Venerdì, 19 aprile 2024 - ore 17.00

In ricordo di ‘Marena’ el ‘marengon’ de la Costa Sant’Abram di Beppe Franzosi

Qualcuno si chiederà il perché di questo ricordo, non lo so neanche io, so solo che Bottazzi Marino, in arte Marena, se lo meritiva. Riposa in pace.

| Scritto da Redazione
In ricordo di ‘Marena’  el ‘marengon’  de la Costa Sant’Abram di Beppe Franzosi

In ricordo di ‘Marena’  el ‘marengon’  de la Costa Sant’Abram di Beppe Franzosi

Egregio direttore, erano i primi anni ’70, quanto assiduo frequentatore della Festa dell’Unità provinciale alle Colonie Padane, mi imbattei per la prima volta in questo strano personaggio con capelli lunghi e barba folta che aveva l’incarico di raccogliere i bicchieri, allora di vetro, e portarli al lavaggio e che tornavano regolarmente vuoti, perché ci pensava lui a ‘pulirli’.

Erano gli anni dei grandi concerti, Bennato, Napoli Centrale, eccetera. Finché una sera salì sul palco Donatella Rettore, che ad un certo punto del suo concerto alzò gli occhi, si interruppe e chiese: «Ma tu cosa ci fai sull'albero»? La risposta fu immediata: «Per veder mei». Risata generale e prosecuzione del concerto. Tutto questo preambolo per ricordare Marino Bottazzi (cognome importante) per tutti ‘Marena’, che pochi anni dopo approdò a Costa S. Abramo. Marena è stato uno degli ultimi ‘lustrer’, poi falegname; dalle sue sapienti mani sono usciti tavolini, carriole, cantonali e mobili piùo meno strani, perché a lui piaceva fare solo quello, era un ‘marengon’ sui generis, di quella genia di artigiani artisti che lavoravano su improvvisazione, al quale non dovevi chiedere: «Quanto tempo ci vuole?», ma più terrenamente: «Quando avrai voglia?». Figlio di quella stirpe artigiana che dagli anni ’50 in avanti aveva eletto a propria bottega le numerose osterie di Cremona, Marena per forza del destino trasferitosi a fine anni ’70 a Costa S. Abramo, aveva eletto a suo ufficio il Bar Sport, nel quale trascorreva lunghe ore pomeridiane a ricevere clienti, fare preventivi, eccetera. Di lavorare si parlava solo al mattino perché «Le là matìna che uta el dè», sentenziava alla fine delle sue numerose filippiche che spaziando dalla politica alla vita quotidiana, infarcite di modi di dire, che per noi che gli volevamo bene sono diventati famigliari, tipo: «Facia lustra», «Ghe mancava en millimetro», «El truc»,«Vot dimel a me», «La lunga linea grigia», «Che schena» (riferito a qualche bella signora...).

Marena ha attraversato, coi suoi modi di dire, 30 anni di Costa S. Abramo, modi di dire che noi che lo abbiamo conosciuto abbiamo adottato nel linguaggio di Costa S. Abramo. Marena non aveva la patente, girava sempre in bicicletta, ma era proprietario di un furgone: «Bisogna iserattrezat, se sa mai!». Furgoncino che veniva guidato solo esclusivamente da «Me cusin Bardel, qel de la Mille Miglia». Conosceva tutti e tutti conoscevano Marena, figlio di quella città minore,mache con la sua saggezza e stravaganza dava del filo da torcere alla città, diciamo nobile.

 Qualcuno si chiederà il perché di questo ricordo, non lo so neanche io, so solo che Bottazzi Marino, in arte Marena, se lo meritiva. Riposa in pace.

Beppe Franzosi (Costa Sant’Abramo

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