Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 14.31

I lavoratori del ‘Busi’ di Casalmaggiore continuano lo stato di agitazione indetto da Cgil-Cisl-Uil

L’occasione dell’incontro pubblico organizzato dalla lista Il Listone di Casalmaggiore tenutasi la sera del 20 aprile 2017, avrebbe potuto rappresentare per il Presidente ed il CdA della Fondazione Busi un’ opportunità per ripristinare un clima propositivo di confronto caratterizzato da chiarezza e trasparenza.

| Scritto da Redazione
I lavoratori del ‘Busi’ di Casalmaggiore continuano lo stato di agitazione indetto da Cgil-Cisl-Uil

I lavoratori del ‘Busi’ di Casalmaggiore continuano lo stato di agitazione indetto da Cgil-Cisl-Uil

L’occasione dell’incontro pubblico organizzato dalla lista Il Listone di Casalmaggiore tenutasi la sera del 20 aprile 2017, avrebbe potuto rappresentare per il Presidente ed il CdA della Fondazione Busi un’ opportunità per ripristinare un clima propositivo  di confronto caratterizzato da chiarezza e trasparenza.

Con rammarico, ancora una volta, abbiamo assistito alla prosopopea di un Presidente che,  anziché assumere la responsabilità delle proprie scelte, dandone conto alla platea, ha preferito trasformare il proprio discorso in un attacco alle OO.SS. titolari del tavolo di trattativa.

La premessa pone le condizioni per affrontare la questione  con  sincerità di contenuti.

E la questione è “il valore del lavoro”.

Nel nostro paese, si continua a deprezzare il lavoro.

 Le giustificazioni sono strumentali e vanno respinte: la professionalità va retribuita perché conviene prima di tutto all'impresa, pubblica e privata che sia.

Principio che professionisti privilegiati, come il Presidente della Fondazione Busi, conoscono bene perché appartengono a quella generazione che ha potuto godere di tale riconoscimento.

Quindi chiediamo: il Consiglio di Amministrazione in quali politiche del personale crede?

Ma soprattutto pensa che il lavoro sociale non meriti la giusta retribuzione?

Non esiste il problema del contratto pubblico non adatto alla Fondazione; il fatto é che si pensa che il contratto ideale debba pagare di meno i Lavoratori!

Questa Amministrazione prima di pensare di abbassare i salari quali significative strategie ha messo in atto?

Da quali politiche del lavoro é ispirato?

Durante il tentativo di conciliazione in sede Prefettizia, abbiamo chiesto al Presidente:

-di congelare la delibera con cui avevano disposto l’applicazione del contratto Uneba ai neo assunti;

-di presentare il Bilancio consuntivo 2016 e preventivo 2017;

-di analizzare i centri di costo;

-di produrre l’elenco aggiornato dei fornitori;

-di conoscere il piano industriale.

Presupposti indispensabili per tentare di riprendere il confronto e sospendere lo stato di agitazione.

CI  E’ STATO RISPOSTO: NO!!!!

Ipotizzando futuri problemi economici,  hanno scelto la strada più semplice: prendere i soldi dalle tasche dei lavoratori, i neo assunti, che spesso sono giovani e donne!!

Nel goffo tentativo di spiegare come intendono caratterizzare Fondazione, parlano di investire importanti risorse economiche in adeguamenti strutturali utili a creare posti letto per SUB ACUTI – HOSPICE – CURE INTERMEDIE. Di fronte a tali affermazioni del Presidente ci chiediamo se questi Amministratori conoscono la Legge Regionale 23 “Evoluzione del Sistema Socio Sanitario Lombardo” che sposta l’assistenza dai luoghi di cura al domicilio.

Sanno che nel territorio Cremonese i posti letto su queste unità d’offerta sono gia’ ora in eccedenza?

In considerazione degli indirizzi Regionali contenuti, per esempio, nel Piano Cronicità, sono certi che ATS riconosca al Busi questa possibilità  contrattualizzando nuovi posti letto?

 Li abbiamo sentiti parlare di Residenzialità Leggera, ciò non comporterebbe l’assegnazione di nuovi posti letto ma la trasformazione di posti oggi occupati da utenti parzialmente autonomi.

Sono consapevoli che questa trasformazione determinerebbe un aumento del carico di lavoro del Personale Sanitario –Assistenziale come dimostra lo studio promosso dall’Associazione delle Residenze Socio Assistenziali Cremonesi (ARSAC) di cui fanno parte?

Il suddetto studio ha inoltre stabilito che un adeguato standard assistenziale richiederebbe un minutaggio di oltre 1400 minuti la settimana per utente e Loro si sono vantati di darne “circa 1000”.

Con queste  premesse Noi chiediamo:

ma Sono consapevoli della loro responsabilità?

Sono all’ altezza del ruolo che sono stati chiamati a svolgere?

Se sono realmente preoccupati per la sorte economica di Fondazione, perché in coerenza non rinunciano al Loro gettone di presenza che costa ben più di 12.000 euro annui (i soldi che toglieranno dallo stipendio dei 4 lavoratori a cui applicheranno UNEBA)?

Inoltre osserviamo che il presidente di Uneba Cremonese é membro di un CdA che applica Sanità Privata. Tiene il piede in due scarpe oppure c’é sempre la volontà di colonizzare il territorio cremonese?

Cosa promette Uneba?

Bassi costi del lavoro a scapito dei lavoratori e della loro professionalità?

Perché invece non tentano minimamente di mettere in atto politiche gestionali innovative e strutturarsi per aprirsi realmente al territorio,  proponendo i nuovi modelli assistenziali territoriali e non semplicemente spostando Ospiti residenti da un piano all’altro della struttura e dipingendo tutto ciò come la panacea risolutiva di tutti i mali del Busi.

comunicato di fonte sindacale Cgil-Cisl-Uil 

 

 

 

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