In Italia siamo in 60milioni non in 55. E’necessario riprendere lo studio della geografia | Sergio Mantovani
L’errore nel comunicato dell’Istat consiste nel fatto che si scrive: «Il calo è interamente attribuibile alla popolazione italiana, che scende al 31dicembre2018 a55 milioni104milaunità», là dove per «popolazione italiana» si intende, appunto erroneamente, quella di origine italiana, una distinzione dettata dalla necessità di analizzare separatamente il diverso andamento della componente di origine straniera (che con i suoi 5,2 milioni di residenti porta il totale ai«consueti»60milioni abbondanti).
Egregio direttore, la sera del 3luglio, ascoltando un Tg Rai, sono trasecolato. Leggendo una notiziala giornalista ha affermato che da tempo eravamo abituati a pensare che la popolazione italiana ammontasse a circa 60milioni mentre, secondo gli ultimi dati Istat, siamo scesia55 milioni.
Notizia shock, non c’è che dire. Soprattutto se fosse stata vera. Non era necessario, però, essere dei cultori della demografia per capire che il dato non poteva essere che il frutto di un errore marchiano: considerati congiuntamente il saldo naturale e quello migratorio, nel corso di un singolo anno la popolazione italiana oscilla al massimo di qualche centinaio di migliaia di unità, non di svariati milioni!
Non solo. Per ritrovare una popolazione di 55 milioni di abitanti bisognerebbe fare un salto indietro al1977.Il dato vistosamente sbagliato, che ha condotto a uno strafalcione, tanto più se si considera che eravamo su una rete Rai, deriva certamente da un’errata interpretazione di un comunicato stampa dell’Istat, ripreso in modo erroneo anche dalle agenzie di stampa.
Ancor più eclatante è però notare il fatto che sono in molti a essere incappati nel medesimo grossolano errore.
Un veloce controllo nel web ne dà immediata contezza: da RaiNews, secondo la quale «La popolazione italiana è scesa al31 dicembre 2018 a 55milioni 104 mila»; al Corriere che lancia un titolo roboante ,«Istat, gli italiani sono55 milioni: è crollo demografico(la prima volta in 90anni)»; al Sole 24 Ore, al Fatto Quotidiano, «Declino demografico, gli italiani sono 55milioni, in calo dopo 90anni» e altre testate nazionali.
Da notare che in alcuni casi si accompagna un altro errore, ovvero quello di sottolineare il “crollo demografico» come fosse una novità, salvo poi magari evidenziare, attingendo pari pari dal comunicato stampa, che la popolazione italiana diminuisce in realtà dal 2015 (la notizia sensazionale era quindi tale, caso mai, quattro anni fa): non è affatto pertanto, quello attuale, «il primocalodopo90 anni».
Tanto basta (e avanza) per far comprendere come a parecchi giornalisti, persino a quelli (in teoria)di più alto livello, non sia forse ben chiaro il concetto di popolazione, che è composta da tutti gli individui residenti nel Paese, siano essi italiani anche dal punto di vista etnico, oppure di origine straniera.
Ecco allora che una imprecisione nel comunicato stampa dell’Istat non ha trovato un adeguato filtro ed è passata quindi un’informazione che sta allo stesso livello delle fake news.
L’errore nel comunicato dell’Istat consiste nel fatto che si scrive: «Il calo è interamente attribuibile alla popolazione italiana, che scende al 31dicembre2018 a55 milioni104milaunità», là dove per «popolazione italiana» si intende, appunto erroneamente, quella di origine italiana, una distinzione dettata dalla necessità di analizzare separatamente il diverso andamento della componente di origine straniera (che con i suoi 5,2 milioni di residenti porta il totale ai«consueti»60milioni abbondanti).
Un errore terminologico che per la verità non ci saremmo aspettati dall’ufficio stampa dell’Istat, anche se il significato in quel contesto avrebbe dovuto risultare chiaro.
Tutto ciò mi è servito, una volta di più, per una riflessione sull’importanza di quella straordinaria-ma tuttora negletta-disciplina che è la geografia. Già, la geografia, che si occupa anche dello studio della popolazione in ogni suo aspetto (demografico, culturale, eccetera) e la cui conoscenza mette al riparo anche da simili svarioni.
Mi è subito venuto alla mente il titolo di un simpatico volume di recente pubblicazione, tanto curioso quanto azzeccato :Mucche allo stato ebraico. Svarionidiun Paese a scarsa cultura geografica. Molto scarsa, direi: ne abbiamo avuto l’ennesima riprova. Un motivo in più per plaudire all’intento -nell’auspicio che non rimanga tale – del ministro dell’Istruzione Bussetti di potenziare lo studio della geografia nelle scuole (basti pensare che la futura classe dirigente che si forma nei licei si accomiata dalla scuola con qualche ora di Storia e Geografia - insieme - solo in prima e in seconda), dopo che qualche suo predecessore assai poco avveduto aveva relegato la materia in un pertugio dei programmi scolastici.
Sergio Mantovani Docente di geografia, Cremona