Lunedì, 06 maggio 2024 - ore 05.27

L’ECO Oui, je suis Coppetti

Ok, abbiamo fatto il verso al cantante armeno naturalizzato francese Aznavour, che ha voluto griffare l’inizio della nuova tournée in Italia con un bel “Oui, je suis Aznavur”. A 93 anni! Crederà mica di stupire noi, che nei tre giorni scorsi abbiamo festeggiato le 104 primavere del decano degli artisti cremonesi (che come lui ha praticato la città della Senna).

| Scritto da Redazione
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L’ECO  Oui, je suis Coppetti 

Ok, abbiamo fatto il verso al cantante armeno naturalizzato francese Aznavour, che ha voluto griffare l’inizio della nuova tournée in Italia con un bel “Oui, je suis Aznavur”. A 93 anni! Crederà mica di stupire noi, che nei tre giorni scorsi abbiamo festeggiato le 104 primavere del decano degli artisti cremonesi (che come lui ha praticato la città della Senna).

Pagato dazio alla spiegazione di un incipit che voleva essere intrigante, diciamo subito anche che non si è trattato di una ricorrenza celebrata secondo i canoni tradizionali. Un po’ per la straordinarietà di un’asticella esistenziale, che di anno in anno si sposta più in su; con la conseguenza di collocare il protagonista in una dimensione di eccezionale singolarità, foriera, senza essere irriguardosi, di auspici emulativi. Se non proprio oltre il secolo, si sarebbe disposti a patteggiare qualcosa di meno. A condizione di arrivarci nelle condizioni del “Maestro”. Il, nonostante il portato di qualche comprensibile acciacchetto e di qualche recente dispiacere, si presenta tel quel era  mezzo secolo fa. Non solo come lucidità, ma anche con sorprendete prontezza a coniugare il passato all’attualità.

Un altro po’ perché un profilo esistenziale così scolpito (termine quanto mai congruo, visto che oltretutto si tratta di uno scultore) nella determinazione delle scelte e nella saldezza dei comportamenti.

Si poteva celebrare una siffatta ricorrenza in una dimensione di intimità? Mah…Ne dubitiamo molto.

Vero è che dalle 100 primavere in poi, il compleanno di Coppetti è diventato un evento comunitario.

Questo del 2017 più di ogni altro precedente.

Finendo (siamo certi del compiacimento del festeggiato) per porre sotto il riflettore, oltre che un’eccezionalità che suscita affettuosa partecipazione, anche il “vissuto” di rilevanza comunitaria di un’esistenza; che, coi tempi che corrono, è utile, per i moniti e gli insegnamenti conseguenti, non perdere di vista.

Mettendo a prova le doti di tenuta di un carnet impegnativo anche per fibre più prestanti, i festeggiamenti sono stati, come vedremo, tali; ma sono diventati anche occasione di rivisitazione di una esemplare testimonianza civile.

Si è cominciato, venerdì 10, con la rubrica “Ore 12” dell’emittente Cremona 1.

Interamente occupata da un’intervista, condotta all’insegna della lievità ma anche della documentazione (come sempre dovrebbe essere); con cui è stato rivisitato il senso complessivo del contributo professionale, artistico e politico di Coppetti. A conclusione il bravo conduttore, Giovanni Palisto, ha riservato al protagonista della giornata la gradita sorpresa di un omaggio grigio-rosso (inclusivo del bacio della conduttrice Eleonora Busi)

Poco più tardi, all’interno del TG delle 13,30, il direttore dell’emittente Mario Silla ha riservato al protagonista della giornata un cammeo imperniato sulle riflessioni su una lunga e reciproca consuetudine.

La giornata successiva al compleanno, Sabato 11 è stata, diciamo così, un’occasione di riflessione su una pagina di storia cittadina, la cui rivisitazione si è avvalsa di Coppetti, in veste di testimone e di protagonista. Nella sala dei Quadri del Municipio è stato, infatti, presentato il volume a stampa della ricerca/tesi di laurea del giovane storico e critico dell’arte Marco Filippa. Dedicata (significativo il titolo “Vicende artistiche e politica culturale a Cremona durante il fascismo: l’esempio etico ed artistico di Mario Coppetti”) ad un segmento fin qui (ad eccezione della recente ed apprezzata ricerca di Rodolfo Bona sul Premio Cremona) poco esplorato ed approfondito. Ma al libro, alla sua recensione ed all’interessantissimo approfondimento ad opera dei discussants (oltre all’autore, Fabrizio Loffi, il Sindaco Galimberti, il prof. Bona, il prof. Corada) dedicheremo, come doveroso, un servizio particolareggiato.

E veniamo così alla giornata conclusiva dei festeggiamenti. Domenica 12, come è ormai diventata tradizione per i sodalizi in cui Coppetti continua il suo apprezzato impegno, è stata une matinée all’insegna di un intrattenimento, apprezzabile da una platea più vasta, ma sempre di elevato livello artistico.

Per iniziativa della Società Filodrammatica Cremonese e dell’Associazione Emilio Zanoni il compleanno ha virato sulla sponda dei ricordi e delle attestazioni di stima e di affetto.

Anfitrione della conviviale, svoltasi nel Salone del Circolo di Piazza Filodrammatici, è stato, come sempre il presidenze del sodalizio Giorgio Mantovani. Dopo il saluto della presidente dell’associazione Zanoni, Clara Rossini che ha ricordato il forte legame tra Mario Coppetti ed il proprio padre Gino Rossini (primo Sindaco eletto dopo la Liberazione) è intervenuta, in rappresentanza del Sindaco Galimberti, la Presidente del Consiglio Comunale Simona Pasquali, che si è rivolta al protagonista della giornata, felicitandosi e, soprattutto, ringraziandolo per essere nei rapporti con Cremona un riferimento di etica, di coerenza e di generosità.

Il medesimo spunto è stato ribadito negli interventi degli altri rappresentanti delle istituzioni che non hanno voluto mancare all’appuntamento.

Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Luciano Pizzetti, ha esortato Coppetti a percepire le diffuse manifestazioni di stima e di affetto come un implicito aiuto a superare i recenti dolorosi momenti famigliari. Pizzetti ha anche ricordato la generosa testimonianza dell’antifascista e socialista Coppetti in rapporto a delicati passaggi della politica recente.

Sullo stesso tono si è mantenuto anche il Presidente della Provincia Davide Viola, che, riferendo un aneddoto della propria giovinezza, ha ricordato il rapporto tra lo scultore cremonese autore di un’opera collocata nel cimitero del proprio paese ed il padre, all’epoca sindaco di quel Comune.

Numerose sono state le attestazioni che non possiamo approfondire, ma che citiamo per sommi capi. Sono intervenuti il parroco di Sant’Ilario/Sant’Agata, Don Felice(che ha manifestato gratitudine per la gioia di un continuo arricchimento ed approfondimento), la presidente dell’Associazione ex Allievi del Liceo Scientifico (in cui Coppetti ha insegnato a lungo), il dott. Attilio Calza, amico di famiglia ed artefice di una provvidenziale dedizione medica (che, a detta del diretto interessato, l’ha tratto da un recente e pertinace guaio di salute).

Sotto tale profilo, va anche aggiunto che, in termini beneauguranti, il presidente del Filo Giorgio Mantovani ha consegnato il libro (con dedica dell’autore), edito nelle settimane scorse, del Professor Silvio Garattini intitolato “Lunga vita – quello che devi sapere su salute, vaccini, dieta e farmaci”. Senza essere irriguardosi verso il celebre scienziato, ci pare di poter registrare che, al di là dell’apprezzamento per il dono, siffatti consigli e prescrizioni sono state largamente anticipate sul campo pratico da chi ha, per il momento, raggiunto e superato le 104 primavere.

Il quale, al termine degli interventi di saluto, ha ringraziato tutti con un timbro in cui, come al solito, saldezza di ancoraggi ideali e di  comportamenti esistenziali si integrano con un indole ispirata dal senso del rispetto, della tolleranza, dell’amicizia e della solidarietà. Valori che risulteranno ancor più espliciti, quando nei prossimi giorni approfondiremo la sua testimonianza in rapporto agli scenari oggetto della ricerca presentata a Palazzo Comunale.

Completiamo la cronaca della giornata conclusiva dei festeggiamenti con un ampio richiamo alla performance artistica del programma. Per la quale la Società Filodrammatica ha offerto i pezzi pregiati di un’instancabile attività artistica e di formazione, svolta sempre a livelli qualitativi elevati, quando non di eccellenza.

Alla struttura associativa affacciante alla piccola (e, purtroppo, negletta da chi invece dovrebbe agire in senso diametralmente opposto) piazza fa capo, oltre alla sala teatrale impegnata oltre che nelle proiezioni cinematografiche e nella produzione artistica, un complesso di attività di formazione e di specializzazione. Che, come nel caso del perfezionamento del canto lirico diretto dal mezzo-soprano Nadjia Petrenko, sta forgiando dei veri giovani talenti destinati a promettenti carriere. 

"Inoltre, sono basate le iniziative della scuola di recitazione L. Carini, diretta dal regista Beppe Arena, la Scuola di mandolino diretta da Camilla Finardi, la Scuola di Violino col maestro Luca Fanfoni.

Il quale, dopo l’introduzione del m° Roberto Codazzi, noto critico teatrale del quotidiano La Provincia e direttore artistico della rassegna Aquedotte, ha dispensato una apprezzata performance (Verdi/Toscanini A solo dai Lombardi alla prima crociata – Versione di Arturo Toscanini del 1887; Pietro Antonio Locatelli Capriccio il labirinto armonico; Niccolò Paganini “Nel cor più non mi sento” – Variazione per violino solo).

La mezzosoprano ucraina, adottata da Cremona, Nadjia Petrenko, accompagnata al piano dallo stesso m° Codazzi, ha deliziato il pubblico con “Io te vurria vasà” e con “Habanera” dalla Carmen di Bizet.

Spazio ed apprezzamento hanno avuto anche le giovani testimonianze artistiche di Camilla Finardi, virtuosa del mandolino e di Jennifer Rastelli, allieva del corso di recitazione.

Saremmo ingenerosi e reticenti se non riservassimo una citazione particolare al contributo di Agostino Melega, noto esperto di dialettologia cremonese e divulgatore delle tradizioni culturali del territorio.

Ricorderemo qui, anche che Melega ha il merito (nell’impresa insieme con Giorgio Mantovani Mino Boiocchi, Matteo Sessa), di essere stato l’intervistatore/interlocutore nel 2011 del lungometraggio “una lunga testimonianza scolpita nel secolo breve”.

Senza riferirsi esplicitamente a quella feconda esperienza, Melega ha rivelato: “Ogni volta che vado a trovare Coppetti torno a casa arricchito sul piano storico, culturale, artistico e dialettologico. Coppetti dice sucialista e Urmeneda. Che rivelano, ove ve ne fosse ulteriormente bisogno, il suo profondo attaccamento alla cultura ed alla tradizione popolare cremonese.” Ha finito, dando  lettura di alcune righe scritte da Colli Lanzi.

Per concludere, consideriamo che la formula del tributo a Coppetti si è rivelata, in quanto ha amalgamato espressioni di stima ed affetto, riflessioni sugli idealismi e  sulle coerenti testimonianza, approfondimenti storici, e performances artistiche, quanto meno azzeccata.

Che dire di più? Arrivederci a tra un anno!"

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