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Italia il triste record europeo 'Cittadini mai connessi ad Internet'

Nel nostro Paese il 28% non ha mai avuto accesso alla Rete, contro la media Ue del 16%. Chi si collega preferisce giochi, musica e video, rispetto a news, shopping e home banking

| Scritto da Redazione
Italia il triste record europeo 'Cittadini mai connessi ad Internet'

Il futuro lontano non lo possiamo vedere. Ma quello più vicino sì, e sappiamo che nellaData Economy, di qui a pochi anni, si diffonderano definitivamente l’Internet delle cose, l’Internet del corpo, e le connessioni machine to machine. Persino le auto si guideranno da sole, comunicando tra loro.

Per ricevere ed elaborare questa mole stratosferica di dati, avremo connessioni 5G, unità di calcolo e servizi cloud sempre più potenti.

Ma ecco il punto: noi italiani, siamo impreparati.

Lo ha ribadito il presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato,Angelo Marcello Cardani, nella relazione annuale al Parlamento.

“Meno della metà di coloro che accedono a Internet regolarmente – ha detto – possiede competenze digitali di base”.

Rovesciando la frase, rispettandone il senso, ha voluto intendere che più della metà di quelli che si collegano alla Rete non sanno utilizzare con dimestichezza le tecnologie dell’informazione per il lavoro, il tempo libero e la comunicazione.

L’Agcom è impietosa nei confronti delle performance dell’Italia, sul fronte digitale, giudicate “poco soddisfacenti”, e determinate da “un minor livello di specializzazione e cultura” e dall’invecchiamento della popolazione.

Gli effetti di questa arretratezza culturale si evidenziano in alcune cifre: l’Italia, rispetto alla media Ue, ha una percentuale quasi doppia di coloro che non hanno mai utilizzato Internet: 28% contro il 16%.

Questo dato si traduce in una minore propensione all’uso della Rete, da parte degli italiani, rispetto ai cittadini europei. Alcuni esempi: solo il 39% degli italiani usa Internet per fare shopping, contro il 65% degli europei; il 43% degli italiani gestisce un conto corrente attraverso home banking, contro una media Ue del 68%; il 19% degli italiani usa servizi di video on demand, e il 57% legge news online, contro una media Ue, rispettivamente, del 41% e del 68%.

Persino nell’uso dei social network arranchiamo: sono diffusi tra il 58% degli italiani contro il 63% dei cittadini degli altri Paesi europei.

Però in qualche attività online primeggiamo: la musica, il video e i giochi. Qui ci battono in pochi: abbiamo una media d’uso del 52% contro il 49%. In qualcosa eccelliamo ma, visto in cosa, non è una buona notizia

I dati diffusi dall’Agcom non sorprendono. Il nostro paese, nel 2016, è al 25mo posto del Digital Economy and Society Index (Desi). Graduatoria dei Paesi Ue, stilata sulla base di cinque indicatori: sviluppo dell’infrastruttura a banda larga, capitale umano, uso di internet, integrazione delle tecnologie digitali, e servizi pubblici digitali.

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The Digital Economy & Society Index (DESI) 2016

Ad aggravare ulteriormente la situazione dell’Italia, ammonisce il Garante, potrebbe essere il referendum che ha sancito l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea.

La Brexit significherà anche la frattura nel progetto del Digital Single Market, il mercato digitale unico dell’Ue: una costruzione che, negli obiettivi del legislatore comunitario, dovrebbe avere un valore stimato di 415 miliardi di euro l’anno, creando centinaia di migliaia di posti di lavoro.

L’uscita della Gran Bretagna potrebbe causare una nuova frammentazione dei mercati digitali: un fattore che viene indicato dalla Commissione Europea come il primo degli ostacoli che minano l’Agenda Digitale Europea. Quest’ultima, una delle sette anime della strategia Europa 2020.

Da dove ripartire, dunque? Dalla formazione. Attività nella quale l’Italia deve essere in prima fila, perchè è tra i Paesi con il maggiore gap da recuperare. La priorità è favorire l’alfabetizzazione dell’ambiente digitale nei gruppi della popolazione con minori competenze, e riqualificare l’offerta didattica della scuola.

Qui si gioca un’altra partita, quella dell’occupazione. Nei prossimi anni vi sarà un bisogno sempre più crescente di figure professionali nel settore delle telecomunicazioni. Al punto che la Commissione Europea ha già proposto di inserire l’alfabetizzazione e le competenze digitali fra le priorità del Fondo sociale europeo, il programma che mira a fornire nuove competenze ai cittadini europei, aiutandoli a trovare posti di lavoro migliori.

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