Giovedì, 19 settembre 2024 - ore 06.44

Grecia Viviamo una pagina di Storia. RAR

Pericle 461 (a.c.) Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

| Scritto da Redazione
Grecia Viviamo una pagina di Storia. RAR

Il mondo intero, distratto dall’atmosfera vacanziera non si accorge nemmeno di vivere una pagina di storia che ha radici antiche e interpreti attuali.

E’ una pagina di Storia che vede il mondo laico incontrarsi con il mondo confessionale, che vede i due mondi dialogare e convenire su una analoga interpretazione  della cronaca che si accinge a diventare Storia.

Da una parte il governo greco che è riuscito a far prevalere la democrazia imponendo alla Grecia e all’intera Europa, un referendum che rappresenta il momento più alto della democrazia.

Riportare il “Discorso agli ateniesi” pronunciato da Pericle nel 461 a.Ch. è un atto dovuto e qui lo ripropongo perché ogni lettore conosca i fondamenti della Democrazia che è nata in Grecia e in Grecia risorge

Discorso agli Ateniesi   (Pericle 461 a.c.)

Qui ad Atene noi facciamo così

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.

Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri,chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.

Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.

Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.

E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore. Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui ad Atene noi facciamo così."

Dall’altra parte c’è Papa Francesco che vola nell’America latina per predicare la solidarietà fra le genti, per condannare gli egoismi, per imporre il primato dell’Uomo, soffocato dal primato del mercato che il mondo opulento vuole sostenere a discapito delle fasce più deboli della popolazione.

Il contenuto degli interventi di Papa Francesco lo riassunse Gesù in quel “Discorso della Montagna”, che rappresenta il manifesto della più grande rivoluzione sociale che il mondo abbia vissuto.

Propongo la lettura delle “Beatitudini”, perché i lettori possano comparare le parole e i contenuti, dove mondo laico e mondo confessionale si incontrano guardando avanti, oltre gli egoismi, oltre le corruzioni, oltre i corrotti che depauperano i più bisognosi.

« Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

Beati gli afflitti, perché saranno consolati.

Beati i miti, perché erediteranno la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.

Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.

Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli »   (Matteo 5,3-12)

In mezzo a questi giganti laici e confessionali, sta una nazione che rappresenta il massimo dell’egoismo e l’antitesi della solidarietà; una nazione che già per due volte dichiarò guerra all’Europa e poi al mondo, finendo sconfitta “manu militari”; ora ha dichiarato la sua terza guerra contro l’Europa, che rischia di dilatarsi, ma non più con l’uso delle armi, ma con l’abuso della finanza. La Merkel, che rappresenta degnamente questa nazione, rimane convinta della superiorità della sua Germania, convinta come lo fu il Kaiser Guglielmo II all’inizio del secolo scorso e Adolf Hitler  nel terzo decennio del secolo scorso. Sarebbe l’esaltazione del pangermanesimo già due volte sconfitto. Con l’attuale terza dichiarazione di guerra.

Lo scontro avviene nelle banche, con il potere del più forte che colpisce la maggioranza delle popolazioni, con misure imposte dal potere che rendono la vita difficile.

La piccola Grecia è, adesso, nella condizione di sconfiggere il gigante alemanno, offrendo le sue sponde, le sue isole, il suo territorio, ad altre potenze in grado di contrastare le arroganze tedesche; sarebbe, finalmente, la terza sconfitta, dopo lo sconfitto Guglielmo II, dopo lo sconfitto Adolf Hitler, la sconfitta Anghela Merkel; ci sarebbe un equilibrio di forze nel Mediterraneo, oggi monopolio dei poteri forti dell’Occidente.

Rosario Amico Roxas 

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