Domenica, 28 aprile 2024 - ore 02.49

Giovanni Gagliardi spiega la vicenda della sua mancata elezione in consiglio Provinciale a Cremona

In un una lettera , pubblicata sul giornale La Provincia, Giovanni Gagliardi spiega come si è arrivati alla decisione di puntare su lui come rappresentante del Comune di Cremona in seno al Consiglio Provinciale. Erano stati individuati gli otto consiglieri che avrebbero dovuto votarlo, ma due non l’hanno fatto? Perché? Chi sono?

| Scritto da Redazione
Giovanni Gagliardi spiega la vicenda della sua mancata elezione in consiglio Provinciale a Cremona

Egregio direttore, (…) Io ero convinto che dopo tutti i passaggi istituzionali all’interno del PD, dove era stata accettata e votata la mia candidatura non ci fosse alcun problema. Era la mia persona qualificata ad espletare la funzione di  consigliere provinciale perché già da più di un anno ricoprivo e ricopro la carica di presidente della commissione AreaVasta nel Comune di Cremona. Questa carica è assolutamente funzionale al discorso in atto circa le competenze che assumeranno gli uffici della ex Provincia di Cremona –Man -tova. Si trattava di incominciare a far fronte con i Comuni del Cremonese per organizzare i cd. servizi omogenei con i Comuni della cintura delcremonese e del casalasco, atteso che per quanto riguarda il cremasco il Comune di Crema e gli altri Comuni dell’area già lo stanno facendo con grande passione e qualità. Orbene, il naturale candidato a tale carica,

a mio avviso, doveva essere il sindaco di Cremona, ma fu deciso da una direzione cittadina che potesse essere meglio che il sindaco facesse un passo indietro e fosse candidata altra persona, che per limiti di legge, poteva essere solo un consigliere del Comune di Cremona. Vi furono in quella seduta alcuni partecipanti che dichiararono di non essere favorevoli a tale soluzione, come è giusto avvenga nelle riunioni democratiche, ma, poi, alla fine passò la decisione che il sindaco Galimberti, accettando una decisione della direzione cittadina, facesse un passo indietro e che fosse candidato un consigliere comunale. Il sindaco accettò di buon animo e palesò la sua completa soddisfazione che il consigliere comunale fossi io in quanto presidente della commissione Area Vasta del Comune di Cremona da più di un anno e che insieme all’assessore Virgilio e la dirigente Mara Pesaro stavamo seguendo con molti sindaci del territorio le relative problematiche. Anche la segreteria cittadina accettò ufficialmente tale decisione ed io sono stato candidato. Fu, infine, dato incarico al capogruppo del PD in consiglio comunale Rodolfo Bona di gestire la vicenda.

Per essere eletti in Provincia al consigliere comunale designato occorrevano almeno otto voti. Naturalmente in consiglio comunale la maggioranza politica è molto più alta, conta, infatti, di ventuno rappresentanti. Ma siccome gli organi del partito del PD, deputati a decidere, avevano deciso di aiutare con propri voti cremonesi sindaci del cremonese, venne stilato l’elenco degli otto nomi per la nomina per conto del Comune di Cremona e vennero ceduti altri voti con operazioni che io non conosco. Tali nomi, dunque, furono il frutto di una scelta condivisa e Bona diede esecuzione. Mi limitati a chiedere a Bona se tutto era stato fatto seconda le intese e, avutane conferma, ho ritenuto chiuso l’argomento.

Peraltro, il giorno prima delle elezioni ho ricevuto telefonate di colleghi consiglieri comunali che si dichiaravano dispiaciuti di non potermi votare, perché lo avrebbero desiderato ma erano stati rassicurati che gli otto voti necessari erano ‘blindat i’. Così non è stato. Per pura cronaca i sette che mi dovevano votare (io ero l’ottavo) mi hanno tutti per telefono assicurato il voto e me l’hanno confermato il giorno dopo le elezioni. I sette consiglieri sono Bona, Canale, Burgazzi, Schifano, Fiamma, Chiappani, Pasquali. Temo sarà difficile sapere i nomi dei due che non mi hanno votato, ma non impossibile.

Bona mi ha manifestato il suo smarrimento ed io lo credo certamente innocente di questa pagina indecente della vita politica cremonese. A questo punto che dire:

1) Si tratta di due sbandati senza alcun disegno politico alle spalle? A tale ipotesi non crede nessuno. In questi casi è obbligatorio porsi il millenario interrogativo: Cui Prodest?

2)Vi è stato un disegno politico contro il PD o contro la Giunta del Sindaco Galimberti?

3) Vi è stato un disegno di talune persone contro l’attuale direzione del partito?

4) Vi è stata una volontà di punizione nei miei confronti perché non ho sostenuto in passato attività che non ho ritenuto meritevoli di appoggio?

Allo stato delle mie conoscenze posso con certezza affermare che l’unico innocente certo e galantuomo di grande spessore in questa vicenda è stato il sindaco Galimberti. Tutto il resto deve essere chiarito dal Partito Democratico cittadino che con sollecitudine e con atti formali deve trovare le strade idonee per risarcirmi dell’onore politico che da parte di taluni, con stile pesantemente fraudolento, mi è stato offuscato. Una cosa, però, è certa: che il Comune di Cremona, Comune capoluogo, che già sta operando fattivamente nelle problematiche di area vasta e nello studio ed organizzazione dei servizi omogenei, a prescindere dal presente deplorevole incidente, non potrà che rimanere un interlocutore primario per tutti, un riferimento obbligato per tutte le decisioni che dovranno essere prese dalla persona o dalle persone che il sindaco ed il partito di maggioranza vorranno investire della loro fiducia, con atti formali e senza tante sfumature. Se, invece, dovrò abbandonare la casa madre, per la quale ho lavorato con entusiasmo in questi anni, non gratuitamente, perché in più occasioni ci ho messo del mio, ottenendo i ringraziamenti ufficiali del segretario provinciale Matteo Piloni, lo farò nel rispetto dei voti dei cittadini che mi hanno numerosi votato.

Ed infine, per chiudere con una citazione letteraria di rito che contenga un riferimento alla Provincia, ritorno alle mie reminiscenze liceali dantesche: ‘Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!’.

Giovanni Gagliardi, Consigliere Comune di Cremona

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