di molti altri non sono stati né scoperti né recuperati. I resoconti dei sopravvissuti ai naufragi nel Mediterraneo indicano che i resti di circa 11.500 persone non siano mai stati ritrovati.

Poco o nulla si sa delle identità di quelle 30.510 persone. Informazioni su età e sesso sono disponibili per poco più di una persona su quattro: quasi 1.600 dei morti erano bambini, 1.700 erano donne e poco più di 5.000 erano uomini. Allo stesso modo, il paese di origine è disponibile per meno della metà dei deceduti registrati tra il 2014 e il 2018.

E’ quindi a loro che oggi va il nostro pensiero. Dobbiamo loro almeno questo.

“Si può ridurre il male? Si possono creare delle zone libere all’interno delle quali il suo impatto sia meno devastante? E’ possibile ridurre le cause che generano la fuga in massa di interi popoli? Riusciamo a dare a quelle cause il nome di stermini silenziosi? E, soprattutto, riusciamo a capire che i viaggi vengono dopo tutto questo?” (Alessandro Leogrande, La frontiera, Feltrinelli, 2015, p. 312)

 

Chiara Peli

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